Capitolo 49

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Il giorno in cui uscì il romanzo avrei voluto scomparire nel nulla: temevo la reazione di Laura, e in fondo al mio cuore speravo che non lo avrebbe riconosciuto; in fondo avevo stravolto completamente l'opera, ambientandola in un Grand Hotel a Sorrento all'inizio del Novecento, cambiando il titolo da "L'amore nascosto" a "Omicidio sul Golfo".
Probabilmente nel Quartiere mi avrebbero fatto i complimenti, o magari avrebbero sostenuto che la mia era solo una perdita di tempo, ma non mi sarebbe importato; quella mattina, mentre mi preparavo ad affrontare il mondo, pregavo che mia sorella non ricollegasse il mio successo letterario alla sua antica creazione.

                                  ***

《Complimenti!》
《Sei stata bravissima!》
《Abbiamo un genio della scrittura!》
《Farai i soldi a palate!》
Tra esclamazioni e applausi feci il mio ingresso nel bar di famiglia, dove i miei avevano organizzato un piccolo rinfresco insieme ad alcuni amici. C'erano anche Dario, Antonio e Giulia, che mi abbracciarono.
《Hai scritto veramente una storia meravigliosa, amore!》fece Dario, baciandomi.
Cercai Laura con lo sguardo ma non la trovai. La sua assenza mi tolse ogni dubbio: sapeva tutto, per questo non si era presentata.
《Il giallo è un genere così interessante! Ne scriverai altri, vero?》domandò Giulia.
Non seppi cosa rispondere, visto che il romanzo non era nemmeno mio.
《Devo ancora trovare l'ispirazione per qualcos'altro, intanto mi godo il successo di questo. Non pensavo nemmeno che qualche editore lo considerasse...》risposi, stupita di quanta spocchia trasudasse dalla mia frase.
《Congratulazioni alla nostra scrittrice!》la voce forte e sicura di Laura tagliò l'aria nel locale, cogliendoci tutti di sorpresa.
《Laura...》ribattei.
《Non avrei mai immaginato di avere una "piccola scrivana fiorentina" sotto il mio stesso tetto da ventun anni! Un vero talento nascosto!》esclamò a voce alta, quasi forzata, sottolineando la parola "nascosto" per farmi capire che sapeva ogni cosa e per ribadirmi, con una parola del titolo originario, che quel romanzo lo aveva scritto lei.
《Le persone non le conosci mai abbastanza, ti stupiscono sempre!》replicai, simulando sicurezza.
《Già, certe volte non le conosci proprio affatto!》mi colpì e affondò. A quella frase tremai. 《Che fate tutti lì impalati? Non mi offrite un bicchiere di champagne per brindare alla mia talentuosissima sorellina?》aggiunse poi, lasciandomi un'occhiata con la quale avrebbe voluto incenerirmi.
Antonio le offrì un bicchiere con aria interrogativa. Laura lo prese senza ringraziarlo, poi lo sollevò guardandomi negli occhi. Non riuscivo a sostenere il suo sguardo.
《A Valeria, e alla sua carriera di scrittrice, che sia lunga e sfolgorante!》esclamò, tracannando successivamente lo champagne in pochi sorsi.
Poi uscì di corsa, ridendo. La seguii.

