Capitolo 66

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A partire dal giorno successivo, Elena fece buon viso a cattivo gioco: a casa, recitava la parte della figlia fedele, che metteva le leggi non scritte del sangue davanti a tutto; ma una volta fuori seguiva le istruzioni di Manlio, che la fece mettere in contatto con l'ispettrice Pellegrino e con Laura: la Righi andava ad incontrare la poliziotta e mia sorella alla pausa pranzo, nel terreno dove la ragazza aveva trovato i cadaveri di Carmen, Vargas e Velasquez.
Di Blasio aveva deciso di farle incontrare proprio loro due perché erano donne e magari la figlia di Italo si sarebbe sentita più a suo agio.
La giovane parlava a lungo di ciò che succedeva alla villa-bunker, dell'atmosfera da perenne coprifuoco e delle verità nascoste; la Pellegrino e Laura la incoraggiavano quando temeva che qualcuno la sentisse.
《Parla, Elena. Di' tutto quello che sai. Niente è peggio dell'omertà, e io lo so bene perché quel clima lo vivo tutti i giorni. Tuo padre è una bestia, va fermato a tutti i costi...》sosteneva mia sorella.
L'ispettrice parlava con loro e annotava ogni cosa: non doveva sfuggirle una parola, così per Fortis sarebbe stato più facile arrivare al Conte Bianco.

                                 ***

Quel giorno però, dopo che Elena se ne fu tornata in azienda, la Pellegrino fece una richiesta importante a Laura.
《Tua sorella è ben inserita nella famiglia Di Maggio, giusto?》domandò.
《Eccome, sta per sposarsi col primogenito del signor Ruggero...》rispose mia sorella.
《Devi dirgli della nostra collaborazione》esordì l'ispettrice.
《A Valeria? Non capirebbe...》ribattè subito Laura, conoscendo la mia natura schiva, la mia attitudine a farmi gli affari miei.
《Però lei e il vostro amico d'infanzia Antonio Leonardi sono i testimoni perfetti all'interno del fronte Ruggero. Sul fronte Italo abbiamo già te ed Elena, ma dobbiamo monitorare entrambi gli schieramenti...》spiegò la poliziotta.
Monitorare gli schieramenti significava muovere pedine come me, come Antonio e Laura, come Elena Righi e tutti quelli che erano già morti o ancora vivi, all'interno dello scacchiere di una partita eterna tra Stato e criminalità organizzata.
Significava schierarsi in prima linea contro un nemico ben preciso, cosa che mia sorella aveva sempre saputo fare benissimo, mentre io sono sempre rimasta indietro, nell'ombra, perché non avevo il suo stesso coraggio.
Laura lo sapeva e non voleva mettermi a repentaglio, ma si rendeva anche conto che era arrivato il momento di condividere questo suo segreto con qualcuno.
《Glielo dirò. A Ferragosto verrà da me. Verrà da sola, senza Alberto. Troveremo un momento per parlare e la informerò di tutto》promise.

                                 ***

Io non ci avrei mai pensato, non tanto perché non considerassi giusto collaborare con la giustizia, ma perché mai mi sarei aspettata che lo facesse lei.
Anche perché tra l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, l'attentato terroristico a Dacca e lo scontro di due treni in Puglia avevo altri pensieri per la testa e soprattutto altri argomenti di cui parlare.
Quell'anno avrei passato il Ferragosto nel Quartiere, da mia sorella e Giovanni; Alberto non poteva venire, perché con il resto dei Di Maggio e con Antonio avrebbero partecipato ad una serata di beneficenza per la fame nel mondo, uno di quegli eventi che piacciono tanto ai ricchi per farli sentire importanti, ma di cui non gli importa granché.
Io non sopportavo quelle serate, le trovavo piene di ipocrisia, e avevo trovato provvidenziale l'invito di Laura per il Ferragosto.
Così ero tornata nel Quartiere con Cinzia e Maurizio per festeggiare con la famiglia di mia sorella: mangiammo fritto misto come antipasto, lasagna, pollo arrosto, insalata mista, cocomero, gelato alla frutta, caffè e ammazzacaffè, concludendo il pranzo con una sensazione di sazietà che sentivamo da ragazzini solo a Natale e a Pasqua.
Restammo fino a sera inoltrata a raccontarci aneddoti del passato e del presente, e mi offrii di aiutare mia sorella a sparecchiare pur di sforare l'orario della serata di beneficenza per la quale Alberto continuava a sperare che facessi in tempo.
Stavo preparando il sacco della spazzatura mentre Laura lavava i piatti, quando all'improvviso chiuse l'acqua.
《Ti devo dire una cosa importante》fece. Io mi voltai a guardarla.
《Che è successo?》domandai leggermente preoccupata. Conoscevo bene quel tono, lo usava sempre quando doveva farmi una rivelazione sconcertante.
Studiai incuriosita i lineamenti del suo volto attentamente: la luce fredda del neon rivelava tutta la sua stanchezza, dandole un'aria molto più grande dei suoi trentasei anni.
Aveva le guance scavate con gli zigomi ossuti in rilievo, le occhiaie bluastre e profonde sotto gli occhi, il corpo magro che sguazzava in abiti troppo larghi, i lunghi capelli castani e sfibrati con la riga a destra sempre più larga.
S'era fatta vecchia, mia sorella: colpa delle sue scelte del cazzo se era invecchiata in anticipo.
《Sto collaborando con la giustizia》mi confessò.
《In che senso?》chiesi.
《Nell'unico senso possibile. Hai presente Marco Anselmi, il mio vicino di casa? Quello che tu sostieni sia il mio "toy boy"?》ribattè.
《Che c'entra adesso lui?》domandai allora.
《In realtà si chiama Manlio Di Blasio ed è un agente della polizia sotto copertura, mandato dal commissario Fortis a fingersi l'autista di Italo e di sua figlia Elena》spiegò.
《La bambina di Sara?》feci sbigottita.
《Esatto. Elena ha capito tutto di suo padre. Ha scoperto i suoi crimini, Manlio si è innamorato di lei e l'ha spinta a collaborare con me e con la squadra di Fortis per incastrarli tutti》replicò.
《Tutti chi? Non ti riferisci solo a Italo, giusto?》mi volli sincerare.
《Italo combatte da anni una guerra contro Ruggero Di Maggio, il tuo futuro suocero, per il predominio dello spaccio di droga a Roma. Stiamo cercando di fermarli》rispose.
《E perché mi stai dicendo tutto questo?》insistetti.
《Perché tu passi tutto il giorno coi Di Maggio. Aiutaci ad incastrare Ruggero e i suoi traffici. Dacci una mano a scoperchiare tutta questa merda, Vale. Non possiamo sempre abbassare la testa, è da quando siamo nate che lo facciamo》mi pregò. Un inquietante bagliore luccicava nei suoi occhi.
《È una follia, Laura. Tu sei quella coraggiosa tra noi due, lo sei sempre stata. Tutti sanno della latitanza di Italo, tutti lo proteggono, nessuno osa tradirlo perché conosciamo entrambe la fine che fanno i traditori, ma tu non hai paura. Io temo di non essere alla tua altezza...》confessai, incapace di sostenere quello sguardo allucinato.
《E allora hai l'occasione di farlo anche tu. Sarà difficile, starai sempre all'erta, ma quando tutto sarà finito potrai tornare a dormire la notte. A guardarti tranquillamente allo specchio》replicò.
《Che ne sai tu dell'immagine che vedo quando mi guardo allo specchio?》ribattei mettendomi sulla difensiva.
《Allo specchio non vediamo mai tutti la stessa immagine: gli altri infatti vedono solo il nostro riflesso; soltanto noi sappiamo riconoscerne le ombre, i fantasmi, gli scheletri nell'armadio, i segreti che per anni sono stati chiusi in un cassetto e dimenticati, volutamente dimenticati. Ma col passare del tempo questa nostra immagine appare a tutti talmente perfetta e pulita che finiamo col credere che sia la nostra. Ecco, io voglio che la mia immagine sia pulita perché io la vedo così, non perché la credono tale gli altri. Vuoi tornare a guardarti allo specchio serenamente? E allora collabora con noi, Vale. Fallo e tornerai a vedere un'immagine pulita》mi disse con passione.
《Voglio provarci. Non sono sicura che ci riuscirò, ma voglio provarci》le giurai. Fuori, i fuochi d'artificio sembravano sottolineare questo mio giuramento.

                                   ***

Uscii completamente sconquassata da quel confronto, tanto che durante il viaggio di ritorno a Villa Di Maggio, risposi ai miei figli a monosillabi.
Ruggero, Adele, Antonio e Alberto non erano ancora tornati, Ilaria dormiva dal fidanzato Gabriele.
Una volta che mi misi a letto ripensai alla confessione di Laura, e alla sua proposta di collaborare anch'io con la giustizia come stava facendo lei.
Dovevo parlarne con Antonio, ero sicura che mi avrebbe dato retta.
Il pensiero di lui mi fece rendere conto che quella notte avevo avuto la conferma che l'eterna competizione che il giovane Leonardi aveva con Laura fin dalla più tenera infanzia l'aveva vinta lei.
È vero, lui aveva una vita più agiata e intellettualmente ricca, ma innegabilmente priva di tutte quelle emozioni che avevano portato mia sorella a viverne mille, di vite, pur non spostandosi dal Quartiere: in trentasei anni Laura era stata bambina prodigio, lettrice, scrittrice, occupante della scuola, dottoressa in Economia, imprenditrice e adesso anche collaboratrice di giustizia.
Antonio, nel profondo della sua anima, invidiava la vita dell'altro pezzo di lui, non lo avrebbe mai detto apertamente ma io lo sapevo: per questo mi sembrava giusto renderlo partecipe di ciò che mia sorella aveva in mente.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora