《Non è possibile...》esclamò Antonio quando glielo dissi, l'indomani mattina, sulla terrazza del Pincio dove ci eravamo incontrati.
《E invece è proprio così... Siamo finiti nell'occhio del ciclone》risposi.
《E come sempre Laura ci è arrivata prima di noi...》constatò il giovane Leonardi.
《E come al solito ha ragione lei... Siamo più omertosi oggi di quando condividevamo il condominio con assassini e spacciatori, da bambini...》osservai.
《Credi davvero che cambieremo le cose, facendo come dice lei?》chiese Antonio.
《Non lo so, ma almeno ci potremmo guardare di nuovo allo specchio senza la voglia di sputare sul nostro stesso riflesso...》replicai.
《Hai ragione... Ma dobbiamo stare attenti. Dobbiamo agire come al solito, come se questa conversazione non fosse mai avvenuta》ribattè lui.
《E nel frattempo non dobbiamo lasciarci sfuggire una parola, soprattutto da Ruggero e da Adele...》dissi, e al nome della sua compagna, il mio amico di sempre si adombrò.
《Chi l'avrebbe detto che la donna con cui ho scelto di vivere è un'ammanicata?》sospirò sarcastico.
《Secondo me è solo vittima di un sistema. Come noi. Come Laura. Come Elena Righi. Gli unici carnefici sono Italo e Ruggero, con la loro guerra》lo rassicurai.
Stavamo per entrare in un gioco più grande di noi e non avevano neanche la metà del fegato di mia sorella: dovevamo farci forza a vicenda.***
《Mi ha telefonato Laura Santini. La sorella ci sta a collaborare!》annunciò l'ispettrice Pellegrino ai colleghi.
《Perfetto... La sua presenza in casa Di Maggio è fondamentale per captare il benchè minimo segnale...》ribattè il commissario Fortis.
《E dice che si è aggiunto anche Antonio Leonardi, il nuovo compagno di Adele...》aggiunse lei.
《So bene cosa pensate, che io sia emotivamente coinvolto perché in mezzo a questa storia ci sono coinvolte la mia ex moglie e nostra figlia, ma nel nostro lavoro bisogna cercare di mettere il nostro dovere davanti a tutto, anche davanti ai sentimenti》replicò lui.
《E allora che dovrei dire io, capo, che sono il tuo quasi genero? A preoccuparmi invece è Di Blasio, lui ha talmente perso la testa per la figlia del Conte Bianco da far saltare la sua copertura...》intervenne l'agente Fontana.
《Di Blasio in un certo senso ha fatto anche bene a rivelarsi. Ha trasformato il suo errore in una risorsa, anche se ha detto che quella povera ragazza ha dovuto far finta di niente e giurare fedeltà a suo padre...》ammise Fortis.
《Cosa non si fa per le leggi del sangue...》commentò Fontana.
《Lo so, ma non è il sangue a definire ciò che siamo. Guardate Elena Righi, che sta camminando sul filo del rasoio per sfidare un padre delinquente. O Laura Santini, che ha infranto le regole non scritte del suo mondo per collaborare con noi. Sono certo che la buonanima di Guglielmo sarebbe fiero di noi e della nostra capacità di non fermarci alle apparenze...》osservò il commissario, guardando la foto incorniciata sul muro che ritraeva il suo predecessore Guglielmo Fontana.
《E ci direbbe di andare fino in fondo a questa storia》si aggregò la Pellegrino.
《E di prenderli tutti!》concluse solennemente Gabriele.***
I giorni successivi Antonio e io li passammo in un clima di allerta costante.
Non dovevamo lasciarci scappare alcuna frase pronunciata da Ruggero o da Adele, esplicita o implicita che fosse.
Il capofamiglia passava la maggior parte del tempo del suo studio, a telefonare a tutte le sue conoscenze.
Talvolta Adele andava da lui, parlavano di evasione dalla galera: ci mettemmo poco per capire che l'idea di Di Maggio era far scappare dal carcere l'ingegner Della Valle e l'avvocato Amati.
Per quale motivo lo capimmo un pomeriggio, mentre Ruggero era al telefono.
《Quindi ci siamo?》domandò al telefono con Della Valle, che era di nuovo a piede libero come Amati.
《Il Conte Bianco è disposto ad uscire dalla sua tana, ha accettato per ribadire che può esserci un solo uomo alla testa dello spaccio nella Capitale》rispose l'ingegnere.
《E allora può considerarsi già nella tomba》commentò Di Maggio.
《Accetta di vederci domani mattina alle nove. Davanti al Colosseo》spiegò Della Valle.
《Da solo?》chiese l'uno.
《No. Sarà affiancato da due suoi fedelissimi, Manuel Baschetti e Francesco Santini》fece l'altro.
《Perfetto, allora saremo pari, tre contro tre. Cominciassero a pregare, perché Roma non è più il posto per loro》concluse risoluto Ruggero.
Avevo sentito tutto quello che mi serviva. Telefonai a mia sorella, poi andai a parlarne anche con Antonio.***
Anche alla villa-bunker di Fiumicino la vita continuava come sempre, almeno apparentemente.
Elena continuava a recitare la parte della figlia amorevole e Manlio quella dell'autista fedele e discreto.
Italo e Manuel erano entrambi un fascio di nervi: erano consapevoli della possibilità che non sarebbero tornati vivi, anche se cercavano di ostentare sicurezza; in fondo erano arrivati fino a lì nonostante si fossero messi molte volte a repentaglio.
Ma quel pomeriggio il Conte Bianco chiamò la figlia nella sua stanza sotterranea e lei venne subito: era sicura che dovesse parlarle del regolamento di conti che sarebbe avvenuto l'indomani mattina.
《Eccomi qui. Volevi parlarmi?》domandò la ragazza.
《Sì, volevo parlarti di una cosa importante. Domani devo incontrare della gente, gente che vorrebbe vedermi morto, e potrei non tornare vivo. Semmai ci fosse questa possibilità, voglio che tutte le mie attività siano nelle tue mani》esordì Italo.
《Nelle mie mani?》chiese Elena.
《Certo. Sei preparata, intelligente, e soprattutto sei sangue del mio sangue. Non sarai da sola. Fai affidamento su Enrico Baschetti, se io, Manuel e Francesco Santini non dovessimo tornare. Fai affidamento su tutto il Quartiere, i suoi abitanti ti daranno una mano. E poi c'è Marco. Lui è uno a posto, ti proteggerà》rispose il Conte Bianco, inconsapevole che sua figlia collaborava con la polizia e che proprio un agente sotto copertura lavorasse per lui.
《Ho capito. Enrico Baschetti》ripeté la Righi.
《Giurami che non mi abbandonerai. Che sarai sempre dalla mia parte, qualunque cosa accada》fece Bianchi, prendendole le mani e guardandola negli occhi.
《Lo giuro》decretò Elena, sostenendo lo sguardo di suo padre.***
Fortunatamente quella sera i Di Maggio erano talmente impegnati a organizzare la resa dei conti dell'indomani da non accorgersi che Antonio e io eravamo sgattaiolati via dalla villa per dirigerci verso il commissariato.
Il commissario Fortis ci aspettava nel suo studio, insieme a Gabriele Fontana, Alba Pellegrino e Manlio Di Blasio, che da quella sera avrebbe abbandonato i panni dell'autista Marco Anselmi per riprendere i panni del coraggioso agente.
Avevano tutti e quattro l'aria stanca, di chi aveva passato parecchie notti senza dormire, e parecchi giorni mangiando quando c'era tempo.
Laura arrivò subito dopo di noi, mentre Elena non ci avrebbe raggiunto perché non sarebbe stato opportuno per lei lasciare suo padre la sera prima dello scontro a fuoco col suo peggior nemico.
《Colleghi e collaboratori, domani sarà un giorno importante, il giorno in cui finalmente prenderemo due grossi criminali al prezzo di uno, con annessi tutti i loro uomini di fiducia. Se l'operazione andrà bene, questo arresto passerà alla storia》cominciò il poliziotto, guardando a uno a uno tutti i presenti: il viso fremente di Laura, quello deciso della Pellegrino, l'espressione coraggiosa di Manlio, il volto del giovane Fontana che somigliava così tanto a quello di suo padre e poi me e Antonio, che avevamo abbandonato l'atteggiamento spaesato di chi è stato trascinato in mezzo alla mischia per sbaglio per assumere la consapevolezza di contribuire a qualcosa di più grande.
《Signori, tra un minuto sarà ufficialmente il gran giorno》fece il commissario guardando il suo orologio che segnava mezzanotte meno un minuto.
Allo scoccare della mezzanotte il commissario verso il caffè preparato poco prima nei bicchierini e ne distribuì uno ciascuno.
《All'operazione!》esclamò, alzando il bicchierino come se contenesse dello champagne.
《All'operazione!》ripetemmo tutti in coro, imitando quel gesto.
Bevemmo quel caffè in contemporanea, l'indomani dovevamo essere carichi.***
Quando quel rito si concluse, Antonio fece salire in macchina sia me che Laura, solo che dopo avermi riaccompagnata a casa, invece di riportare mia sorella nel Quartiere, cambiarono strada e imboccarono la litoranea, diretti ad Ostia.
Entrarono alla spiaggia libera, si diressero dove c'erano delle barche abbandonate e stesero una coperta che aveva portato lui.
Si sedettero, lei sorrise e gli prese il viso tra le mani, baciandolo come lo aveva baciato diciotto anni prima, nel laboratorio di chimica del loro liceo: lui rispose a quel bacio che desiderava da tanto tempo, poi cominciarono a spogliarsi lanciando i vestiti sulla fredda sabbia notturna, nera di ferro, e quando Antonio arrivò dentro di lei come se non ci fossero né Giovanni né Adele, né tantomeno i loro rispettivi figli, come se non ci fossero stati di mezzo tutti quegli anni di vite separate e la loro esistenza fosse di nuovo una pagina bianca, sulla quale riscrivere insieme.
L'alba li colse che già dovevano separarsi.
Laura mi raccontò quell'episodio parecchio tempo dopo.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...