Tutto è cominciato nella scuola che abbiamo frequentato dai tre ai tredici anni, un grosso edificio di tre piani con i muri rovinati e il giardino rinsecchito.
Era l'unica del Quartiere, perciò comprendeva asilo, elementari e medie.
Di licei e istituti tecnici neanche a parlarne: chi voleva proseguire gli studi doveva andarsene perlomeno al centro, affrontando tutti i giorni traffico, mezzi che non passavano, pregiudizi e brutti voti a prescindere per il solo fatto di provenire da queste parti.
Per questo la maggior parte degli abitanti del Quartiere si erano fermati alla terza media: con quel titolo un lavoro - lecito o illecito - lo avevano trovato tutti.
Che Laura e Antonio avrebbero avuto un destino diverso non lo credeva nessuno, almeno fino al primo giorno dell'asilo.***
Antonio Leonardi era un bambino tranquillo, taciturno e solitario, a cui non piaceva giocare con i compagni della sua sezione, uno degli stanzoni del piano terra dove si trovavano le classi dell'asilo.
Tutto preso da un aeroplanino giocattolo, quasi non si accorse che qualcuno gli aveva tirato in testa un foglio bianco appallottolato: l'artefice era una bambina minuta, tutta pelle e ossa, capelli scuri e occhi neri, grandi e tondeggianti. Quella bambina era Laura, e stava ridendo di lui.
《Maestra!》gridò il piccolo.
《Sì, tesoro?》fece quest'ultima. Cristina Manzi era una giovane donna gentile e paziente, con i capelli biondi e gli occhi celesti, che adorava i bambini.
《Quella bambina mi ha tirato una palla in testa!》continuò lui additando Laura che, sentendosi sfidata, si alzò.
《Non è una palla, scemo!》gli rispose per le rime.
《Piccolina, non si dicono le parolacce ai compagni》la riprese dolcemente la maestra.
《Io gli ho detto che è scemo perché anche la mia sorellina di un anno sa che quello è un foglio e non una palla》ribattè saccente la bambina, guardando prima la maestra e poi Antonio.
《Dai, fatemi vedere questo foglio che assomiglia ad una palla...》decise la donna. Antonio gli consegnò l'oggetto del litigio e lei lo aprì: sulla superficie bianca, con una calligrafia incerta e tremante, c'era scritto "ciao".
Subito il suo sguardo sbigottito scattò verso la bambina.
《Lo hai scritto tu, tesoro?》le domandò.
《Sì!》affermò convinta la piccola.
Allora la maestra prese una scatola di pennarelli, sulla quale c'era un cartello con su scritto "COLORI" a caratteri cubitali, e lo avvicinò a mia sorella.
《Cosa c'è scritto qui?》le chiese gentilmente, con voce un po' timorosa.
《Colori》lesse Laura senza battere ciglio.
La donna decise di chiamare i nostri genitori, voleva assolutamente parlare con loro.***
Fu mia madre ad arrivare, insicura e tremante già allora.
La maestra la accolse nell'aula con un sorriso, per rassicurarla, e lei cercò di ricambiare.
《Bambini, questa è la signora Martini, la mamma di Laura. Salutate...》esordì.
《Buongiorno, signora Martini!》fecero i bimbi, tutti in coro.
《Perché mi ha fatto chiamare, signora maestra?》chiese agitata nostra madre.
《Volevo parlarle di sua figlia Laura》rispose la Manzi.
《Ha combinato qualcosa?》scattò la mamma, subito sulla difensiva.
《No, voglio chiederle una cosa. Lei lo sa che sua figlia sa leggere e scrivere?》domandò l'una.
《Non ci ho mai fatto caso... Mio marito ed io abbiamo sempre molto da fare tra la casa, il bar e l'altra nostra figlia, Valeria》rispose timidamente l'altra.
《Sua figlia ha scritto su un foglio la parola "Ciao" e ha letto la parola "Colori"》spiegò la prima, indicandole sia il foglio stropicciato che la scatola di pennarelli. 《Glielo ha insegnato lei? O suo marito?》aggiunse poi.
《Giuro di no》replicò la seconda.
《Martini, puoi venire qui?》propose allora la maestra, chiamando Laura davanti a tutta la classe. La bimba si alzò. Lo sguardo di Antonio non la perse di vista un attimo.
Quando mia sorella fu davanti alla Manzi, quest'ultima fece un respiro profondo.
《Chi ti ha insegnato a leggere e scrivere?》domandò.
Tutti trattenevano il fiato, curiosi: la mamma, Antonio, il resto dei bambini.
Laura levò i grandi occhi scuri verso la maestra.
《Io!》rispose senza alcuna esitazione.
Fu in quell'istante esatto che Antonio capì che non avrebbe più potuto fare a meno di quella bambina, che neanche per un attimo avrebbe smesso di vegliare su di lei.
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La bambina cattiva [Saga del Quartiere Anceschi]
General FictionQuesta è una storia che difficilmente può essere raccontata senza rifletterci sopra, una storia combattuta e sofferta, di menti eccelse, di luoghi problematici e d'amore. È la storia di Laura, del suo rapporto con Antonio, della sua voglia di cambi...