Capitolo 24

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Al mattino presto, quando è presto perfino per Unomattina, quando non c'è un'esatta distinzione tra alba e aurora, quando i primi raggi del sole illuminano l'orizzonte, mentre Venere annuncia l'arrivo del giorno e il cielo è come un acquerello, rosa ai bordi e ocra al centro, ci svegliammo per accompagnare Laura e Antonio al pullman diretto a Napoli.
Non eravamo mai stati in Campania, non ci eravamo mai fermati nelle sue città: le vedevamo solo dal finestrino quando andavamo in vacanza noi in Puglia e i Leonardi in Sicilia; ma quella volta Laura e Antonio sarebbero rimasti con la classe nella città partenopea per cinque giorni.

                                  ***

Durante il viaggio Laura volle il posto fuori dal finestrino, da dove non si staccò un attimo: Antonio e gli altri del loro gruppo furono trascinati dal suo entusiasmo.
La vista del Golfo di Napoli lasciò tutti a bocca aperta: il mare, le barche, il Vesuvio, tutto pareva nuovo e incredibile, soprattutto agli occhi di chi, come Laura e Antonio, non aveva mai girato molto l'Italia.
《Dobbiamo visitare tutto!》decise mia sorella.
《Ma non credo che ne avremo il tempo...》obiettò Clara.
《Già, abbiamo solo cinque giorni》le fece eco Fulvia.
《Ma l'ultimo giorno è quello della libera uscita... Possiamo approfittarne per vedere tutto quello che non avremo tempo di vedere i primi quattro!》ricordò loro Laura.
Aveva sorriso, mentre lo diceva. Probabilmente qualcosa già le frullava nella testa.

                                 ***

L'hotel si trovava al Vomero, uno dei quartieri più benestanti della città.
A Laura e Antonio, abituati al Quartiere, sembrò quasi di sguazzare nel lusso.
Le camere erano grandi e ospitavano tre persone, quindi si formarono i gruppi: Laura, Fulvia e Clara; Antonio, Ernesto e Alessandro; Fabiana, Elisa e Agnese; Irene capitò in un altro gruppo ancora.
Al momento di scendere a cena furono accolti nella sala da pranzo da uno spettacolo di cibo che a Laura ricordò il Natale e la Pasqua messi insieme: antipasti, primi, secondi, contorni, frutta e dolce.
Tra le portate si distinguevano pizza, mozzarella di bufala, babbà e l'immancabile insalata di rinforzo.
Al momento di andare a dormire tra mia sorella, Fulvia e Clara ci fu una piccola disputa su cosa vedere in televisione: alla fine optarono per una commedia romantica su Rai Uno.
Si addormentano circa a metà film: il viaggio era stato lungo ed erano giustamente crollate dal sonno.

                                 ***

I giorni seguenti ebbero più o meno tutti la stessa routine: sveglia alle sette, colazione alle otto, uscita dall'hotel alle nove, visita di determinati luoghi della città fino all'una, ora della pausa pranzo.
Dalle tre alle sei si ricominciavano le visite, per poi rientrare alle sette in hotel, e rimettersi in sesto per la cena, che veniva servita alle otto.
Alle nove poi la classe si divideva tra chi voleva uscire e chi invece desiderava rimanere in hotel.
Ogni sera i ragazzi telefonavano alle famiglie per raccontare loro come era andata la giornata; mia sorella telefonava anche a Manuel, e lui era sempre contentissimo di sentirla: le mancava molto, e in quei giorni era più incontenibile di Italo, tanto che si aggirava nel Quartiere più inquieto da lucido che da fatto.
L'ultimo giorno era dedicato al giro libero per Napoli.
《Finalmente il giorno che aspettavano!》esclamò felice Laura.
Antonio e gli altri la seguirono, entusiasti.
Alessandro era il più pratico della città perché non era la prima volta che ci veniva, e perciò li portò a Piazza del Plebiscito, al Palazzo Reale e alla Galleria Umberto I, dove Laura e Antonio furono incantati dall'eleganza e dalla mondanità della gente.
《È tutto bellissimo... Loro sono bellissimi...》sospirò mia sorella.
《Quelli che nel Quartiere che si danno le arie a confronto non sono nessuno!》le diede manforte il giovane Leonardi.
Lei rise: sapeva che il suo amico si riferiva ad Italo, e pensò che quel ragazzo avesse bisogno di una bella lezione di umiltà.

                                 ***

L'ultima sera Laura e Antonio decisero di non uscire: dopo cena si diressero sulla terrazza dell'hotel, da dove si vedeva il mare e si respirava una brezza piacevole.
《Non vorrei più andarmene!》esclamò mia sorella, chiudendo gli occhi e appoggiando le mani sul parapetto.
《Neanche io ho voglia di tornare a casa...》fece il giovane Leonardi.
《Antonio?》lo chiamò poi lei.
《Sì?》rispose lui.
《Irene, a novembre, credeva che fossi tu. Ad averle dato l'appuntamento, intendo. Sono stata io, imitando la tua scrittura e anche quella di lei, per far abboccare Ernesto. Mi rodeva il culo che ti andasse tutto bene, mentre io non potevo uscire di casa per via delle poste che mi faceva Italo fuori dalla porta》confessò l'una.
《A me di Irene non è mai fregato niente》disse con semplicità l'altro.
《Pensavo lo dicessi per dire》si stupì la prima.
《Sono uscito con lei solo per dimostrarti che potevo farmi una vita anch'io esattamente come te la stavi facendo tu》raccontò il secondo.
《Me la sto facendo tutt'ora, anzi, voglio confidarti una cosa》fece Laura.
《Che cosa?》la incalzò Antonio.
《Voglio fare l'amore con Manuel!》esclamò mia sorella.
Al giovane Leonardi per poco non prese un colpo.

                                  ***

La mattina dopo il pullman aspettava la classe per il rientro a Roma: i ragazzi uscirono con le valigie e le buste cariche di souvenir.
Presero i consueti posti, ma meno allegria aleggiava per l'abitacolo, rispetto all'andata: l'idea di tornare a scuola di certo non li entusiasmava, nonostante mancasse poco sia alle vacanze di Pasqua che alla fine della scuola.
Quando il pullman parcheggiò nel cortile esterno dell'istituto e fu l'ora di scendere e riprenderci le valigie, le famiglie aspettavano i ragazzi per riportarli alle rispettive abitazioni.
《Antonio, tu devi venire con noi perché tua madre è occupata》esordì nostro padre.
"A spennare gente" voleva rispondere lui. 《Grazie, signor Rinaldo》rispose invece.
Salirono in macchina e lei parlò al padre del viaggio; lui a malapena le diede ascolto.
Quando l'auto imboccò il Viale dei morti ammazzati e cominciarono a stagliarsi in lontananza i casermoni, mia sorella avvertì un senso di oppressione che nemmeno il desiderio per Manuel riuscì a spazzare via: più sognava di scappare dal Quartiere, più quel posto maledetto, con le sue regole non scritte e i suoi abitanti segnati, le ricordava che nessuna via di fuga era possibile.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora