Nel 2007 la più grande crisi finanziaria degli ultimi anni partì dagli Stati Uniti per poi espandersi nel resto del mondo.
Ad informarci fu mia cognata Viola Sciarra, la sorella minore di Dario che abitava a New York e che avevo visto solo al mio matrimonio e alle feste comandate: raccontò di investimenti di massa, di prestiti chiesti alle banche, di bolle finanziarie che esplodevano, di gente che non riusciva a restituire i soldi perché non li aveva, di crediti in sofferenza.
Ben presto anche in Italia gli effetti si fecero sentire: i negozi chiudevano, la gente perdeva il lavoro, le case venivano affittate o vendute, il ceto medio si assottigliava sempre di più, tanto da rendere i ricchi sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri.
Anche nel Quartiere se ne parlava: d'altra parte la storia era sempre riuscita ad arrivare fin laggiù, infilandosi nelle intercapedini del muro dell'ignoranza e della diffidenza, gettandosi a capofitto nei centimetri di terreno liberi dai rifiuti e dalle siringhe, dando spazio all'amore, al dolore, alla speranza e alla voglia di cambiare il mondo, anche se lì non cambiava mai niente.
Tuttavia la chiusura del Quartiere fu la sua salvezza contro la crisi: l'attività di mio padre e quella di mia sorella rimasero sempre sulla cresta dell'onda.
A non conoscere crisi fu anche Franco Benedettini, proprietario del New Star, l'unico cinema del luogo, dove si proiettava un film al mese perché c'era una sala sola, piena zeppa quando c'era una pellicola nuova - al punto che la gente si sedeva sui gradini in mezzo alle file - e quasi vuota per i rimanenti trenta giorni.
Non aveva mai avuto intenzione di ingrandirsi; non faceva i soldi a palate, ma le sue protezioni gli garantivano una vita dignitosa senza dover chiedere l'elemosina a nessuno, nemmeno a Italo e Francesco quando gli volevano allungare le percentuali di vendita di droghe durante l'intervallo insieme a cibo e bevande, per il suo silenzio.
"In tempo di crisi ci sono due cose a cui la gente non intende proprio rinunciare: mangiare e divertirsi" affermava fieramente, seduto ai tavoli del nostro bar.
Quelli come lui sono destinati a cadere perennemente in piedi.***
Ma fortunatamente quell'anno lo ricordammo anche per un evento più lieto: la nascita di Virginia, secondogenita di Antonio e Giulia.
A casa loro rimase appeso per giorni un fiocco rosa, e ci fu un viavai di gente: per la seconda volta nella sua vita la signora Rosa si addolcì nei confronti del figlio maggiore - la prima era stata la nascita di Salvatore.
A differenza di quest'ultimo, che somigliava ad Antonio, la neonata aveva ripreso i tratti chiari e delicati della madre; fu Laura a notarlo e a rimarcarlo al suo migliore amico.
《Non ha niente di te, proprio niente!》commentò divertita.
《Non ci avevo proprio fatto caso...》ammise Antonio.
《Ehhh, mica ti possono assomigliare tutti...》replicò mia sorella. Lei sicuramente sperava che Mario e Luisa non facessero le sue stesse scelte scriteriate, che studiassero fino a farsi una posizione elevata e culturalmente stimolante.
Sapeva di non poterli manipolare, ma avrebbe fornito loro tutti i mezzi per indirizzarli alla vita brillante a cui lei aveva rinunciato.***
Passò qualche tempo, arrivò il 2009 con un accadimento epocale, che segnò la storia d'America e del mondo: l'elezione di Barack Obama, il primo presidente nero che metteva piede alla Casa Bianca; la sua vittoria ripagava la popolazione afroamericana di tutte le sofferenze subite fino agli anni sessanta.
Il suo discorso fu bellissimo, non solo per la sostanza, ovvero l'uguaglianza e il progresso, ma anche per la forma con cui venne pronunciato: il suono delle parole di Obama ricordava il rumore del mare.
Fece il suo ingresso al palazzo presidenziale di Washington DC in compagnia della moglie Michelle e delle due figlie Malia e Sasha: era una bella famiglia solida a cui il neo presidente teneva tantissimo, visto che era cresciuto con un padre fedifrago e un sacco di fratelli e sorelle sparsi per il globo.
Ci fece quasi tenerezza questo dettaglio, lo rendeva meravigliosamente umano.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...