Capitolo 25

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《Sei una tosta, non c'è che dire...》mi aveva detto Claudio quando gli raccontai dell'open day.
《Beh, anche Laura e Antonio lo sono stati》replicai. Ci stavamo preparando per l'esame di terza media.
《Sì, ma le nostre famiglie pensavano che quei due avessero qualche rotella fuori posto... Insomma, nessuno prima di loro, nel Quartiere, aveva fatto il liceo classico, pensavamo tutti che fossero un caso isolato, e invece tu vuoi fare esattamente come loro》mi rispose.
《Lo dici come se stessi per fare qualcosa di assurdo...》ribattei.
《No, no... Ti parlo con ammirazione. Io non avrei mai il coraggio di continuare a studiare!》confessò.
《Ma sei fortunato: all'officina che dà sulla piazza non vedono l'ora di assumere nuovi apprendisti meccanici freschi di licenza media...》sorrisi.
《E tu magari mi diventi pure dottoressa!》fece.
《Quanto corri... Io mica lo so se riuscirò a fare l'università... È più roba per Laura》ammisi.
《Qualunque carriera intraprenderai, sono sicuro che sarà fuori dal Quartiere》ipotizzò.
Allora ci facemmo una risata al solo pensiero di una possibile vita al di fuori di lì - già non ci credevamo quando ce ne parlava mia sorella, figuriamoci ad affrontare l'argomento da soli - ma sotto sotto Claudio aveva profetizzato ciò che, molti anni più tardi, sarebbe stato il mio futuro.

                                  ***

Quando cominciarono gli esami, fu Laura a darmi una mano, dal primo degli scritti fino all'orale, e aspettò in ansia quanto me l'uscita dei quadri.
Mi diplomai con la media del nove: ci rimasi un po' male, ma in fondo sapevo di non poter aspirare al dieci - non ero mia sorella.
Dopo il diploma mi godetti quei primi giorni di meritato riposo: leggevo, uscivo con gli amici, a volte andavamo ad Ostia.
Mi tenevo impegnata per non fare i conti con la mancanza di coraggio che avevo nel prendere una decisione nei confronti di Enrico: ci piacevamo e questo era un dato di fatto, ma eravamo entrambi piuttosto trattenuti, al contrario di Laura e Manuel, che avevano sicuramente in programma qualcosa; non ne ero completamente sicura, ma me lo sentivo che qualcosa bolliva in pentola.

                                  ***

Successe all'inizio di luglio, durante la festa del Santo Patrono del Quartiere, lo stesso a cui era intitolata la chiesa.
Già da alcuni giorni erano state piazzate ovunque luminarie, bancarelle, attrazioni di ogni tipo; la droga scorreva a fiumi, e quelli come Chicano e i suoi "allievi" ci sguazzavano perché nel giro di due giorni facevano soldi a palate; nella confusione inoltre molti uomini si dileguavano per andare a puttane, di cui parecchi erano padri di famiglia - non dubito che anche il mio, o quello di Antonio e Claudio, in quella ricorrenza, abbiano fatto qualche visitina alle mignotte annoiate del Quartiere, o a quelle poveracce che battevano ai bordi del Viale dei morti ammazzati.
A completare il tutto, gruppi organizzati di borseggiatori miravano prede che provenivano da fuori: non aveva senso scippare noi autoctoni, primo perché non c'era granché da rubare visto che eravamo tutti squattrinati, e secondo perché i potenziali scippati erano delinquenti quanto gli scippatori.
Insomma, tutto sembrava meno che una festa del Santo Patrono.
In quel clima da bordello, Laura fece un cenno a Manuel e si dileguarono insieme, certi di non essere visti da nessuno.

                                  ***

《Nella cantina del nostro palazzo? Ma sei sicura che non ci sia nessuno?》domandò perplesso lui.
《Stanno tutti alla festa》rispose lei.
《Neanche qualcuno che s'è appartato per bucarsi?》insistette il giovane Baschetti.
《Gli unici appartati saremo noi, e non per bucarci, do you know what I mean?》ammiccò mia sorella, scendendo senza esitazione la scala che portava alla cantina.
《Quanto mi attizzi quando parli in inglese?》fece il ragazzo, inseguendola per le scale.
Mia sorella aprì la porta della cantina e un attimo dopo lei e Manuel erano dentro.
《Abbiamo tutto?》domandò l'uno.
《Ti pare che me l'ero dimenticato?》rispose l'altra tirando fuori dalla tasca un preservativo.
《Quindi indietro non si torna...》osservò il primo.
《Che palle, sei peggio di una sposina degli Anni Cinquanta la prima notte di nozze!》sbottò la seconda.
《È una sfida questa?》fece divertito lui.
《Se vuoi considerarla tale...》acconsentì lei.
Manuel le si avvicinò e la baciò, Laura rispose al bacio e cominciò a toccarlo. Si tolsero i vestiti a vicenda e si buttarono sul pavimento, tra gli oggetti vecchi, le damigiane di vino, le siringhe usate e i lacci emostatici.
Fuori avevano cominciato a sparare i fuochi d'artificio.
Loro, invece non avevano bisogno della polvere da sparo per fare i botti.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora