Capitolo 65

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I funerali di Lucia Di Maggio si svolsero qualche giorno dopo il ritrovamento dei cadaveri della ragazza e di Andres Gijon.
Fu Adele ad occuparsi di tutto, ed Antonio e io cercammo di aiutarla il più possibile; Alberto e Ilaria erano troppo scossi per collaborare, Salvatore, Virginia, Cinzia e Maurizio erano solo ragazzini, e Ruggero non volle essere interpellato: durante tutta l'organizzazione della cerimonia non volle saperne niente, si chiuse nel suo studio - probabilmente si sentiva in colpa, in fondo glielo aveva chiesto lui di mettersi alle costole del giovane Gijon.
E quella mattina di luglio, qualche giorno dopo gli attentati a Dacca, in Bangladesh, eravamo schierati tutti in fila, al cimitero del Verano, tutti vestiti di nero, ognuno con una rosa bianca nella mano sinistra, e la destra pronta a stringere quelle di coloro che venivano a darci le condoglianze.
Tra questi c'erano anche Fortis, la Pellegrino e Fontana: il ragazzo strinse forte Ilaria, mentre Ruggero e Adele guardavano in cagnesco il commissario e l'ispettrice.
《Condoglianze. Mi dispiace per davvero》mi disse Fortis, stringendomi la mano.
《Grazie, commissario. Nessuno se l'aspettava...》risposi.
《Cosa sei venuto a fare?》domandò freddamente Ruggero.
《A esprimere le mie condoglianze con i miei colleghi》rispose altrettanto freddamente Fortis.
《Non provate a farci interrogatori. Non siete graditi qui》intervenne Adele.
Poco dopo venne Laura, e dopo aver espresso a tutti le sue condoglianze, si fermò a parlare con me e Antonio.
《Giovanni non è venuto?》domandò lui.
《Aveva da fare. E poi si sente inadatto in mezzo ai ricchi》ammise lei.
《I ricchi non sono diversi da noi, Laura. Come vedi sanno soffrire come soffriamo noi》affermai.
《Si era innamorata, a quanto pare. Dell'uomo sbagliato》specificò Antonio.
《Un uomo di Italo》fece Laura.
《Ma invece il vicino strano?》cercai di cambiare discorso.
《Sicuramente sapeva qualcosa di ciò che è successo. Sicuramente lo sapevano anche Fortis e i suoi. Forse solo a voi è sfuggita la situazione, forse era una tragedia annunciata》decretò lei.
Non sapevamo cosa rispondere. Aveva ragione, come sempre.

                                  ***

Ma non era l'unica ad arrovellarsi il cervello nei suoi sospetti: da quando era avvenuto l'omicidio di Andres e Lucia, Carmen cercava di capire chi avesse avuto interesse ad uccidere suo figlio.
Perciò un giorno aveva chiamato in gran segreto Vargas e Velasquez nella sua stanza per mettersi sulle tracce dell'assassino del povero Andres.
《Trovatelo. Vi prego. Poi potrò anche morire in pace》aveva detto loro.
Ma la realtà era che la pace non l'avrebbe trovata neanche con la morte, ed era troppo scossa per capire che l'assassino era più vicino a lei di quanto credesse.
E purtroppo per il suo desiderio di giustizia, Italo si accorse che le guardie del corpo di Carmen gli stavano addosso e provvide a liberarsi di entrambi in un colpo solo.
E la loro sparizione servì alla Gijon per capire ogni cosa: la morte misteriosa di Chicano nel 1999, che aveva costretto sua sorella Luisa a tornarsene in Venezuela; la magnanimità con cui Italo si era preso cura della famiglia sudamericana dopo la morte di Armando; Andres ucciso con la donna che amava, entrato prima per gioco e poi per amore in un gioco più grande di lui; e adesso Vargas e Velasquez evaporati nel nulla. Era stato Italo e questo Carmen non poteva perdonarglielo, perciò decise di colpire Bianchi nel suo unico punto debole: Elena, che negli anni era cresciuta a suon di bugie, e che non sapeva di chi fosse figlia. Così prese la macchina e andò alla Di Stefano Servizi S.r.l.
Doveva parlare con quella ragazza.

                                  ***

Elena stava uscendo per la pausa pranzo, quando si ritrovò davanti Carmen, con l'aria sconvolta.
《Che cos'è successo, Carmen? Stai bene?》domandò la ragazza, avvicinandosi a lei.
《Sono in pericolo. Lo siamo tutti》esordì la donna, guardandosi intorno.
《Che cosa vuoi dire?》chiese la ragazza, che non capiva.
《È Italo che ha ucciso Andres e Lucia. E sempre Italo ha fatto sparire Vargas e Velasquez...》cominciò la Gijon.
《Ma che dici? Lo zio Italo non farebbe male a una mosca...》ribattè incredula la Righi.
《Tu non sai niente di lui. Ti sei mai chiesta perché sei nata a Londra? Perché quello che credi essere tuo zio ti ha voluto a lavorare in quest'azienda che porta il cognome di Sara Di Stefano?》continuò Carmen.
《Che cosa stai cercando di dirmi?》fece Elena preoccupata.
《Italo è il Conte Bianco di cui tutti parlano. Ed è tuo padre. Sara Di Stefano invece era tua madre, ed è morta per tenerti lontana da questo schifo》raccontò l'una.
《Non sai quello che dici. È il dolore che ti fa parlare...》replicò l'altra.
《Ti sei mai chiesta perché abitiamo in una villa-bunker? Perché ti accompagna sempre l'autista? Perché Italo e il suo amico Manuel vanno in giro con le guardie del corpo? È stato lui a uccidere tua madre Sara, il compagno di mia sorella Luisa, Tito De Angelis detto Chicano, mio figlio Andres e Lucia Di Maggio. E anche Guido Arcangeli, il suo compagno di cella, l'ha ucciso lui. È in corso una guerra per il traffico di droga, e tuo padre è uno dei due schieramenti. E tu sei la sua copertura legale...》spiegò la prima.
《E ora che mi hai detto tutto questo, cosa intendi fare?》domandò la seconda.
《Ancora non lo so. Ma bisogna fermarlo. Un modo lo troviamo. Solo che non possiamo discuterne qui ed ora. Ci vediamo domani alla stessa ora, al campo qui dietro all'azienda. Sono sicura che quel terreno nasconda qualcosa...》concluse la Gijon, allontanandosi verso la macchina e tornando a casa.
Elena non sapeva cosa dire. Non sapeva più chi era, né di chi fidarsi.
Non disse nulla nemmeno a Manlio, mentre l'accompagnava a casa. Decise di aspettare l'indomani.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora