Capitolo 43

25 4 0
                                    

Dal primo gennaio del 2002 entrò in vigore l'euro.
Per noi, che eravamo nati e cresciuti col Muro di Berlino e il mondo diviso in due blocchi, e che avevamo visto l'unificazione dell'Europa a tappe - con i terribili strascichi della guerra in Kossovo - la moneta unica era l'ennesima conquista, un altro passo verso un nuovo mondo, libero e migliore, la cui idea era vacillata dopo l'attacco delle Torri Gemelle.
Già in passato era stato fatto un tentativo di moneta unica, l'Ecu, ma era stato abbastanza fallimentare, e tutti coloro che ci avevano fatto sopra investimenti erano rovinati: per fortuna l'Ecu era un concetto troppo raffinato per la gente del Quartiere, che s'era mantenuta fedele alla lira, e almeno questa volta la nostra rozzezza di base ci aveva salvati.
Dedicammo tutto il mese di gennaio a convertire le lire in euro, a districarci tra banconote, monete e centesimi, a fare le prove con i facsimile appositi in circolazione.
Laura e Giovanni passavano la maggior parte del tempo insieme dalla sera di Capodanno, e la nuova moneta li aveva uniti ancora di più.
Questa loro vicinanza venne tenuta sotto controllo da me, da nostro padre e da Antonio: ai due piccioncini bastarono pochi giorni per finire nell'occhio del ciclone.

                                  ***

La tensione che s'era accumulata in famiglia al riguardo esplose un giorno a tavola, all'ora di pranzo.
《Cosa c'è tra te e Giovanni Santini?》chiese nostro padre senza andare per il sottile.
《Perché, hai una pecca da trovare anche a lui? Ti faccio notare che è sano, ricco e senza particolari grilli per la testa, dovresti approvarlo invece di fare storie》rispose Laura.
《L'unica cosa che mi dà fastidio è che ne hai avuti troppi in poco tempo... Prima Manuel, poi Davide, senza contare Antonio che te lo porti appresso dall'asilo e Italo, che hai riempito di false speranze...》replicò lui. Lei si accigliò. Non era un buon segno.
《Ah, ecco dove volevi andare a parare... Rosichi perché non sei riuscito a rifilarmi Italo, ma ti faccio presente che se n'è andato in Sudamerica da tre anni, mentre Giovanni è qui ed ora!》rimbeccò.
《A me non va bene tutto questo viavai di uomini nella tua vita... Nel Quartiere potrebbero cominciare a dire che fai la puttana!》rinfacciò l'uno.
L'altra battè le mani sul tavolo, scattando in piedi. Ciò che aveva sentito era veramente troppo.
《Ma a te quando andrà bene una cosa che faccio, dico una? Prima ero l'indemoniata, ora sono la puttana... Però come diventi uno zucchero, quando ti faccio fare i soldi con le mie ricette!》sbottò.
La mamma e io già prevedevamo l'apocalisse.
《Rinaldo, Laura, per favore...》si mise in mezzo lei.
《Zitta tu, che dovresti sapere quanto me che serpe in seno ci siamo allevati!》l'ammonì nostro padre. 《Ti abbiamo permesso di fare cose che qui se le sognano i maschi, figuriamoci le femmine! Tu e tua sorella a lavorare dovevate andare, dopo la terza media!》aggiunse poi rivolto sia a Laura che a me.
《Mi stai rinfacciando di non avermi fatto essere ignorante come te? Di che hai paura? Che ti mollo con tutto il mio business e i ricavi che genera?》lo sfidò mia sorella.
《Non ci proverai nemmeno》rispose il primo.
《E perché no?》continuò la seconda.
《Perché tu fai quello che dico io!》ordinò l'uno.
《No!》sbottò l'altra, alzandosi da tavola che nemmeno aveva finito di mangiare e sbattendo la porta di casa.
《Laura...》tentai di chiamarla, ma lei era già uscita.
《Lasciala cuocere nel suo brodo. Tra poche ore si sbollenterà. Si sbollenta sempre》concluse nostro padre.

                                  ***

Antonio stava tornando a casa in quel momento, e la trovò rannicchiata sulle scale del pianerottolo.
《Che è successo?》domandò.
《Ho litigato con mio padre》rispose Laura.
《Al solito...》osservò lui.
《Questa volta è diverso. Ha avuto da ridire su me e Giovanni. Ha detto che mi ha permesso troppe cose, che si è cresciuto una serpe in seno》spiegò lei.
《Sai come è fatto. Gli passerà e accetterà anche questa cosa》cercò di rassicurarla l'uno.
《Non vuole lasciarmi andare, Antonio. Gli faccio fare i soldi, con le mie ricette. Volevo farli io, ma glieli faccio fare a lui》ribattè l'altra, stringendo tra le mani un quadernino.
《Cos'è quello?》chiese il primo, indicando l'oggetto.
《È il quaderno dove segno tutte le ricette che invento. Non lo ha mai visto nessuno, tu sei il primo》replicò la seconda.
《Perché non lo ha mai visto nessuno?》fece allora il ragazzo.
《Perché è la mia chiave di svolta, se lo faccio pubblicare. Voglio uscire da questa casa, dal Quartiere, e per farlo mi servono un sacco di soldi》rispose mia sorella.
《Ero sicura che fosse la laurea, la nostra chiave di svolta》le ricordò il giovane Leonardi.
《E per farci cosa? Senza qualcosa di già avviato alla base, sarebbe solo un pezzo di carta. È per questo che devo fare come sai》ammise Laura.
《Lavorarti Giovanni?》rimbeccò Antonio.
《Lui almeno mi capisce. E poi è l'unica maniera per affrancarmi dalla mia famiglia》sottolineò lei.
《Ce l'avevi già una maniera. Ma l'hai buttata al cesso. Butti sempre tutto al cesso!》sbottò lui, correndo via.
Mia sorella metabolizzò il fatto che non fosse proprio giornata, e scese in cortile.

                                  ***

Si ritrovò faccia a faccia con Giovanni.
《Ehi!》la salutò il ragazzo.
《Se sei in vena di battute sappi che oggi non è aria, visto che ho litigato con tutti a causa tua》rispose mia sorella.
《A causa mia?》domandò sbigottito lui.
《Mio padre dice che me la faccio con tutti, e che tu sei uno dei tanti. Antonio insiste che mi distogli dalla laurea. E tu, che stai nell'occhio del ciclone quanto me, sei invece perfettamente tranquillo!》sbottò lei.
《Non vedo perché dovrei essere agitato. Non mi importa di stare al centro dei pettegolezzi del Quartiere, tu mi fai sentire bene ed è questo che conta》rispose l'uno.
L'altra spalancò i grandi occhi castani.
《Nessun ragazzo mi ha mai detto che lo facevo stare bene. Semmai il contrario, che sono nociva...》replicò.
《Magari sbagliavano. E sbagli tu a dargli peso, a questi commenti》sorrise il primo, facendole una carezza su una guancia.
《Sono un'indemoniata conclamata, ricordi?》fece la seconda, intenerita e divertita al tempo stesso.
《E allora saremo indemoniati insieme!》esclamò Giovanni baciandola. Laura rispose al bacio, fu lungo e appassionato.
Erano nel mezzo del cortile interno, con la gente che passava, parlava, li spiava dalle finestre. Ma a loro non importava, per entrambi non esisteva alcun altro essere umano al mondo, in quel momento.
Peccato che avessero sbagliato valutazione, e che Antonio si fosse affacciato proprio nel mentre, beccandosi l'appassionante pomiciata in diretta.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora