5.Cosa mi sta accadendo?

603 25 15
                                    

Mi trovo davanti a una struttura apparentemente funzionante, ma sotto chi sa che cosa mi aspetta.
James annuncia preoccupato «C'è solo un avversario, ma più che un uomo è una bestia!» 
«Guarda che potrei essere spappolata io, non tu!» Sogghigno, tuttavia ricevo solo un occhiata omicida.
Indosso il mio solito completino. Mi sfugge un sorriso pensando a Michael e a tutto il resto. Sento il megafono pronunciare i nomi dei due sfidanti: è ora!
Sferro due pugni in aria per riscaldarmi e salgo sul ring. James non aveva torto, è enorme, nonostante tutto, non ho nulla di cui preoccuparmi, forse è solo un ammasso di muscoli e niente cervello. Poi io ho la mia arma segreta, i ricordi che mi affiorano quando sono arrabbiata...
Inizia l'incontro con il suono della campanella, ci fissiamo nel tentativo di scrutare il punto debole dell'altro. Quest'ultimo non trapela né dai miei occhi né dai suoi. Sferra un pugno frustrato che schivo facilmente, però, non so come, scorgo tra la folla un po' in disparte degli occhi colmi di rimprovero: sono quelli di Michael. Non c'è solo lui, sono presenti tutti. Un pugno mi colpisce il naso facendomelo sanguinare, è bastato un istante di distrazione e... Un altro gancio mi colpisce il sopracciglio. Sento un liquido caldo scendere, questo è troppo! Pugni velocissimi e fortissimi  colpiscono lo stomaco dell'avversario facendolo inginocchiare e per concludere questo dannato incontro. Gli do un calcio sullo sterno facendogli interrompere il respiro. Non contenta, gli sferro il colpo di grazia in volto. Finalmente cade a terra privo di sensi. Scendo da questo ring. Sono completamente fuori di me! Come osano venire qui e poi non conoscevano questo posto, vuol dire che mi hanno seguito!?
Sfondo con un pugno senza guantoni la panchina dello spogliatoio, le nocche sono ferite e fanno male mentre pulsano. La porta si spalanca ed entrano solo Michael e Betany, poiché la stanza è troppo piccola per ospitare tutti.
«Non guardarmi in quel modo! Non hai il diritto di seguirmi! Me ne sono andata, tu eri il mio medico, punto!» Quando lo indico furiosamente con la mano dolente, lui guarda il sangue che fuoriesce dalle nocche, dal naso e dal sopracciglio. «Siediti!» Ordina in tono perentorio, io esclamo su tutte le furie,
«Ma allora non capisc...» Non termino la frase perché mi blocca le braccia vicino al muro e mi sussurra «Non dimenticarti della droga...» Lo spintono via e dopo aver preso il borsone esco dalla stanza. Ho gli occhi puntati addosso di tutta la famiglia. Perché?! Come ho fatto a cacciarmi in questa situazione!?
In macchina aleggia un insolito silenzio. Una volta arrivati a casa, Mike mi conduce in bagno ove mi medica. Abbasso lo sguardo, ma lui mi alza il mento con due dita...

MICHAEL:
Quando mi guarda nuovamente, mi accorgo delle lacrime trattenute dalle palpebre. Scende dallo sgabello e corre in camera da letto sbattendo la porta.
«Sasha?» Chiedo bussando, sento un singhiozzo strozzato.
«Ti prego lasciami stare!» Sono esitante per quanto riguarda la sua richiesta, tuttavia, alla fine, vado di sotto dove mi attendono tutti.
«Abbiamo sbagliato noi, ha ragione lei, non possiamo farci nulla, sono sue le decisioni».
Sam esclama «Ma chi l'ha mai pensata e voluta?!»
Betany furiosa urla «Neanche tu fai parte della famiglia, ma ti abbiamo accolta perché stai con mio fratello. Io voglio bene a Sasha e tu non hai alcun diritto di decidere se può rimanere o meno!» Poi va in camera sua. Mia moglie mi chiede con lo sguardo di andare da lei ed io annuisco.
«Hey» La chiamo chiudendo la porta,
«Perché piangi?» Continuo- Le sue spalle tremano convulsivamente, segno che sta singhiozzando.
«Sasha sta soffrendo da molto tempo, avevo qualche sospetto prima. Ma dopo tutto il rancore, che ho visto esplicitamente al combattimento...» Mi abbraccia e continua «Io sono stata fortunata ad avere te come padre e Carmen come madre, ma se a lei non fosse accaduto lo stesso? Dopotutto non li dimostra diciotto anni e poi quando parlava al telefono ha detto che era scappata in America...»
«So che sei molto sensibile, però devi cercare di esternarti dalla vita altrui. Comunque se lei ha qualcosa, noi lo scopriremo... Perché non le vai a parlare, ho notato che eravate legate durante la battaglia di neve». Lei annuisce mentre si asciuga le lacrime.

