Andare all'università mi piaceva. Mi dava l'impressione di avere qualcosa di mio, lontano da Laura e dai suoi casini, lontano dal Quartiere e dagli incubi, dai fantasmi e dagli orrori che lo popolavano.
Antonio mi aveva introdotta nella sua cerchia, ed ero riuscita a farmene anche una tutta mia; e per finire c'era Dario, con cui le cose stavano andando per il verso giusto.
Era la vita perfetta che sognavo, ma come tutte le cose perfette era destinata a durare poco: infatti, nonostante tutti i miei buoni propositi di mantenermi indifferente, le vicende di mia sorella tornarono al centro della mia vita, in quegli ultimi giorni del 2001.***
Trovavo impossibile che non le dispiacesse nemmeno un po' di aver mandato a monte il fidanzamento con Davide, specialmente mentre invece a me e Dario, che era il migliore amico di quest'ultimo, andava tutto a meraviglia.
Pensavo fosse una cosa snaturata, disumana perfino per gli standard di mia sorella, e perciò cercavo di spiare sul suo viso il minimo dispiacere: magari stava facendo come quando aveva lasciato Manuel, e non voleva dimostrare la sua sofferenza davanti agli altri.
Impiegai tutte le mie energie in questa operazione, durante quei primi giorni delle vacanze di Natale, almeno fino alla Vigilia.
Una cugina di mio padre ci aveva regalato un quadro ma noi avevamo finito i chiodi: bisognava andare a comprarne una scatola al ferramenta dei Santini e mia sorella si offrì volontaria; io la seguii.
Quando entrammo ci accolse Giovanni, il quale appena ci vide sorrise.
《Ragazze, cosa posso fare per voi?》domandò subito. Con gli anni era diventato davvero un bel ragazzo: mi stupiva il fatto che attualmente non avesse una fidanzata.
《Siamo qui per una scatola di chiodi》sorrise Laura di rimando. Troppo, visto che si trattava semplicemente di una scatola di chiodi.
《Da quanto? Quattro? Otto? Dieci?》fece lui.
《Dieci, va'... "Melius abundare quam deficere...》rispose lei.
《Cavolo, ancora ti ricordi le citazioni in latino? Io le ho completamente rimosse...》replicò il giovane, con un po' di imbarazzo. Era la classica sensazione che provavano tutti davanti a Laura, come se immaginassimo che lei ci coglieva impreparati.
《Beh, cinque anni di classico saranno serviti a qualcosa... Giusto, Vale?》ribattè per alleggerire la tensione, chiamandomi in causa.
《Beh, sicuramente ci siamo ritrovate molte cose...》mi affrettai a rispondere.
《Siete state fortunate, a continuare a studiare. Addirittura dottoresse ci diventate! Forse avrei dovuto fare anch'io qualcosa dopo le medie, ma in famiglia non mi avrebbero certo appoggiato. È sempre stato Francesco quello che si sarebbe fatto strada nella vita, non io...》ricordò il ragazzo. Infatti, nonostante fosse il maggiore, non riusciva a contrastare quel prepotente di suo fratello, che in breve tempo s'era preso il ruolo di boss del Quartiere e stava pure per sposarsi con Anna.
《E che hai tu in meno di Francesco?》lo sfidò maliziosamente mia sorella.
《Sicuramente non potevo permettermi di volare alto rispetto a lui, specialmente da quando papà se n'è andato il ferramenta è nelle mani mie e della mamma...》spiegò Giovanni. Il signor Roberto Santini era morto d'infarto poco dopo l'omicidio di Chicano; il cuore gli aveva giocato un brutto tiro proprio mentre era al lavoro.
Tutti erano dispiaciuti perché il signor Santini era un brav'uomo, proprio come lo era il suo primogenito.
Pagammo e lo salutammo, ma prima di uscire ci fece una domanda a cui in quel momento non diedi troppo peso.
《Ci venite a Capodanno da me?》domandò.
