Capitolo 14

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Dopo Pasqua mia sorella e gli altri cominciarono a studiare seriamente per l'esame di licenza media - perfino Manuel, che sembrava spacciato.
Parlavano del futuro, formulavano progetti.
《Perché non ci iscriviamo al liceo classico?》fece un giorno Laura ad Antonio.
《Al classico? Noi?》si stupì quest'ultimo.
《Sì, noi. Ti sembra strano?》replicò lei.
《Ma ci hai visti? I licei stanno tutti al centro, e lì non ci farebbero nemmeno entrare...》ribattè lui.
《Al liceo non gliene frega niente da dove vieni. L'importante è che studi e pigli bei voti》gli fece notare la prima.
《Magari è come dici tu. Ma come lo diciamo ai nostri genitori?》osservò giustamente il secondo. La signora Leonardi e nostro padre si lamentavano che i loro figli stessero troppo tempo sui libri e non vedevano l'ora che prendessero la licenze media per andare a lavorare; nella loro mentalità ristretta, se Laura e Antonio avessero passato altri cinque anni a studiare, sarebbero stati considerati un peso inutile e improduttivo da mantenere.
《Un modo lo troviamo》lo rassicurò mia sorella.

***

《Cosa vuoi fare tu?》sbottò nostro padre, quando lei gli comunicò la sua decisione.
《Hai capito benissimo. Voglio fare il classico》rispose Laura.
《Ma sei impazzita? Tua madre e io stiamo aspettando solo che tu ti pigli 'sto cazzo di diploma di terza media per andare a lavorare e portare i soldi a casa e ora te ne esci che vuoi andare al classico, come i signori...》si alterò lui.
《La scuola superiore non è per i signori, sei tu che sei un retrogrado e mi hai fatto credere così...》ribattè con coraggio mia sorella.
La mamma e io temevamo il peggio. Ricordavamo ancora quando, tre anni prima, l'aveva presa a cinghiate sul pianerottolo perché era andata al centro con Antonio.
《Vi prego, restate calmi...》li implorò nostra madre.
《Io sono calmissimo, Maria, è tua figlia che sta fuori di testa, anzi, lo è sempre stata... Il classico!》esclamò nostro padre con disprezzo.
《Puoi dire quello che ti pare, tanto io l'iscrizione la faccio lo stesso!》lo sfidò Laura.
《Tu fai quello che dico io!》l'ammonì lui.
《No!》si oppose lei.
Nostro padre stava per tirlarle un ceffone, quando decisi di intervenire.
《Se Laura studia, può essere solo un vantaggio per te e per tutti noi》ammisi. Non so dove trovai il coraggio. Lui mi guardò incuriosito.
《Sentiamo questa...》mi concesse.
《Se Laura fa il liceo, e magari anche l'università, farà in modo che il bar diventi più grande e più bello. Ci farà diventare ricchi》cominciai.
《Dici?》fece lui, squadrandomi da capo a piedi. Era mia sorella quella che osava sempre sfidarlo, non io, e per questo lo trovava insolito.
《Dico sì. Quelli che studiano non si fanno fregare e gli vengono le brillanti idee per fare i soldi...》continuai, cercando di essere convincente.
《Vediamo come va, questo liceo...》decretò nostro padre. La mamma e io tirammo un sospiro di sollievo. Laura mi sorrise.

***

《Da quando hai imparato a impapocchiare la gente?》mi chiese divertita poco dopo, entrano in camera mia.
《Io non impapocchio nessuno. L'ho solo fatto ragionare》risposi.
《Però ci sta. Tu tra le due sei quella buona. Io sono l'indemoniata》sorrise.
《Secondo te Antonio li ha convinti i suoi?》chiesi.
《Non lo so se ha avuto culo quanto me》replicò lei facendo spallucce.
La risposta le arrivò qualche ora dopo, quando Antonio si presentò a casa nostra con un occhio nero.
《Tua madre non l'ha presa molto bene, vero?》domandò mia sorella.
《No, ha cominciato a dire che voglio fare la bella vita. Però papà l'ha convinta》raccontò lui.
《È riuscito a imporsi?》chiese lei stupita.
《La cosa ha spiazzato anche me. Tu invece?》ribattè il giovane Leonardi.
《È stata Valeria a convincere mio padre》confessò.
《In gamba, tua sorella...》osservò l'uno.
《Adesso dobbiamo prepararci》disse l'altra.
《Che vuoi dire?》domandò il primo.
《Dobbiamo andare all'open day》replicò la seconda, mostrandogliene la brochure di un famoso liceo del centro.
《Ma è roba da signori!》esclamò Antonio.
《Dobbiamo andarci uno di questi giorni, che è aperto al pubblico》spiegò Laura.