SASHA:
Qualcuno bussa alla porta ed esclamo «Siete proprio duri, eh?!» La porta si apre e fa capolino il volto di Betty.
«Non sono in vena. Cosa c'è?» Chiedo con acidità. So perfettamente che lei non si merita questo comportamento da parte mia, ma davvero mi hanno fatto uscire di senno. Lei fa spallucce e chiede «Cosa ti provoca tanta tristezza e rabbia?» Sgrano gli occhi, menomale che ho lo sguardo puntato verso il basso.
«Senti, io non sono né quella che si piange addosso né quella che si stampa un sorriso falso in faccia e va in giro dicendo che va tutto bene». E lei insiste «Non ti ho chiesto che tipo sei». Un po' mi innervosisce la sua determinazione e così la congedo in fretta «Betty sono stanca» lei sospira, annuisce e se ne va.
La notte scorre lenta e colma di riflessioni, perché prima ho pianto? Ho abbassato un attimo la guardia ed è successo? No, non credo, mi sentivo come se avessi deluso qualcuno.

La mattina tutti sono già svegli, in realtà sono io che sono scesa al piano di sotto il più tardi possibile.
Sam e Christian giocano con la Wii, Betany legge un romanzo, Paul e Melany si sbaciucchiano mentre Carmen prepara il pranzo dato che sono le undici.
«Ciao, Michael ti aspetta nel suo studio, la stanza di fronte alla tua» afferma la donna intenta a pelare le patate. Annuisco e salgo nuovamente le scale. Busso e lui esordisce «Vieni». Entro e noto che, su una pesante e antica scrivania di mogano, ci sono scartoffie di ogni tipo. Michael esamina l'ultimo foglio corrugando la fronte e poi l'adagia sugli altri posizionati ordinatamente.
«Siediti, che gli argomenti da trattare sono piuttosto numerosi» la sedia pesante in legno scricchiola leggermente quando la sposto e poggio, sedendomi, le mani sui poggioli a zampa di leone.
«Cosa c'è?» Chiedo un po' nervosa, ma non ne ho motivo di esserlo, giusto?
«Come si chiamano i tuoi genitori?» Mi correggo, ho il motivo di essere nervosa.
«Che t'importa!»
«Sei stata adottata?»
«Quando mi hai salvato hai detto di non volere niente, beh le miei informazioni non sono proprio nulla...»
«Ascolta Sasha, io lo faccio in qualità di medico. Hai un documento falso, non sei affatto maggiorenne, per me hai sedici anni. Ad ogni modo, mediante delle visite posso confermare i miei sospetti, se così dovesse risultare, io dovrei consultare i tuoi genitori... Oppure i servizi sociali». 
«Ho un responsabile, nel caso dovessi dimostrare che non ho diciotto anni, ma ci tengo a puntualizzare che sono solo tuoi sospetti!»
«Vorrei sapere il nome e il numero di telefono per contattarlo» chiede serio,
«Non puoi fare indagini su di me!»
«Sono obbligato a farlo, tu vali troppo per sprecare il tuo tempo per quegli incontri!»
«Cosa sai tu di chi sono e quanto valgo! Non sai nulla!» Urlo con le lacrime agli occhi, a causa di esse vedo tutto sfocato. Inconsapevolmente mi alzo in piedi e sbatto le mani sulla scrivania di mogano.
«Non so niente è vero, ma perché non mi aiuti tu dicendomi qualcosa?» Suggerisce in tono calmo, lo guardo mordendomi il labbro riflettendo.
«Mi dispiace non c'è la faccio» mi volto e vado via. In camera le lacrime non le trattengo ed escono copiose, ma cosa mi sta succedendo? Io sono forte non posso piangermi addosso!


Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora