Sono sempre stata un'insicura, con una personalità non ben definita.
In quei primi mesi della terza media non avevo ancora le idee chiare su ciò che avrei fatto dopo, questo perché ero sempre stata all'ombra di mia sorella: delle due era lei quella più bella, forte, intelligente e corteggiata dai ragazzi, lei la prima a farci formulare un'idea di futuro diverso.
Laura era fermamente convinta che un'altra vita fosse possibile, al di fuori del Quartiere; noi tutti ascoltavamo questi suoi discorsi fin dall'infanzia, e ci sembravano assurdi: in città ci schifavano tutti, ci guardavano male, ci cacciavano via, controllavano le borse e i portafogli appena ci vedevano arrivare.
Un'altra vita fuori dal Quartiere? Era forse matta, Laura, con le sue considerazioni?***
La verità è che mia sorella era una matta lucida, che si buttava a capofitto nelle situazioni ma sapeva benissimo perché lo stesse facendo, e lo dimostrò ancora una volta quei primi di dicembre del 1995, con uno degli eventi più significativi di quel suo secondo anno alle superiori: l'occupazione.
Era cominciato tutto a metà novembre, quando si ruppero i riscaldamenti qualche giorno dopo che erano stati accesi.
Era stata dunque indetta un'assemblea d'istituto in cui Guglielmo Fontana aveva detto che i riscaldamenti rotti erano solo la punta dell'iceberg, che la scuola era in condizioni pietose, tra i muri che cadevano a pezzi e i bagni intasati ad ogni piano.
Successivamente aveva detto che entro dicembre avrebbero dovuto scegliere tra l'autogestione e l'occupazione.
《Secondo voi si autogestisce o si occupa?》chiese un giorno di fine novembre Clara, durante l'intervallo.
Tutte le "ancelle" erano riunite intorno a Laura, anche Irene, che era stata riammessa nel gruppo nonostante lo scandalo che l'aveva travolta insieme ad Ernesto.
《Secondo me si occupa》rispose mia sorella.
《E come mai ne sei così sicura?》domandò Fulvia.
《Guardatevi intorno: ci stiamo ghiacciando dal freddo, per pisciare dobbiamo farci tre piani di scale e l'altro ieri mentre facevamo la versione di latino m'è caduto in testa un pezzo d'intonaco grande come una casa. Odio doverlo ammettere, ma Guglielmo ha ragione, bisogna decidersi, perché dicembre è arrivato》argomentò Laura.***
Era un freddissimo sabato mattina di inizio dicembre, quando Guglielmo e la sua cricca decisero di mettere ai voti la scelta tra autogestione e occupazione.
Tutte le classi si radunarono in cortile, ogni studente oculatamente imbacuccato per non andare in ipotermia: vennero distribuiti dei foglietti dove ciascuno doveva scrivere a caratteri cubitali una delle due opzioni possibili.
Perfino il preside, gli insegnanti e gli addetti al personale ATA avevano partecipato.
Aspettarono il verdetto per tre ore; fu davvero bellissimo: tutti lì insieme, il primo anno si confondeva con l'ultimo, le differenze parevano svanite, le opposizioni annullate per un unico scopo comune.
Alla fine vinse l'occupazione, e gli organizzatori decisero di farla durare una settimana, dal 6 al 12 dicembre.
Sette giorni in cui Laura e Antonio avrebbero potuto sfruttare al massimo le loro doti.
《Dicono che ci saranno dei corsi indetti dai nostri compagni di scuola》le riferì lui.
《Corsi di cosa?》domandò lei.
《Cinema, musica, utilizzo di Photoshop, storia della cultura hippie e degli anni di piombo, lavorazione del Das, del Pongo e del Fimo, e tanto altro...》rispose l'uno.
《Che figata, il Fimo! Nessuno nel Quartiere sa cos'è. T'immagini se torniamo a casa con una composizione in Fimo tra le mani? Tutti penserebbero che magari è materiale alieno...》commentò divertita l'altra.
《Possiamo anche creare un corso tutto nostro, che ne dici?》propose il primo.
