Come ogni anno, il Quartiere sotto Natale si vestiva a festa, o almeno ci provava: lucine da quattro soldi arrotolate sui balconi si accendevano e si spegnevano, e ogni tanto se ne fulminava qualcuna; l'albero di Natale veniva fatto nelle portineria di ciascuna palazzina e tutte le volte c'erano delle dispute su chi lo faceva meglio - non si accorgevano di essere tremendamente ridicoli, e nessuno glielo faceva notare.
Nella piazza davanti la chiesa, Don Fernando e Celeste con i bambini dell'oratorio si occupavano del presepe, in cui accanto alla Sacra Famiglia, ai Magi, agli angeli e al resto dei personaggi, comparivano bambole, supereroi, peluche e macchinine: era opera dei piccoli che non avevano il concetto di ricostruzione storica, ma il parroco e la perpetua li lasciavano fare, perché quell'esercito di outsider in miniatura sparso per Betlemme faceva tenerezza.
E sono sicura che vedere Big Jim a riposare coi pastori, Barbie Sposa ad attingere acqua al pozzo con le massaie e qualche orsacchiotto a riscaldare il Bambinello insieme all'asino e al bue avrebbe sciolto il cuore anche ai più puritani.***
Era il 23 dicembre quando mi ritrovai con Anna in cortile a parlare di cui che avremmo fatto una volta conseguita la licenza media.
《Perché non facciamo Ragioneria?》mi propose.
《Come mai proprio Ragioneria?》le chiesi.
《Beh, perché ti dà uno sbocco sicuro. Ci impariamo a tenere la contabilità, ci facciamo assumere come segretarie da qualche parte, poi magari troviamo qualcuno che ci sposa》rispose lei, con i suoi programmi di vita già formulati. Io dei miei non ne avevo idea, ma su una cosa ero sicura: non desideravo un principe azzurro che mi mantenesse; con mia sorella come esempio e stimolo, avevo deciso che ce l'avrei fatta da sola.
《Non penso che verrò con te, non sono i conti la mia vocazione》le dissi.
《E allora qual è?》domandò.
《Stavo pensando di andare al liceo, come Laura e Antonio》risposi.
《Al classico?》mi chiese sgranando gli occhi.
《Esatto》replicai.
《Tu sei fuori! Sei proprio fuori...》fece lei, mentre rientravamo.***
In quel momento incontrammo Laura e Sara che provenivano dalla parte opposta alla nostra.
《Anche voi stavate rientrando?》chiese mia sorella.
《Già, stavamo parlando di cosa faremo dopo le medie》rispose Anna.
《Noi invece stavamo facendo tutt'altro discorso...》ribattè sorridendo Sara.
《Quale?》domandai.
《Quest'anno i miei lasciano casa libera a me e mia sorella Livia, perciò abbiamo deciso di organizzare una festa a Capodanno a cui invitare tutti i nostri amici! Voi ci sarete, immagino...》fece la Di Stefano.
《Mia madre non mi lascia nemmeno respirare senza Enrico e Manuel a sorvegliarmi, quindi sicuramente noi Baschetti ci saremo》rispose Anna.
《Noi ne dobbiamo parlare a papà, vero?》dissi rivolgendomi a Laura.
《Sarà dura ma lo convinceremo》mi rassicurò lei.
《Pensavo di invitare anche Italo》aggiunse Sara.
《Per carità, no!》sbuffò mia sorella.
《Perché no?》intervenne Anna.
《Dimenticate che quest'estate sono volati i coltelli?》fece loro Laura.
《Sì, ma è soltanto una festa...》cercai di rassicurarla.
《E poi sarebbe un'occasione per rivalutarlo...》sottolineò la Di Stefano.
《Ancora? A me non piace, se vuoi te lo regalo!》rimbeccò mia sorella.
《Magari!》sospirò Sara sognante.
《Ma tu non stai con Giovanni?》le ricordai, riferendomi al figlio maggiore del ferramenta Santini.