***

Non uscivano dal Quartiere loro due soli da prima dell'esame di quinta elementare. Per questo furono ancora più felici di andare a quell'open day, tanto che si misero in ghingheri: sembravano una coppia di provinciali con l'abito buono.
Laura passò tutto il tragitto a guardare fuori dal finestrino con gli occhi spalancati, elencando le bellezze della città; Antonio sorrideva, la voce di lei era come musica per le sue orecchie.
La nuova scuola che avrebbero frequentato era un edificio di inizio novecento, dall'aria austera e imponente.
《Questo posto deve averne viste tante. Se potesse parlare, chissà quante ce ne racconterebbe...》sospirò ammirata.
Dentro era ancora più bello: le parti della scuola non erano tutte dello stesso periodo; le varie epoche si succedevano e si sovrapponevano, sembrava di viaggiare nel tempo.
La presentazione del liceo avvenne nella sala delle riunioni; il preside, circondato dai quadri dei suoi predecessori, da statue greco-romane e dalle bandiere dell'Italia e dell'Europa, sciorinò abilmente tutti i motivi per cui i presenti, una volta conseguita la terza media, avrebbero dovuto iscriversi lì.
Laura e Antonio ascoltarono quel discorso dalla prima all'ultima parola.
《Adesso toccherà leggere qualche cosa sull'Antica Grecia e impararsi l'alfabeto, giusto per non arrivare impreparati...》affermò lei quando tornarono indietro.
Lui sapeva che quel "giusto per non arrivare impreparati" significava che Laura avrebbe imparato l'alfabeto greco dall'oggi al domani.

***

Gli esami di terza media si svolsero a cavallo tra l'inizio e la fine dei Mondiali di calcio 1994.
Il Quartiere era addobbato a festa che nemmeno a Natale: bandiere dell'Italia, striscioni e scritte sui muri accendevano la speranza che potessimo diventare di nuovo campioni del mondo, come nel 1982, l'anno in cui sono nata io.
Le preghiere dei tifosi furono esaudite, gli Azzurri macinavano una vittoria dietro l'altra, mentre uscivano i quadri coi risultati degli esami: Laura e Antonio presero 10, Giovanni 8, Sara 7 e Manuel 6 per il rotto della cuffia.
La sera della finale tra Italia e Brasile nessuno uscì: tutti erano a casa a vedere la partita.
Ammorbati da quell'atmosfera soffocante, Laura e Antonio uscirono sui rispettivi balconi.
《Posso chiederti una cosa?》esordì lui.
《Cosa?》fece lei.
《Tu hai paura di affrontare una nuova realtà? Insomma, la nostra vita si è sempre svolta nel Quartiere, e da settembre verremo catapultati in un altro mondo...》rispose l'uno.
《È da quando eravamo piccoli che sapevamo che il nostro futuro sarebbe stato fuori di qui, e adesso che fai, ti caghi sotto?》lo schernì l'altra. Mormorii contrariati da dentro qualche appartamento indicavano che la Nazionale del Brasile stesse sonoramente bastonando gli Azzurri.
《Non mi cago sotto, semplicemente mi rendo conto che stiamo andando incontro all'ignoto...》osservò il primo.
《Ma noi non abbiamo paura dell'ignoto, Antonio. Ricordi cosa ti dissi quel giorno sul pianerottolo? Noi siamo intelligenti, non ci ferma nessuno》sorrise la seconda.
Un boato disperato si levò uniformemente da tutti i casermoni: l'Italia era appena stata stracciata dal Brasile.

La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora