La notizia dell'arresto di Italo fece il giro del Quartiere, facendone sprofondare gli abitanti in uno stato di agitazione, dubbio e connivenza.
Ovviamente il commissario Fortis e l'ispettrice Pellegrino tornarono con ancora più frequenza di quando era stato ritrovato il cadavere di Sara.
Fecero a chiunque domande su Italo, sul contesto in cui era cresciuto e su come e quando aveva cominciato a spacciare: i portinai Bianchi caddero dalle nuvole, alla fine avevano smesso di preoccuparsi di quel loro figlio scapestrato; mio padre per poco non picchiò a sangue Fortis, mentre Francesco rivolse complimenti sconci alla Pellegrino, che tuttavia gli rispose per le rime.
I due poliziotti stavano lasciando il Quartiere, sicuri di aver fatto un altro buco nell'acqua e di trovare le ruote della volante bucate, quando una voce di donna li chiamò.
《Signora Santini, cosa c'è?》chiese Fortis.
《È inutile che insistete, non vi diranno mai niente, qui. Non perché non sappiano, ma perché hanno paura》rispose Laura, guardandosi intorno per sincerarsi di non essere seguita da nessuno.
《Il clima di omertà che c'è in questo posto l'avevamo capito, ma non possiamo smettere di venire qui, è il nostro lavoro》intervenne la Pellegrino.
《Io vi ho avvertiti》concluse mia sorella, prima di sparire tra i vicoli.
Fortis e la Pellegrino si guardarono, prima di salire in macchina.
《Secondo te voleva dirci qualcosa?》domandò lei.
《Ne sono convinto, ma non può parlare. Non può parlare nessuno, ma almeno quello che Laura Santini ci ha appena confessato adesso è già un inizio》rispose lui.***
Fortis ci aveva preso: Laura moriva dalla voglia di parlare, aveva una voglia di denunciare Italo e i suoi traffici che la consumava dentro.
Ormai aveva smesso di parlare anche con me dei suoi sospetti, perché li consideravo campati in aria: dopotutto era sempre in casa, al bar o al ferramenta, in un ambiente senza stimoli, era quasi normale che fosse finita preda dei suoi stessi demoni.
La situazione in famiglia, poi, non era delle più rosee: i viavai di Francesco, Anna e dei Baschetti dal Quartiere a Rebibbia e ritorno, davano conferma a tutte le sue congetture, accumulate nel tempo col silenzio dell'intera famiglia Santini sulle casse di cocaina di cui si riempiva e si svuotava da anni il retrobottega del ferramenta.
Un giorno la situazione degenerò: era domenica e Laura, Giovanni, Mario e Luisa erano a pranzo con Amanda, Francesco, Anna e le loro figlie Rita e Clelia, e Giada.
《Allora, come è andata la settimana?》esordì la proprietaria di casa.
《Devastante, mamma. Sto viavai mi sta ammazzando》sbuffò Francesco.
《Certo, deve essere estenuante portare le arance in carcere a Italo》lo provocò mia sorella.
Tutti gli sguardi dei presenti furono su di lei.
《Laura...》cercò di mediare Giovanni.
《Come hai detto, scusa?》fece il secondogenito di Amanda.
《Ho detto la verità. Mica è un segreto che vai a trovarlo in carcere e ad aggiornare sia lui che Manuel. Sono finiti in cella insieme, immagino. Si sono già scannati, vero?》continuò imperterrita Laura.
《Qualunque attrito ci sia tra loro, ricordati che l'hai creato tu quando eravate adolescenti. Quindi vedi di non soffiare sulle ceneri calde》rimbeccò Francesco.
《Hai fatto anche il dolce, mamma?》intervenne prontamente Giovanni.
《Sì, ho fatto la torta al limone che piace tanto ai ragazzi. Giada, puoi andare a prenderlo?》sorrise Amanda.
《Subito》ubbidì la minore dei Santini, sparendo in cucina e riemergendo col dolce tra le mani.
Amanda fece le porzioni e le distribuì; mangiarono in silenzio, senza dirsi una parola.
Laura fulminò suo marito con lo sguardo.***
Quando tornarono a casa, mentre Mario e Luisa tornavano nelle rispettive stanze, Laura e Giovanni si chiusero nella loro e diedero vita a quel confronto che s'erano tenuti dentro per tutto il pomeriggio.
《Ma come ti è venuto in mente di dire quelle cose a mio fratello?》cominciò lui.
《Perché, non è forse vero che va in carcere a parlare con Italo e Manuel dei loro "affari"?》ribattè lei.
《E se anche fosse, ti sembrano argomenti da tirare fuori a tavola di domenica davanti a dei bambini?》fece l'uno.
《E a te sembra normale che ogni giorno da anni entrano ed escono casse piene di coca e chissà cos'altro nel retrobottega del ferramenta e facciamo tutti finta di niente?》replicò l'altra.
《È sempre stato così, e non solo noi, ma tutti i commercianti del Quartiere fanno lo stesso. Come mai adesso te ne accorgi e sbrocchi?》rimbeccò il primo.
《Perché sono stanca di questo sistema di gente che fa il cazzo del comodo suo e noi zitti, a fare quello che vogliono loro. Chi esegue gli ordini è criminale quanto chi lo comanda, e forse anche di più》rispose la seconda.
《Eppure ci stai in mezzo quanto me, ti credi di essere diversa?》sbottò allora il giovane Santini.
《A differenza tua io non penso che tutto questo sia normale, mentre tu sì. Sei un uomo senza spina dorsale, Giovanni》affermò mia sorella.
Quella notte Giovanni dormì sul divano, e la mattina dopo si assicurò che i bambini non lo vedessero in quello stato; peraltro era sicuro che a Laura fosse ormai passata l'arrabbiatura.
E infatti quel lunedì mattina lei fu tutta zucchero e miele: la situazione sembrava essere rientrata.
STAI LEGGENDO
La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...