《Mi ci sono messa per farlo contento, mica sono convinta...》rispose annoiata la migliore amica di Laura.
《E poi chi lo sa, anno nuovo vita nuova... E amore nuovo!》esclamò Anna.
Nel frattempo eravamo riuscite a trovare il nostro portone: ci avevamo disegnato una riga bianca per riconoscerlo.
《Mi raccomando, ditelo anche ad Antonio e Claudio!》ricordò Sara mentre ci congedavamo.
《Ok, tanto oggi li vediamo e glielo diciamo!》concluse mia sorella.***
Poche ore più tardi Laura e io eravamo nella camera di lei in compagnia di Antonio e Claudio: stavamo studiando e avevamo detto loro della festa a casa di Sara.
《Nostra madre troverà da baccaiare》fece il maggiore dei Leonardi.
《Però sarebbe divertente》sottolineò il minore.
《Penso proprio che dovremmo andarci preparati a questa festa!》intervenne all'improvviso mia sorella.
《In che senso?》chiesi.
《È un veglione di Capodanno, giusto? Si ballerà sicuramente. Voi sapete ballare?》domandò lei a noi tutti.
Scuotemmo la testa, in segno di dissenso.
《Perfetto, vi insegno io!》esclamò.
《Sei una ballerina professionista e noi non lo sappiamo?》chiese Claudio.
《Ho letto di recente un libro sulla danza, parla di tutti i generi. A casa di Sara si tratterà soprattutto di balli di coppia》spiegò Laura.
《Ah perfetto, ti avviso che sono un tronco!》rispose Antonio.
《Lo so da dodici anni che sei un tronco, per questo vieni che ti insegno i passi base di un lento...》fece lei accendendo lo stereo e mettendo una musicassetta di "Come saprei" della cantante emergente Giorgia, e successivamente tendendo la mano ad Antonio, che si alzò e si lasciò guidare da Laura. Claudio e io ammutolimmo.
Non appena cominciarono a ballare l'atmosfera nella stanza cambiò: era come se ci fossero solo loro due, come se i loro corpi emanassero un fluido sconosciuto, invitante e pericoloso al tempo stesso.
I seni di lei erano turgidi sotto il maglione; il respiro di lui era corto; i loro visi erano sempre più vicini.
《Mica ci stanno solo i lenti, però》fece all'improvviso Laura, scanzandosi e rompendo l'incanto.
《No, immagino anche balli scatenati》concordò Antonio imbarazzato.
《Tipo?》chiese Claudio.
《Tipo i Nirvana》rispose mia sorella, cambiando musicassetta, mentre nell'aria si diffondevano le note di "Smells like teen spirit".***
La sera del 31 dicembre ci presentammo a casa Di Stefano alle otto in punto.
《Ragazze! Ma che piacere!》ci accolse Sara, che per l'occasione indossava un grazioso vestito verde oliva.
《Hai visto? Nostro padre ci ha "sdoganate"!》la salutò Laura, che invece vestiva di azzurro polvere.
《Dai, venite, che siete tra i primi!》ci raggiunse Livia, che aveva due anni meno di Sara ed era in classe con me e Anna.
Antonio e Claudio erano già in salotto, insieme a Giovanni e Francesco, e ad Enrico, Manuel e Anna.
Mia sorella fece un gran sorriso al secondogenito dei Baschetti, che ricambiò.
《Però, stai benissimo stasera!》esclamò quest'ultimo.
《E ho anche imparato un sacco di balli!》gli disse lei.
Io invece mi avvicinai a Enrico.
《Ti trovo bene...》esordì, dando un'occhiata al mio abito viola.
《Anche io!》sorrisi io.
《Anna mi ha detto che vuoi fare il classico, come tua sorella》fece lui.
《Già, magari ti avrà anche detto che sono tutta matta...》replicai.
《Invece penso che tu sia coraggiosa... Forse sarai l'unica della tua classe a scegliere questo indirizzo》si complimentò.