《Sì come no, e di che cosa, Antonio? Di come si chiude la punta di un drum per farci una canna?》lo prese in giro la seconda.
《E dai, dicevo sul serio... Potremmo parlare di libri...》fece il giovane Leonardi.
《È un'idea... Prima però dovremmo far digerire alle nostre famiglie il fatto che abbiamo occupato la scuola》gli ricordò mia sorella.
E con gente come Rinaldo Martini e Rosa Leonardi c'era davvero da farsi il segno della croce.***
Ovviamente le loro versioni furono concordi, ossia che andare alle superiori era stato deleterio per i loro figli, che aveva messo loro i grilli in testa e che invece alla loro età avrebbero dovuto imparare un mestiere e rendersi indipendenti, come aveva fatto la maggior parte dei ragazzi del Quartiere dopo la licenza media.
Quando Laura e Antonio comunicarono anche l'intenzione di dormire a scuola con i sacchi a pelo, si scatenarono delle liti furibonde nelle rispettive case, ma alla fine la spuntarono i ragazzi.
《Se volete andare alla deriva, fatelo. Magari vi serve di lezione》avevano decretato gli adulti.
《Avete proprio deciso di trasferirvi a scuola...》commentò Sara quando mia sorella gliene parlò.
《Mica ci trasferiamo, in fondo si tratta solo di una settimana...》rispose Laura.
《Dovresti pensare all'amore, secondo me》fece la Di Stefano.
《Intendi cedere a quel buzurro di Italo?》replicò mia sorella, che sapeva dove volesse andare a parare l'amica.
《Tu non hai idea della fortuna che ti è capitata, Laura... Insomma, Italo è il ragazzo più figo e di carattere del Quartiere! Cos'ha che non va, ai tuoi occhi?》insistette l'una.
《Il suo atteggiamento. Detesto che si comporti come "l'uomo che non deve chiedere mai". Chi cazzo si crede di essere?》replicò l'altra.
《Uno che si farà strada nella vita. Sicuramente più di Manuel》ribattè la prima.
《Mi pare di stare a sentire mio padre. Ma a me Italo non piace, mettetevelo bene in testa!》concluse la seconda.***
Non tardò a raccontare dell'occupazione anche a Manuel, sottolineando il fatto che avrebbe dormito a scuola: quello di mia sorella era un chiaro segnale del suo desiderio di fare sesso con il giovane Baschetti; era necessario che quest'ultimo cogliesse tale segnale.
E così ogni notte dell'occupazione, mentre tutti dormivano - anche Antonio - aspettò di sentire il rombo della moto truccata di Manuel.
Ma il ragazzo non si presentò mai: probabilmente non aveva la maturità per prendere una simile iniziativa.***
L'ultima notte, verso le cinque, furono svegliati da un grido.
《Cornetti per tutti!》esclamarono alcuni, tornati dal bar di fronte alla scuola. Il profumo dei cornetti caldi si sentiva a distanza.
Tutti si svegliarono, cercando di prenderli al gusto che preferivano: ce n'erano alla cioccolata, alla marmellata e alla crema.
Intanto altri volenterosi prepararono macchinette di caffè per accompagnare quella scorpacciata mattutina, dopodiché si precipitarono tutti fuori a vedere l'alba.
《È straordinario, ragazzi!》esclamò Guglielmo, indicando il sole che cominciava a levarsi dall'orizzonte.
《Qualcuno ha una macchinetta fotografica?》chiese Alessandro.
《Io!》gridò Fulvia, immortalando il paesaggio con la sua Kodak.
Quando tutto finì un dispiacere generale aleggiò per l'istituto, misto a un senso di soddisfazione per quella settimana di occupazione.
《È stato incredibile!》esclamò Antonio il lunedì in cui ripresero le lezioni normali.
《Già... T'immagini quelli del primo anno, che emozione cominciare il liceo con un'esperienza simile? Noi in quarta ginnasio una cosa così ce la potevamo solo sognare...》rispose Laura.
I muri furono aggiustati, i bagni sturati e i termosifoni tornarono caldi. Sotto Natale andava tutto bene. I ragazzi erano pronti a godersi le feste.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...