Gli anni ottanta volgevano al termine. Io li ricordo poco - avevo sette anni quando finirono - ma nell'immaginario collettivo furono un decennio meraviglioso, fatto di colori, canzoni e cambiamenti, in cui i sogni potevano essere agguantati in volo senza chiedere il permesso e la vita era un perenne tuffo in una piscina piena di champagne.
"Cosa resterà di questi anni ottanta?" cantava Raf nel 1989.
Me lo sono chiesta più volte, e la risposta che mi do è sempre la stessa: una fortuna che non abbiamo saputo tenerci stretta.***
Il 1989 si aprì con il verdetto del processo agli autori della Strage di Piazza Fontana a Milano, avvenuta vent'anni prima: due sospettati, i neofascisti Stefano Delle Chiaie e Massimiliano Fachini, erano stati assolti per non aver commesso il fatto.
Sono nata verso la fine degli anni di piombo, non ho conosciuto la strategia della tensione, eppure la maestra Grazia aveva usato proprio queste due espressioni, quel 20 febbraio.
Chiesi così a mia sorella cosa volessero dire - lei sapeva sempre tutto.
《Tanta violenza》mi rispose.
Il giorno dopo volli capirci meglio, e durante la ricreazione andai alla cattedra.
《Maestra?》esordii.
《Sì, Valeria?》fece lei.
《Le volevo chiedere una cosa》dissi.
《Che cosa, tesoro?》chiese lei sorridendo.
《Ieri ho chiesto a Laura cosa sono gli anni di piombo e la strategia della tensione, e lei mi ha risposto che sono tanta violenza》replicai.
La maestra assunse un'espressione stupita: la mente prodigiosa di Laura non era un mistero a scuola, ma ciò che la colpì era il fatto che mia sorella avesse riassunto dieci anni di storia recente in due semplici, azzeccatissime parole.
《Così ti ha detto?》ribattè.
《Sì, e ora io le volevo chiedere questo, maestra: perché mi ha risposto proprio così?》domandai.
《Valeria, tu lo sai che cos'è la violenza?》mi rispose lei con un'altra domanda.
《Sì, maestra. È quando la gente fa cose brutte》feci.
《Ecco, brava. La violenza è una cosa terribile, che avvicina gli uomini alle bestie》spiegò. 《E sai da cosa nasce?》aggiunse poi.
《No, maestra》ammisi.
《La violenza nasce dall'ignoranza, e quando le persone sono ignoranti non ragionano e fanno cose mostruose. Per questo bisogna studiare: l'istruzione permette di distinguere gli uomini dalle bestie; che poi dargli delle bestie è anche sbagliato, così si offendono gli animali. Segui l'esempio di tua sorella, Valeria. Leggi, acculturati, informati. Non lasciarti rubare il futuro dall'ignoranza》 decretò, guardandomi negli occhi.
Notai che erano lucidi. All'epoca non capii il perché.
Solo con il tempo mi venne in mente che non stava parlando solo degli anni di piombo o della strategia della tensione, ma anche, e soprattutto, del Quartiere.***
Ma l'avvenimento più importante di quell'anno fu la caduta del Muro di Berlino, il 9 novembre.
Venne demolito in mondovisione: gli abitanti della parte ovest della città si accanirono su quella barriera che aveva diviso famiglie e spaccato in due l'anima della Germania, quelli della parte est diedero loro una mano senza farselo ripetere.
Alla luce dei fatti tutti riascoltarono la canzone "Another brick in the Wall" dei Pink Floyd, che scrissero dieci anni prima ingaggiando un coro di tredicenni inglesi.
C'era l'entusiasmo per l'Europa riunificata, ma c'era anche la paura che quel nuovo mondo tanto agognato si rivelasse un abbaglio; e facevamo bene ad avercela: quello lì era davvero un mondo nuovo, un prezioso, fragile cristallo da difendere e coltivare per costruire qualcosa di buono, finalmente.***
Fu talmente un evento di portata storica, nazionale e internazionale, che l'euforia si protrasse anche nel mese successivo.
Ricordo che il Capodanno del 1989 fu particolarmente violento nel Quartiere: quella notte la gente buttò giù dai casermoni, oltre ai cocci benauguranti, frigoriferi, lavatrici, scaldabagni e qualsiasi altra cosa pesante e contundente; non si poteva andare a buttare l'immondizia, o a prendere i fuochi d'artificio in garage, senza il rischio di morire schiacciati da un elettrodomestico in caduta libera.
Le fazioni politiche dei residenti, ormai assopite da diversi anni, si risvegliarono all'improvviso e in maniera peggiore del giorno stesso in cui cadde il Muro di Berlino.
《Adesso mangiatevela, quella vostra Cortina di ferro, comunisti di merda!》gridavano alcuni.
《E voi invece vi vantate di essere dalla parte della ragione, eh, capitalisti del cazzo?》ribattevano altri.
E cominciò una sequenza d'insulti di ogni tipo e rivolti agli ascendenti fino al sesto grado.
Li lasciammo cuocere nel loro brodo, tanto più tardi sarebbe partita un'altra diatriba, il pezzo forte della Notte di San Silvestro: la guerra dei botti.***
Dall'anno della costruzione del Quartiere, a mezzanotte precisa di ogni 31 dicembre, gli abitanti dei casermoni si radunavano sulle rispettive terrazze condominiali e davano vita a dei veri e propri tornei di fuochi d'artificio.
La gente si preparava da settembre: compravano i botti, li riponevano in garage e li prendevano la mattina dell'ultimo dell'anno, sottoponendoli a un accurato "controllo qualità" perché fossero pronti per la gran serata.
Per quanto piacessero a tutti, i botti erano una prerogativa maschile: erano gli uomini a occuparsene, mentre le donne pensavano al menu del Cenone.
Che poi dire menu era riduttivo: si mangiava come sprocedati fino a che i maschi di casa si facevano un segnale all'ora prestabilita - mezzanotte meno un quarto - e correvano su per le scale a piazzare l'arsenale sulle terrazze, seguiti, qualche minuto dopo, dal resto delle famiglie che salivano facendo il conto alla rovescia.
In fine, allo scoccare della mezzanotte, dopo che tutti avevano gridato "Buon anno!" , si dava il via ad una scatenata competizione pirotecnica che nemmeno a Napoli.***
Quella volta, però, tale competizione rischiò di trasformarsi in un conflitto e per poco non ci scappò il morto.
I "quattro rossi" , un gruppo di ex sessantottini e brigatisti che abitavano nel nostro palazzo, avevano ripreso la lite di poche ore prima con gli "american boys" dell'edificio di fronte, di vedute politiche completamente opposte: solo che adesso la contesa si svolgeva sulle terrazze, e i litiganti erano armati di esplosivo.
《Merde! Siete delle merde! Voi e tutta la vostra stirpe!》urlavano gli uni.
《E voi siete il cancro di questo mondo!》replicavano gli altri.
Ad ogni insulto corrispondeva un botto; all'inizio erano moderati, poi divennero sempre più forti e pericolosi.
Il resto dei condomini di entrambi i palazzi si attivò per fermarli, altrimenti qualcuno si sarebbe fatto male sul serio.
Antonio e io eravamo spaventati e cercammo di allontanare dal parapetto anche Laura, ma lei non si mosse di lì.
Fu in quel momento che mia sorella si rese definitivamente conto della vera natura degli abitanti del Quartiere, e giurò a sé stessa che non sarebbe mai finita come loro.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...