Contrariamente ai dubbi miei e di Laura, nostro padre ne fu davvero entusiasta.
I muffin "sbagliati" piacevano, la gente faceva la fila al bar per assaggiare quelle prelibatezze a cui nessuno aveva mai pensato prima.
I soldi cominciarono a circolare in casa come non era mai successo in precedenza: nostro padre ci ricopriva di regali, perfino la mamma nascondeva i lividi sotto gioielli, foulard e cappotti eleganti.
Non sembrava nemmeno più la famiglia a cui ero abituata, ma quel cambiamento mi piaceva e speravo che non finisse troppo presto.
L'unica a non farsi incantare da tale nuova atmosfera era proprio mia sorella: aveva passato tutta la sua vita a elemosinare un po' di stima da nostro padre, ricevendo in cambio solo botte e secchiate d'insulti; adesso invece era diventato gentile, disponibile, addirittura affettuoso.
Temeva di essere diventata una gallina dalle uova d'oro da sfruttare fino allo sfinimento, e sospettava che quello spazio di libertà e indipendenza che si era ritagliata fosse in realtà un cappio al collo con cui si sarebbe strozzata da sola.***
Eppure continuò le sue sperimentazioni in cucina: muovendosi a partire dalla ricetta napoletana delle melanzane al cioccolato, una ricetta di nostra zia Carmela, sorella della mamma, al posto di quello fondente mise quello bianco.
Come sempre a me toccava il compito di assaggiare, e come sempre trovai tutto buonissimo; anche a nostro padre piacquero, e le espose in vetrina al bar, accanto ai muffin ai frutti di bosco e fontina.
Tra lo studio e le ricette non aveva molto tempo per Antonio, tanto da non accorgersi che aveva cominciato a frequentare Livia, la sorella di Sara.
Da quando, alla festa del Santo Patrono, Laura aveva fatto sesso con Manuel, lui aveva deciso che non voleva essere da meno: bisognava solo trovare la ragazza giusta, che avesse voglia quanto lui; Livia Di Stefano era una quattordicenne in fiore che frequentava lo stesso istituto di Anna - erano in classe insieme - e s'era fatta la maggior parte dei ragazzi del Quartiere e di quelli della sua scuola, ma proprio per questo non avrebbe avuto problemi a soddisfare l'esigenza di Antonio; infatti gli rispose che l'avrebbe fatto volentieri con lui, era un bel ragazzo che non aveva niente da invidiare ai più aitanti Italo, Enrico o Manuel.***
Ma Livia era anche, e soprattutto, un'amica, e non avrebbe mai avuto il coraggio di andare a letto con Antonio senza prima ottenere la "benedizione" di Laura.
A sedici anni e tre mesi, il giovane Leonardi era bello, e tutte le ragazze del Quartiere avevano chiesto a mia sorella se almeno una volta avesse fatto un pensiero su di lui.
Lei rispondeva divertita che no, non aveva mai pensato ad Antonio come ad un potenziale fidanzato, si conoscevano dal primo anno dell'asilo e sarebbe stato strano per entrambi.
E infatti la divertì anche l'aria con cui Livia s'era presentata a chiederle il permesso di fare l'amore con il ragazzo.
《Come mai tutto questo terrore del mio giudizio?》le chiese.
《Beh, Antonio è il tuo migliore amico, praticamente siete fratello e sorella, magari ti dispiace di condividere il tempo insieme a lui con un'altra ragazza. E poi Manuel è ancora in carcere, magari pareva brutto farti questo...》rispose la Di Stefano.
《Ma dai, che cazzata! Mica rosico perché Antonio può scopare e io no! E poi adesso sono anche molto impegnata con le ricette...》fece mia sorella.
《Già, dopo quei muffin hai svoltato! Magari tu e Manuel ci fate un business tutto vostro e potrete andare a vivere al centro o all'estero, come i ricchi...》commentò sognante la sua interlocutrice.
《Vallo a dire a mio padre...》ribattè l'una.
《Sono sicura che ti appoggerà... Ma riguardo Antonio, allora? Posso?》insistette l'altra.
《Dateci dentro, voi che potete!》la tranquillizzò l'altra.
Era dai tempi di Irene Lanciani che non vedeva Antonio con una ragazza. Ma fortunatamente Livia era un'amica, e lei ci avrebbe fatto l'abitudine.***
《Allora, come è stato?》domandò Laura ad Antonio qualche giorno dopo. Non ci fu bisogno di troppe spiegazioni, il ragazzo aveva capito.
《Non male. Livia non mi ha fatto pesare il fatto di essere vergine. È stata molto comprensiva》rispose infatti.
"Lo so, è troppo poco intelligente per concepire qualsiasi forma di cattiveria" avrebbe voluto dirgli lei. 《Livia è sempre molto comprensiva. Sua sorella Sara è più impaziente》commentò invece.
《Sara aspetta solo di andare a letto con Italo, lo sanno tutti, anche se lui è sempre corso appresso a te》replicò lui.
《Se lo prendesse, a me non importa. Spero solo che quel bastardo non la faccia soffrire troppo, Sara crede ancora nel principe azzurro》ribattè l'una. 《Cambiando discorso, l'hai finito il libro?》chiese poi.
《Certo, sono venuto a portartelo》fece l'altro porgendogli "Lo specchio cieco" di Joseph Roth.
《Così quando ho tempo me lo leggo!》commentò la prima rimirandolo e sfogliandolo.
《E quando? Dove lo trovi il tempo, se hai sempre qualcos'altro da fare, tra la scuola e le tue ricette?》osservò il secondo.
《Lo sai che il tempo lo trovo》sottolineò mia sorella col tono di chi stava rispondendo ad una domanda retorica.
E infatti ogni sera, prima di dormire, leggeva un capitolo. Finì il libro il giorno in cui Manuel uscì dal carcere; gli raccontò delle ricette, del benessere crescente che avrebbero garantito, di Antonio e Livia.
Lui suggerì di organizzare un'uscita a quattro, e le chiese se aveva in mente altre ricette dopo i muffin e le melanzane al cioccolato bianco.
Lei rispose che ci stava lavorando, ma che sicuramente la sua nuova creazione avrebbe stupito tutti, come le precedenti.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...