Con quei suoi occhi verdi, i capelli tirati un po' su col gel e il vestito della festa era veramente bellissimo, talmente bello che temevo di non essere alla sua altezza.
Nel frattempo arrivarono anche altri nostri amici. Arrivò anche Italo, con la sua solita aria spavalda; portava un giubbotto di pelle che non avrebbe potuto permettersi nessuno, nel Quartiere, se non fosse che tutti sapevamo perché il suo portafoglio era sempre pieno: era da un po' di tempo che non spacciava più solo erba, ma anche hashish, cocaina, eroina, ecstasy e psicofarmaci.
Chicano aveva detto a lui, Manuel e Francesco che il mercato era in espansione, ma dei tre il giovane Bianchi era quello con più fegato non solo per maneggiare mercanzia più pregiata, ma anche per trattare con gente più potente e danarosa.
Puntò immediatamente Laura senza quasi cagarsi le padrone di casa.
Lei non si nascose, anzi, si mise bene in vista. Tutti i presenti trattennero il fiato.
《Italo! Ma come? Frequenti i ricchi e ancora ti fai vedere con noi plebei?》lo sfidò.
《Beh, mica mi dimentico da dove vengo》ribattè divertito lui.
《Hai fatto incipriare molta gente?》continuò mia sorella, riferendosi ai figli di papà che tiravano la cocaina che il ragazzo vendeva loro.
《Sapessi quanta, ora mi stanno anche ringraziando. Ho saputo che hai riempito la pista》replicò Bianchi.
《Me la cavo...》fece Laura.
《Caviamocela insieme, allora》decise Italo trascinandola al centro della pista.
Ci aspettavamo tutti che lei gli tirasse un ceffone, ma lei inaspettatamente accettò, e si scatenarono sulle note di "Wannabe" delle Spice Girls.***
Verso le undici arrivarono anche Chicano e Luisa ad accendere la festa con tutto ciò che avevano trovato in casa, e tra canne e alcolici arrivammo ubriachi e fatti al countdown.
《Ragazzi, quest'anno abbiamo portato certi botti che se li ricorderanno fino al 1997!》esclamò Manuel.
《Dai che ci siamo! Dieci, nove, otto...》continuò Italo aprendo la porta di casa.
《Sette, sei, cinque, quattro...》gli venimmo dietro noi.
《Tre, due, uno...》concludemmo, ormai tutti in cortile.
《Buon 1996!》esclamammo tutti insieme, mentre Italo stappava la bottiglia e riempiva i bicchieri di plastica che Sara e Livia ci stavano distribuendo.
Manuel, Francesco e Chicano cominciarono a maneggiare i fuochi d'artificio, facendolo esplodere dove capitava. A un certo punto ne ficcarono uno nella bottiglia di spumante e lo lanciarono in un cassonetto, che esplose lanciando per aria tutti i rifiuti che aveva all'interno.
Avevamo fatto talmente casino che dalle zone vicine qualcuno chiamò la polizia: il suono delle sirene ci mise in allerta.
《E adesso gli sbirri che cazzo vogliono?》sbottò Italo.
《Ora ci penso io...》fece Manuel avanzando verso un poliziotto, che stava venendo nella nostra direzione con una faccia che non prometteva nulla di buono.
《Ragazzi, si può sapere che cosa avete combinato?》ci apostrofò.
Ma Manuel, per nulla intimorito, tirò fuori una pistola e gliela puntò in faccia.
《Tu adesso ti levi dai coglioni, sbirro, o altrimenti i botti li faccio fare io al tuo cervello, ok?》gridò con una scintilla di follia negli occhi che fece paura a tutti, ma non a Laura.
《Me ne vado, me ne vado...》si schermì il poliziotto, andando via coi suoi colleghi - nessuna volante della polizia entrava mai volentieri nel Quartiere.
Non seppi cosa scattò quella sera in mia sorella, ma sono convinta che ai suoi occhi quel ragazzo fosse cambiato: per la prima volta aveva preso una sua iniziativa senza rendere conto a nessuno.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...