                                  ***

Le corsi dietro, chiamandola più volte, ma lei non si fermava: non potevo lasciarla andare così, volevo capire se con quella reazione mi stava ringraziando di averle evitato di fare il più grande sbaglio della sua vita, oppure se mi avrebbe accusata di averle sottratto l'unica possibilità di riscatto, sbarrando la porta ad ogni tipo di dialogo e non parlandomi mai più.
《Ti prego, aspetta! Che ti devo inseguire fino al parco della discarica?》le gridai dietro.
《Perché no? Magari ti viene l'ispirazione per il tuo prossimo romanzo, sempre che sia farina del tuo sacco!》replicò, dimostrandomi chiaramente e definitivamente che mi aveva scoperta.
《Come lo hai capito?》chiesi allora.
《Perché si riesce a leggere benissimo "L'amore nascosto" tra le righe del tuo best seller! E poi "Omicidio sul Golfo"... Un titolo più banale non potrebbe esserci!》ribattè.
《È la mia occasione di andarmene da qui, la stessa che tu hai buttato nel cesso!》risposi piccata.
《E allora vattene, vai a fare la bella vita col tuo fidanzato ricco, questo posto non è adatto per le principessine come te! Quelle tue manine affusolate non saprebbero tenere in mano nemmeno un chiodo!》sbraitò.
Era la seconda persona che mi diceva quanto fossi fuori contesto nel Quartiere, dopo Enrico.
Ed era vero. Non mi sentivo a casa tra le siringhe e i lacci emostatici, non mi identificavo nelle facciate sbeccate dei casermoni e nei vicoli neri dove avvenivano i più efferati omicidi.
Ce l'avevo scritto in faccia che ero altro ormai da anni, non potevo più nasconderlo.
《E ne vado fierissima!》sbottai.
《Ecco brava, vai a scrivere la storia della letteratura, ma lontano da qui!》concluse lei, voltandomi le spalle e lasciandomi in mezzo alla strada come una deficiente.

                                   ***

Rientrò al ferramenta che era una furia, tanto che Anna, appena la vide, sobbalzò.
《Che hai?》le chiese subito.
《Lasciamo perdere, guarda...》rispose mia sorella.
《Comunque sono arrivate delle casse mentre non c'eri》affermò la Baschetti.
《Altre?》domandò Laura, estremamente sospettosa riguardo il contenuto.
《Sì, Francesco ha detto che noi non dobbiamo preoccuparcene, che le dovevo solo mettere in magazzino e che poi se ne occupano Giada e Matteo》rispose la giovane segretaria.
Nelle casse che i Santini riponevano nel retrobottega c'erano grammi e grammi di cocaina purissima che Francesco inviava e che Giada e Matteo spacciavano sia alla clientela del Quartiere sia a quella del centro.
Il ruolo di lei e Giovanni era di copertura: si occupavano della parte legale degli affari di famiglia per distogliere l'attenzione da quella illegale; tutto questo a mia sorella faceva schifo ed era il motivo del suo perenne rodimento di culo, e io, con il mio gesto, le avevo inferto il colpo finale.
Mi odiava, in quel momento. Credo che mi considerasse il motivo del suo viaggio di sola andata verso l'inferno.

                                  ***

Cercando di non pensarci, quel pomeriggio mi chiusi in camera e mi dedicai agli esami che avrei avuto in quella sessione.
Ma nel momento in cui aprii il primo libro, il campanello suonò.
《Ciao, tesoro!》fece la voce di mia madre. Era Laura.
《Vale è in casa? Voglio parlare con lei》rispose con un tono di voce che non ammetteva repliche.
《Te la chiamo subito》ubbidì la mamma, venendomi a bussare.
《Vale?》mi fece da dietro la porta.
《Sì?》chiesi.
《C'è Laura, vuole parlarti》mi disse.
《Ok, arrivo》risposi. Non potevo fuggire, e poi volevo sentire cosa voleva dirmi, perciò uscii dalla stanza e seguii la mamma in salotto.
《Ciao, Laura》la salutai.
《Vale, volevo parlarti》esordì.
《Vi lascio da sole》si defilò nostra madre, sparendo in cucina.
Mia sorella mi abbracciò di slancio.
《Scusa, Vale. Davvero. Mi sono arrabbiata. Forse sono gelosa. Forse lo sono anche di Antonio. Ma una cosa la penso davvero: te ne devi andare da qui, questo posto non fa per te e tu hai ancora la possibilità di andartene...》continuò. L'abbracciai a mia volta.
《C'è qualcosa che ti preoccupa?》volli sapere. Lei mi guardò negli occhi.
《Sono solo molto stanca. Fare la moglie e la donna d'affari in contemporanea è difficile. Mi ci vorrebbe una vacanza...》mentì.
Non ci credevo, ma non avevo intenzione di discutere. Già mi pareva un miracolo quella riconciliazione.



La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora