Capitolo 10

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Si stava avvicinando giugno: presto Laura, Antonio e tutti quelli del loro anno avrebbero affrontato l'esame di quinta elementare per essere ammessi alle scuole medie.
Mia sorella era entusiasta: avrebbe studiato il latino e una seconda lingua straniera, che nella nostra scuola era il tedesco; disse ad Antonio che sarebbero dovuti andare in biblioteca a leggere qualcosa in proposito per non arrivare impreparati.
《I libri della biblioteca però parlano ancora della Germania con il Muro. Credo che andranno bene solo fino ad un certo punto》riflettè.
《E come facciamo a sapere le cose nuove sulla Germania?》chiese Antonio.
《Si possono leggere i giornali dei grandi e guardare i telegiornali》rispose lei.
《E per il latino invece?》domandò lui.
《Per quello possiamo vedere i libri sull'Antica Roma, e magari andare al centro》propose l'una.
《Da soli?》fece l'altro.
A parte le volte in cui le maestre organizzavano le gite, o quando d'estate andavamo a trovare i nostri parenti al Sud, non avevamo praticamente occasione per uscire dal Quartiere senza gli adulti.
《Da soli》decretò la prima.
《E quando ci andiamo?》volle sapere il secondo.
《Domani pomeriggio, dopo i compiti. Prenderemo l'autobus. Ai nostri genitori diremo che andiamo in gita. Vedrai che ci cascheranno》lo rassicurò mia sorella.

                                  ***

Ancora oggi non ho idea di come riuscirono a convincere gli adulti, ma fatto sta che l'indomani pomeriggio Laura e Antonio erano sull'autobus diretto verso il centro di Roma.
Scesero davanti ai Fori Imperiali e subito ne furono attratti.
《Questi li hanno costruiti durante l'impero. All'epoca i Romani avevano conquistato tutto il mondo conosciuto. Secondo te cosa penserebbero oggi se vedessero il Quartiere?》commento lei.
Lui rimase un po' spiazzato. Per quanto la conoscesse da sette anni, ancora rimaneva disorientato quando la sentiva fare queste riflessioni così acute e profonde per una bambina della sua età.
《Non credo che ne sarebbero molto contenti》ammise, pensandoci un po' su.

                                  ***

Il Colosseo li fece rimanere senza fiato: ci erano passati davanti qualche volta e lo avevano visto sui libri di scuola, non avevano mai avuto il tempo necessario per osservarlo con attenzione.
《E dire che non si chiama nemmeno Colosseo》commentò Laura.
《Già, si chiama Anfiteatro Flavio, ma nei suoi pressi c'era la statua di Nerone che era un colosso. Ma forse è stato un bene questo cambiamento del nome》concordò Antonio.
《Perche non entriamo?》propose lei.
《Senza il biglietto?》fece lui sbigottito.
《Siamo bambini, nessuno farà caso a noi se ci camuffiamo》sorrise maliziosamente l'una, indicando un gruppo di turisti.
《Va bene...》la appoggiò l'altro.
La loro fortuna fu veramente sfacciata, nessuno si accorse che erano entrati senza pagare il biglietto.
Tutto li affascinò del Colosseo: i vari livelli, le aperture, le sculture, le persone ammirate che scattavano milioni di foto.
Quel pomeriggio sembrò loro che un'altra vita fosse davvero possibile, fuori dal Quartiere.
Tornarono a casa sorridendo, sicuri che nessuno si fosse accorto della loro piccola fuga.

                                 ***

Ma avevano fatto i conti senza l'oste, anzi, senza il barista e l'edicolante: i nostri genitori avevano incontrato la maestra Anita, la quale aveva detto loro che non c'era alcuna gita quel giorno.
《Come cazzo ti è saltato in mente di fare una minchiata simile?》sbraitò la signora Rosa, tirando un ceffone ad Antonio. Il signor Ottavio e Claudio guardarono la scena in silenzio.
《Laura e io non abbiamo fatto nulla di male, volevamo solo andare a vedere i reperti degli Antichi Romani...》si difese il bambino.
《Ma sentilo... Tutti questi libri ti hanno fatto venire i grilli in testa! Non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui andrai a lavorare...》continuò sua madre.
《Rosa...》intervenne Ottavio.
《Tu sta' zitto, che questi ragazzi non li hai mai saputi educare! Sempre lì con quella tua aria da fesso, perché è quello che sei!》gli rinfacciò lei.
Ma qualcosa all'improvviso attirò l'attenzione di tutti e quattro. Erano dei tonfi e delle urla, venivano dalle scale. Si precipitarono tutti e quattro a vedere cosa fosse successo.

                                 ***

A urlare era nostro padre: non appena Laura era rientrata, lui aveva cominciato ad aggredirla verbalmente e a malmenarla, prima con le mani, poi si era sfilato la cinta dai pantaloni e aveva cominciato a colpirla violentemente.
Mia sorella aveva aperto la porta di casa tentando di scappare, ma nostro padre l'aveva inseguita e aveva continuato a prenderla a cinghiate sul pianerottolo, in modo che tutti potessero vedere, nonostante la mamma e io lo pregassimo di smetterla.
《Disgraziata! Sei una disgraziata, la rovina della famiglia!》gridava fuori di sé colpendola con rabbia.
I colpi della cinta le avevano strappato la maglietta, il sangue scorreva sulla schiena e sulle braccia di mia sorella, ma lei, nonostante soffrisse, non aveva alcuna paura di tutto quel dolore, anzi, aveva ancora il coraggio di sfidare nostro padre.
《Non abbiamo fatto niente! Niente!》ribatteva coraggiosamente. Lacrime di rabbia le scorrevano sulle guance.
Nel frattempo gli altri condomini erano accorsi sul posto.
《Niente? Lo chiami niente? Siete scappati di casa, tu e quell'altro!》continuò a gridare lui.
《Rinaldo, ti prego, fermati!》cercò di intervenire nostra madre, che stava ferma insieme a me sulla porta di casa.
Ma nostro padre non la ascoltò.
《Non mi fermo neanche per il cazzo, lo devono sapere tutti che questa qui è un'indemoniata... Gli Antichi Romani! Se fosse per me le donne neanche le farei studiare...》insistette, picchiando mia sorella ancora più violentemente.
Ci vollero quattro persone per fermarlo; riuscì a calmarlo solo Rosa, dicendogli che tutta quella voglia di scuola che avevano i loro figli sarebbe passata col tempo.
Laura rimase sola in mezzo al pianerottolo; il sangue scendeva copioso dalle ferite inferte dalle cinghiate.
Antonio si avvicinò a lei; mia sorella levò gli occhi verso di lui.
《Questo posto schifoso ci vuole succhiare via la voglia di vivere, ma non ci riuscirà nessuno, Antonio. Noi siamo più forti di loro, perché siamo intelligenti. A noi non ci ferma nessuno》decretò.
Nessuna delle nostre famiglie tornò più sull'argomento.
A giugno Laura e Antonio fecero l'esame di quinta elementare, che conseguirono col massimo dei voti.
A settembre, poi, cominciarono le medie, pensando che sarebbe stato un mondo nuovo.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora