Passò del tempo dal primo giorno di scuola, era ormai ottobre inoltrato: Laura, Antonio e io ci eravamo già adattati ai cambiamenti che avevano caratterizzato il nostro percorso di studi da settembre.
Nella classe di mia sorella e dell'altro pezzo di lei, la professoressa Cristaldi era stata accolta come un'illuminata, più amica dei ragazzi che insegnante; certo, con i voti era severa, ma sapeva metterne di alti a chi se lo meritava, e Laura e Antonio, le "piccole leggende", avevano la media del dieci e non si erano affatto ritrovati spaesati dalla divisione in tre degli argomenti del Greco e del Latino.
Attenta alle attitudini degli studenti, si interessava anche ai loro voti nelle altre materie per capire in cosa erano portati e in base a questo consigliarli per gli studi successivi.
《Lettere, prof?》domandò Antonio all'intervallo, quando la Cristaldi elargì il suo consiglio per lui e per Laura.
《Esattamente. So bene la vostra storia, e il vostro legàme con i libri per salvarvi da una vita già segnata, per questo vi dico che Lettere è la vostra facoltà》argomentò lei.
《A me piacerebbe molto, e sicuramente anche a Laura, ma è già tanto se siamo arrivati fino al liceo, dopo il diploma mia madre vorrà che io lavori all'edicola, e il signor Martini vorrà che sua figlia lo affianchi nel bar di famiglia. E poi nessuno ha mai fatto nemmeno il liceo nel Quartiere, figuriamoci l'università...》ribattè Antonio.
《Appunto, questo significa che sarete un'altra volta dei pionieri!》lo incoraggiò la professoressa.
《Glielo spiega lei a mia madre? O al padre di Laura? Volevano mandarci a lavorare dopo la licenza media...》obiettò il ragazzo.
《Antonio, tu hai mai letto "1984" di George Orwell?》chiese allora l'una.
《Sì, prof. L'ho letto alla biblioteca della scuola con Laura, in quinta elementare》rispose l'altro.
《E quindi sai dirmi chi sono i Prolet?》domandò la prima.
《Sono l'ultima classe sociale del supercontinente postbellico Oceania; sono quasi analfabeti, si accontentano di poco e muoiono presto》recitò il secondo.
《Bravo, Antonio. I Prolet sono masse insignificanti e uniformi, che non si ribellano a questa loro condizione primordiale perché non hanno i mezzi per farlo, ossia la cultura e il sapere; e il Grande Fratello, dittatore dell'Oceania, vuole che non li abbiano mai, questi mezzi. Il protagonista Winston riflette sul fatto che i Prolet distruggerebbero tale dittatura, se potessero. Ma non possono e forse nemmeno vogliono, perché gli fa comodo così》spiegò la seconda.
《Cosa vuole dire con questo, prof?》volle sapere l'alunno.
《Voglio dire che solo con la cultura e con il sapere le masse insignificanti diventano individui. Lascia perdere tutti quelli che ti dicono il contrario. Continua a studiare dopo il liceo, Antonio. E dillo anche a Laura》concluse l'insegnante.***
Ovviamente ne parlò con Laura, al ritorno.
《Voleva dire che "1984" è il Quartiere, e che i Prolet sono i suoi abitanti e lo saremo anche noi, se la diamo vinta alle nostre famiglie》le disse.
《È da quando siamo piccoli che te lo dico, ci voleva la Cristaldi per svegliarti definitivamente?》rimbeccò mia sorella. Sulla schiena ancora portava i segni delle cinghiate di nostro padre, a dimostrarlo.
《Sì, ma lei ci ha dato un consiglio per il futuro!》insistette lui.
《Quale?》domandò lei.
《Di iscriverci alla facoltà di Lettere, dopo il diploma》rispose l'uno.
《Due come noi all'università?》si stupì l'altra.
《Perché, lo avresti detto che avremmo fatto il liceo classico?》fece il primo.
《No, e infatti le nostre famiglie ci hanno dichiarato guerra, ricordi?》replicò la seconda.
《Io la farei l'università》sottolineò il giovane Leonardi.
《Anch'io la farei, lo sai. E mi prenderei altre cinghiate sul pianerottolo, se fosse necessario. Ma c'è tempo per pensarci. Abbiamo cominciato da un mese la prima liceo, perché angosciarsi a pensare al futuro?》ribattè mia sorella.
Antonio pensò che forse aveva ragione lei, come al solito.
La Cristaldi parlava per il loro bene, ma in fondo avevano solo sedici anni e tutto il diritto a un po' di leggerezza.***
Dalla stessa leggerezza mi stavo facendo trasportare io: avevo conosciuto Flavio Delpino da un mese e già mi obnubilava i sensi come quando fumavo l'erba.
Ci ritrovavamo spesso a parlare di libri e dei progetti per il futuro.
Mi piaceva quel ragazzo, col suo sogno di diventare un archeologo anche se la sua famiglia non era d'accordo - dicevano che non era un'attività redditizia, e che c'era un altissimo grado di concorrenza.
Dall'altra parte, però, c'era Enrico, che i libri sapeva a malapena leggerli e le sue aspirazioni si limitavano al perimetro del Quartiere, ma era sincero, solido e responsabile, e mandava avanti la famiglia.
Non sapevo chi scegliere, ma un giorno successe qualcosa che mi fece prendere una decisione.
Eravamo in corridoio, Flavio e io, durante l'intervallo.
《Vale, non è che mi puoi dare il numero di tua sorella?》mi chiese a bruciapelo.
Non volevo credere che me l'avesse chiesto davvero, che l'ennesimo ragazzo carino avesse preferito mia sorella a me.
Per quanto avessi capito benissimo, finsi di cadere dalle nuvole.
《Il numero di Laura?》feci.
《Sai, da quando l'ho vista per la prima volta è come se mi avesse fatto un incantesimo... Per come è brava, per come esprime la sua opinione... Mi fa girare la testa!》confessò lui.
Ed era vero, perché mia sorella, sui maschi, faceva quell'effetto, creava dipendenza.
Ma di tutti quelli che le correvano dietro tra il Quartiere e la scuola, perché proprio Flavio?
Avrei voluto mandarli a fanculo entrambi seduta stante.
《Non posso, è fidanzata》lo liquidai, voltandogli le spalle e sparendo in classe.***
Evitai di parlare con Laura per tutto il pomeriggio. Ce l'avevo a morte con lei. Ma sono convinta che ci fosse arrivata da sola, e questo la spinse perciò a fare il primo passo venendo a bussare alla porta della mia stanza.
《Che ti prende oggi?》esordì.
《Flavio Delpino vorrebbe il tuo numero》confessai, quasi sputando ogni parola.
《Il ragazzo che hai incontrato alla macchinetta? Quello che sta nella classe di fronte alla mia?》chiese.
《Sì》mormorai.
《Ma gli hai detto che sono fidanzata?》mi fece.
《Ovvio》risposi.
《E allora se lo becchi di nuovo digli che il mio numero non lo avrà né ora né mai perché non mi piace. È troppo pieno di sé, non lo sopporto. E secondo me non dovresti nemmeno tu》mi consigliò, circondandomi le spalle con un braccio.
Io le credetti, come al solito. Aveva un modo di dire la sua che faceva sembrare tutto giusto, anche quando aveva torto.
Il nome di Flavio non riecheggiò più nei nostri discorsi, e io smisi di incontrarlo, cominciando ad uscire con Enrico.
Stavo voltando pagina, convinta che tutto sarebbe andato per il meglio.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...