Il giorno in cui mi vennero le prime mestruazioni era l'inizio di febbraio.
Mi ero svegliata con dei dolori allucinanti, ma non volevo far vedere ai miei e a mia sorella quanto soffrivo per fare la figura di quella che si lamentava.
Era domenica e per fortuna non dovevo andare da nessuna parte, perciò mi chiusi in camera e mi sdraiai sul letto; avevo preso in considerazione l'idea che prima o poi il ciclo sarebbe venuto anche a me, ma non pensavo proprio quel giorno, così mi addormentati, sperando che un sonnellino mi avrebbe garantito un po' di sollievo.
Quando mi svegliai e mi alzai dal letto per poco non mi prese un colpo: sulla fodera c'era una grossa macchia di sangue che era arrivata fino al materasso.
Non seppi che fare, non volevo che mi arrivassero le mestruazioni, non allora almeno: adesso potevo fare l'amore, avere dei bambini, e la cosa mi terrorizzava - avevo solo tredici anni.
Come in trance, cominciai a disfare il letto e appallottolai le coperte per portarle in bagno e nascondere ogni traccia.
Uscii dalla mia stanza e, sepolta sotto quella matassa che avevo tra le braccia, andai a sbattere contro mia sorella.
《Laura!》gridai.
《Sorellina, che ci fai con tutto quel malloppo di coperte?》mi chiese.
《Sono sporche, devo metterle in lavatrice!》esclamai sbrigativamente.
《Ma se le abbiamo cambiate l'altro ieri...》protestò.
《Ricorderai male...》risposi. Ma a lei non sfuggiva niente.
《Vale, guarda che le ho viste quelle macchie sui tuoi jeans, e le cose sono due: o ti sei tagliata in mezzo al culo, o ti è venuto il ciclo》mi disse con la sua solita "delicatezza".
Feci cadere le coperte e mi sedetti sul letto, sconsolata. Lei notò la macchia sul materasso, poi si sedette vicino a me.
《Alla mia sorellina è venuto il ciclo!》fece dandomi un pizzocotto su una guancia.
《Io ho paura, Laura. Ho tredici anni, non mi sento pronta per fare l'amore o avere bambini...》le risposi.
Le venne da ridere.
《Guarda che mica è automatico fare tutte queste cose non appena ti viene il ciclo. Io ero più piccola di te. Oddio, poi se vuoi scopare Enrico...》ammiccò.
《Ma che dici!》replicai arrossendo.
《Domani andiamo a comprare gli assorbenti, ma nel frattempo ti presto i miei...》disse allungandomene un pacco cominciato.
《Grazie》le sorrisi. Dovevo esserle sembrata terribilmente ingenua.***
Quel pomeriggio venne a trovarmi Antonio. Lo trovai strano, pensavo fosse venuto per Laura.
《Ciao. Ho saputo la notizia》mi disse. Volevo sotterrarmi dalla vergogna: come cazzo era venuto in mente a mia sorella di raccontare in giro che avevo le mestruazioni?
《Ah... Te lo ha detto Laura?》feci, cercando di mantenere un po' di contegno.
《Sì, lo sai come è fatta...》rispose lui.
《Non l'ha detto a tutto il Quartiere, spero...》scattai. Era già tanto se lo sapevano la mia famiglia e lui, non volevo che la notizia diventasse di dominio pubblico.
《Non ti preoccupare, nessuno al di fuori di queste mura lo sa, a parte me》mi rassicurò Antonio.
《Cambiando argomento... Sono sicura che farò il classico!》annunciai.
《Che bello... Allo stesso nostro liceo?》chiese.
《Esattamente!》esclamai.
《E i tuoi che dicono?》domandò.
《I miei ancora non lo sanno, ma penso che mio padre mi ammazzerebbe. Già considera Laura un peso inutile perché invece di andare a lavorare dopo la terza media ha scelto di continuare a studiare, io ero la sua ultima speranza di figlia produttiva prima della maggiore età...》spiegai.
《Claudio allora sarebbe graditissimo, appena ha annunciato di voler fare il meccanico, nostra madre ha cominciato a dire che lui è un figlio modello e io un parassita》raccontò.
《Mi dispiace》ribattei.
《Ormai non ci faccio neanche più caso agli insulti di mia madre...》mi stava dicendo lui, quando la porta si aprì all'improvviso. Era Laura.
《State facendo una riunione segreta e non mi dite niente?》esordì.
《È difficile rintracciarti, visto che passi tre quarti del tuo tempo attorcigliata a Manuel come una pianta rampicante...》obiettò Antonio.
《Che scemo che sei! Lo so che sei qui per dare a Vale il benvenuto nel mondo dei grandi...》replicò lei.
《Veramente gli stavo raccontando della mia decisione di fare il classico》risposi.
《Papà te lo farà scontare per i prossimi cinque anni, ma io voglio appoggiarti. Sei coraggiosa, sorellina!》esclamò.
《Dovrò parlargliene, e poi cominciare ad andare agli open day》osservai.
《Li fanno ad inizio aprile, in concomitanza con la nostra gita a Napoli, e pure quello è stato un altro fronte. Mia madre dice che Laura e io vogliamo fare i signori...》raccontò Antonio.
《E la stessa cosa nostro padre... Ma se glielo dici con lo stesso modo in cui l'hai impapocchiato due anni fa, vedrai che andrà bene anche a te!》mi promise.***
Mi beccai i peggiori insulti da parte di nostro padre: disse che ero una stronza, un'ingrata, una degenere e una parassita più parassita di mia sorella, ma alla fine quest'ultima si scannò con lui e finì che ebbi il permesso di continuare gli studi.
Il 2 aprile del 1996 andai all'open day della scuola di mia sorella: presi l'autobus, e lo spettacolo che sfilò davanti ai miei occhi al di là del finestrino mi incantò.
Ero stata al centro meno volte rispetto a Laura, ma non per questo avevo meno talento per riconoscere le cose belle; e il centro di Roma era veramente meraviglioso.
Quando arrivai alla scuola sapevo benissimo di dovermi dirigere alla sala grande, dove si sarebbe svolto il consueto discorso del preside ai ragazzi di terza media che desideravano iscriversi lì, ma abbagliata dalla bellezza che avevo intorno mi persi per i corridoi.
《Signorina, sei qui per l'open day?》fece una voce femminile alle mie spalle.
《Oh... Scusi, non l'avevo vista... Sì, ero qui per l'open day, ma mi sono persa...》mi affrettai a rispondere.
《Lei è la sorella di Laura Martini?》mi domandò.
《Io... Sì, mi chiamo Valeria Martini...》mi presentai.
《Molto piacere, Raffaella Grandi, sono la professoressa di Latino e Greco di Laura e del suo amico Antonio Leonardi》rispose lei.
《Mia sorella e Antonio mi hanno parlato tantissimo di lei》le raccontai.
《Quei due ragazzi sono speciali. In tanti anni d'insegnamento non mi sono quasi mai capitate delle menti così brillanti come le loro》confessò.
《Oh, sì... Loro sono speciali, pensi che sono stati i primi del Quartiere ad andare al liceo classico》dissi.
《E lei ha deciso di seguire le loro orme》osservò.
《Già...》feci.
《La sala grande è in fondo a destra. Vedrà, non si pentirà della sua scelta!》si congedò.
La salutai e mi diressi dove mi aveva indicato. La mia avventura stava per cominciare quel giorno.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...