《Perché, quest'anno si fa da te?》rispose Laura con un'altra domanda.
《Già, ho deciso di prendere io l'iniziativa, erano tanti anni che lo desideravo ma Sara e Livia erano sempre arrivate prima...》disse il giovane Santini.
《Perché no? Tanto non ho altri inviti!》sorrise mia sorella.
《Io potrei avere un altro Capodanno, poi ti faccio sapere》feci io invece.
Quando fummo fuori dal negozio le chiesi il perché di quel suo sorriso.
《Come dice il proverbio quando ti rifai subito una vita?》replicò.
《Morto un papa se ne fa un altro?》provai.
《No》fece lei.
《Chiusa una porta si apre un portone?》tentai allora.
《Nemmeno》rispose.
《Chiodo scaccia chiodo?》provai di nuovo.
《Ecco, brava. E noi cosa abbiamo appena comprato?》replicò.
《Chiodi》dissi.
《Appunto!》esclamò.
《Cos'hai in mente?》le chiesi, sospettosa.
《Ancora non lo so, ma ci ha invitate il 31. E si sa, per rimanere in tema di proverbi, "anno nuovo vita nuova"!》ammiccò.
Sorrisi anche io, ma quella storia mi piaceva molto poco.***
Anche ad Antonio sembrò insolito che il Capodanno si facesse da Giovanni, che aveva invitato anche lui e Claudio.
《Perché pensi che sia strano?》gli chiese Laura.
《Beh, i Capodanni si sono sempre fatti dalle Di Stefano, e poi abbiamo cominciato anche a passare gli ultimi fuori dal Quartiere...》osservò lui.
《Che ti devo dire, Antonio... Sarà un Capodanno diverso, più calmo》rispose lei.
《Con Francesco presente? Quello spara le molotov al posto dei botti!》obiettò il giovane.
《Ma dai! Forse fino a qualche tempo fa... Adesso sta pure per sposarsi!》replicò mia sorella.
《Che coraggio, anche Anna... Meno male che noi abbiamo imparato a conoscere un po' di mondo fuori da qui, altrimenti anche per noi le prospettive sarebbero state queste...》ribattè il giovane Leonardi.
《I nostri genitori sperano ancora che sia così, che seguiamo le loro orme...》gli ricordò l'una.
《Ma noi non siamo come i nostri genitori, lo dicesti tu anni fa, ricordi?》fece l'altro, sottolineando la voglia di diversità che aveva sempre permeato l'amica, una voglia che stava pericolosamente diminuendo.
《E non lo saremo. Abbiamo studiato oltre la terza media, e tra due anni riusciremo a laurearci, più diversi di così...》lo rassicurò Laura, ma non c'era tutta questa convinzione nella sua voce.***
Ci presentammo alle otto della sera di San Silvestro a casa Santini: eravamo io, Laura, Antonio e Claudio; Dario invece era andato a passare il Capodanno alla villa di Davide.
C'erano molti dei nostri amici d'infanzia: Sara e Livia, Enrico, Francesco e Anna, Matteo e Giada. Mancavano all'appello Italo e Manuel, ma forse era meglio così. Nessuno aveva voglia di parlare di loro, almeno ufficialmente.
《Salve, ragazzi! Sono contento che siate venuti...》esordì Giovanni, prendendo al braccio Laura e trascinandola al centro della pista per ballare sulle note di "Tre parole" di Valeria Rossi.
Antonio, Claudio e io li guardammo, chiedendoci quali fossero le reali intenzioni di Laura con quel ragazzo.
A mezzanotte andammo tutti sul terrazzo a sparare i fuochi d'artificio; fu una cosa tranquilla; fu tranquillo perfino Francesco.
Alla fine Giovanni ne sparò uno che proiettò la scritta "2002" nel cielo notturno.
Magari significava che sarebbe stato un anno che ci saremmo ricordati.
A ogni Capodanno lo speravamo.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...