Mi trovavo bene, con Enrico.
Per quanto fossi innamorata di lui praticamente da sempre, non avrei mai immaginato che potessimo realmente funzionare: avevamo interessi molto diversi.
E invece fu una vera sorpresa: la favola che a lungo avevo sognato passando davanti alla sua porta, mentre facevo le scale per tornare a casa, si stava rivelando possibile e praticabile.
I miei erano stati abbastanza soddisfatti, soprattutto mio padre, perché del suo stipendio di impiegato al concessionario Enrico ne stava mettendo un po' da parte per aprire, un giorno, un'attività tutta sua, e avrebbe potuto sposarmi e farmi fare una vita agiata.
Dopo che mia sorella aveva rifiutato la corte di Italo, i nostri genitori riponevano in me tutte le loro aspettative; avevano già calcolato tutto, senza chiedere la mia opinione: ma se un anno prima non aveva contato quella di Laura, la mia era presa in considerazione ancora meno.
E poi comunque, in quegli ultimi mesi del 1996, non ero come lei, non avevo grandi aspirazioni: l'idea, dopo il diploma, di passare il resto della mia vita nel Quartiere, accanto ad Enrico, tutto sommato non mi sembrava malvagia.***
Poi, un pomeriggio di novembre, la nostra serenità fu sconvolta dell'arresto di Manuel: era stato sgamato dalla polizia a spacciare nei pressi del centro, era scappato e l'avevano inseguito fin dentro casa, da dove l'avevano prelevato con la forza e trascinato via in manette, tra le lacrime di Iolanda, la rabbia di Enrico e lo sgomento di Anna e Matteo.
《Manuel!》aveva gridato Laura, correndo dietro alla volante, dove il ragazzo batteva le mani ammanettate contro il vetro posteriore.
Mia sorella inciampò sull'asfalto, come Anna Magnani in "Roma città aperta".
《Manuel!》strillò ancora, ma la macchina era già lontana.
Un gruppo di persone si affollò intorno a lei, tra cui Antonio e io.
《Laura, ti prego, calmati!》cercai di contenerla.
《Non mi calmo neanche per il cazzo, l'hanno portato via!》esclamò lei rabbiosa e disperata.
《L'hanno beccato a spacciare...》fece Antonio.
《Ce l'ha mandato quello stronzo di Chicano, lo so... Dov'è quel figlio di puttana? Dov'è, che neanche ha avuto il coraggio di affacciarsi a vedere che stava succedendo?》continuò mia sorella, diretta all'appartamento dello spacciatore.
Antonio la osservò sconsolato mentre si allontanava; non disse nulla, ma io sapevo benissimo a cosa stava pensando: gli era rivenuta in mente la domanda della Cristaldi sui Prolet di "1984".
In quel momento la risposta ce l'aveva davanti, i Prolet eravamo noi: era quel nostro scannarci a vicenda, quel fare a gara a chi si arricchiva prima e più illegalmente, quelle cantine buie dove si bucavano i tossici, quelle esistenze sempre più degradate.
Laura aveva sempre lottato per essere diversa, eppure adesso sembrava venire risucchiata dall'imbuto del Quartiere con tutte le scarpe.***
《Chicano, apri la porta!》gridò mia sorella bussando violentemente alla porta di quest'ultimo.
Nessuno, però, rispose.
Allora cominciò a prendere l'uscio a calci.
《Apri 'sta cazzo di porta, pezzo di merda!》si scaldò.
《Ma ti dai una calmata?! Che vuoi?》emerse Chicano, con la solita aria da pesce lesso.
《L'hai mandato tu al centro a spacciare! E l'hanno arrestato!》gli urlò contro lei.
《Io? Ma di che? Lavora per me, ma lo sai come sono fatti quelli come lui, Italo e Francesco: per guadagnare di più decidono di accettare consegne a clienti sempre più ricchi, io mica posso fermarli...》si difese lui.
Laura capì che da Chicano non avrebbe cavato un ragno dal buco: era un deficiente, un cretino, un delinquente di mezza tacca, tossico da quando lei ne aveva memoria e vivo per chissà quale miracoloso allineamento di pianeti.
A malapena era cosciente di ciò che gli accadeva intorno, non poteva avere colpa dell'arresto di Manuel.
C'era invece qualcun altro che aveva interesse a liberarsi del Baschetti, e quel qualcun altro era Italo.***
Lo trovò a bighellonare nel cortile.
《Tu, lurido bastardo maledetto!》esordì, avvicinandosi a lui come una furia.
《Piano con i complimenti, che sennò poi mi faccio i film!》la prese in giro Italo.
《Tu lo sapevi che Manuel aveva una consegna al centro, ne sono sicura!》fece mia sorella.
《E allora? Ha deciso di allargare la piazza anche lui, che c'è di strano?》replicò tranquillo il Bianchi.
《Che c'è di strano? L'hanno arrestato poco fa, tu l'hai visto sicuramente!》continuò l'una.
《Sì, l'ho visto. Che mi vuoi dire con questo?》la sfidò l'altro.
《L'hai fatto sgamare tu, spacciate insieme e lo hai introdotto tu ai clienti che contano!》s'infuriò ancora la prima.
《Hai pensato che ha cominciato a vendere la roba ai figli di papà perché s'è messo con te?》rispose il secondo con un'altra domanda.
《Che cazzo dici?》ribattè lei.
《Voi femmine volete fare le signore, vi si deve accontentare con regali sempre più costosi, lo sapete benissimo quanto ci mettiamo a repentaglio e con che soldi sporchi ve li compriamo, ma vi prendete tutto senza farvi domande. Prova a negarlo!》rimbeccò lui.
Laura piangeva, era arrabbiata ma anche ferita perché in parte le illazioni di Italo erano vere: i ciondoli, i bracciali e gli orecchini che le aveva regalato Manuel erano costati a quest'ultimo giornate intere di spaccio seriale nelle zone più chic della città, e per quanto disprezzasse il modo in cui il suo fidanzato si manteneva, non si comportava in maniera diversa dalle altre ragazze del Quartiere, fidanzate con giovani che si muovevano in ambienti illegali.
《Ma i soldi bisogna saperli fare, te l'avevo detto. E i fessi come Manuel non ne sono capaci, ci provano ma poi alla fine si fanno beccare. Hai sbagliato a metterti con lui e non con me...》infierì il giovane spacciatore.
Quel giorno mia sorella non ebbe la certezza assoluta che fosse stato Italo a far arrestare Manuel, ma ebbe la conferma di un altro fatto: Italo non aveva mai smesso di farle la guerra per essere stato rifiutato.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...