19. Tu sei diversa

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I pochi lampioni illuminano il marciapiede. Il panorama è molto diverso da quello cui ero solita ammirare con Nick in Italia: i lungomare che conosco dall'infanzia, il mare notturno illuminato da scarse lampare disperse in quella distesa cristallina... Non riesco a dimenticare tutti questi ricordi poiché mi basta guardare Jacob e i suoi occhi rappresentano nitidamente tutti gli elementi così familiari che ho appena descritto.
«Allora, vogliamo continuare il nostro gioco?» Chiede appoggiandosi al passamano e rivolgendo gli occhi oltre l'orizzonte scuro,
«Va bene, verità». Lui riflette e poi sorride «Perché non ti apri facilmente con le persone?» Mi appoggio alla ringhiera, guardando dalla parte opposta rispetto a quella che cattura i suoi sguardi,
«Sono diffidente, perché esse possono presentarsi come in realtà non sono. Un esempio è Daniel... Anche tu però non parli molto e te ne stai per i fatti tuoi» lui abbassa gli occhi sulle sue mani,
«Beh credo che tutte le ragazze, eccetto te, mi conoscano meglio di quanto mi conosca io stesso». Scuoto la testa «Solo perché te le fai tutte non vuol dire che sei il vero tu». C'è un attimo di silenzio, poi lui lo rompe con «Tocca a me: obbligo!» Sussurro «Beh dato che si gela se ci fosse il mare ti obbligherei a buttartici, ma qui non c'è». Lui si volta «Non sarà proprio il mare, però...» Mi prende per la mano e inizia a correre in direzione della macchina. Non so di quale possibile mare parli, almeno che non intendi i suoi occhi caraibici.
«Ci vorranno come minimo dieci minuti, quindi mettiti comoda che si vola un po'!» Dice divertito appena saliamo in auto.
Ci fermiamo, ma non si vede nulla, così lui lascia accesi i fari della BMW.
«Un fiume, fai sul serio!?» Lui annuisce e si inizia a spogliare lasciandosi solo i boxer. Corre e si tuffa, non ci credo che lo ha fatto!
«Devo ammettere che è fredda». 

Io esclamo ridendo a crepapelle «Perché dovrebbe esserlo? Non siamo mica a gennaio!» Ride e poi un sorriso malizioso gli si dipinge sul volto «Ora tocca a te!» Indietreggio appena vedo che si sta dirigendo verso di me «Non credo proprio!» Dichiaro, mi volto e inizio a correre, tuttavia all'improvviso una presa forte e rassicurante mi cinge le spalle bloccandomi. «Io credo proprio di sì!» Mi sussurra all'orecchio abbracciandomi praticamente da dietro. Poi mi solleva a mo' di principessa e mi butta senza alcuna delicatezza nell'acqua. 

«Mi sorprende che non ci siano i pinguini a farci compagnia!» Balbetto tremando,
«Verità» si avvicina e afferma,
«Mi odi ancora?»
«Non ti odio, forse non ti ho mai odiata... Obbligo o verità?» Ci penso su, cosa può essere peggiore di trovarsi in piena notte in un fiume con i cubetti di ghiaccio che galleggiano? «Obbligo» lui sorride nella fioca luce i suoi occhi brillano di: desiderio. «Ti obbligo a baciarmi!» La sua voce esce rauca,
«Solo se poi non te ne vai e mi dai tutte le spiegazioni che voglio». Lui annuisce. Mi avvicino, egli  posa una mano sulla mia schiena, l'altra sulla guancia indugiando un po' sulla mandibola. Le nostre labbra si uniscono eliminando la distanza. Spontaneamente le mie mani si posano sui suoi addominali. Poi i suoi baci proseguono sulle clavicole, i suoi tocchi sono delicati come neve che si adagia lentamente al suolo, ogni bacio è un brivido, ma non quello che si prova quando si ha freddo: è diverso, ti scompiglia lo stomaco, ti abbandoni completamente a lui. 
Scatto all'indietro quando sento la zip del vestito aprirsi lentamente,
«Io non sono come le altre» lo ammonisco semplicemente. Lui mi interrompe «Lo so, volevo solo averne la certezza. Comunque l'obbligo non lo prevedeva». Perché voleva averne la certezza? Saliamo sulla sponda e il vento non ci risparmia le sue folate,
«Togliti quel vestito e infilati la mia camicia almeno è asciutta» annuisco e poi ordino «Girati e non provare a sbirciare!» Alza le mani in segno di innocenza, ma lo conosco abbastanza da sapere che è tutt'altro che innocuo. «Voi ragazze dovete fare molta ginnastica per indossare i vestiti e tirare fino a su le cerniere», sorrido «Già...» Abbottono la camicia e mi arriva sopra al ginocchio, almeno non è trasparente poiché grigia. Appena si volta mi schernisce «La prossima volta potresti anche indossare solo la mia camicia che, per quanto sei piccola, ti va come un vestito!» Metto le mani sui fianchi e sbotto «Sei tu che sei troppo alto!» 

In macchina annuncio «Bene: è ora delle spiegazioni!» Lui sorride e poi inizia a parlare tenendo gli occhi fissi sull'asfalto «Tu sei diversa dalle altre ed ora ne ho avuto la conferma, non credere che mi interessano le ragazze come Claire, non le direi niente se non quando e dov'è il prossimo appuntamento. All'inizio è bello quando tutte della scuola ti corrono dietro, ma poi cambi, cresci, tuttavia la tua reputazione non varia. E quando anche la persona che potrebbe interessarti pensa che sei uno che se le fa tutte e non hai alcun rimorso... Beh, provi una sensazione strana». Sto zitta e mi tiro le gambe al petto, lui fa scorrere i suoi occhi su di me e io faccio finta di non vederlo. «Ti ho detto tutto questo e tu non hai alcuna domanda?» Chiede aggrottando la fronte, «Quindi sono la ragazza che potrebbe interessarti?» Sul suo volto prende forma un riso scherno, «Potresti». 

Io annuncio con un'espressione vaga «Se fossi io quella ragazza, dovresti: smetterla di vederti con Claire e poi non baciarmi solamente, ma conoscermi prima un po' meglio... Sempre se sono io» ridiamo entrambi. Finalmente la sagoma sfocata della casa compare tra gli alberi del vialetto. 

«Vado a farmi una doccia» dico salutandolo, «'Notte!» Mi augura e io lo saluto con la mano.
L'acqua accarezza il mio corpo infreddolito, Charly irrompe in quel vapore rilassante,
«Sei una stupida a fidarti di lui». Esco dalla doccia decisa a non continuare il discordo con il mio carissimo subconscio.
Entro in camera mia, è completamente buia e triste, accendo la luce e così prende forma il corpo di Nick,
«Che ci fai qui?» Sussurro, lui si alza e poi ammette «Mi dispiace per quello che hai sentito oggi pomeriggio...» Sorrido e assicuro «Nicolas, è normale che voi facciate delle cose, non ti devi scusare». Lui annuisce, ma prima di uscire mi chiede «Hai qualcosa da dirmi?» Oh cavolo! «Ehm, sono uscita con un ragazzo, all'inizio sembrava affabile... Poi però si è rivelato completamente l'opposto».
Lui sgrana gli occhi e poi le parole gli escono meccaniche e inespressive dalla bocca «Cosa ti ha fatto?» Ma perché non posso andare mai a letto quando dico io e non svolgere un'apocalisse prima?! «Non ha fatto nulla. Me ne sono andata prima che potesse fare qualcosa». Lui punta i suoi occhi nei miei e non dice nulla. Mi fissa come se potessi iniziare a parlare con tutt'altro che la bocca.
«Va bene, c'è altro?» Rispondo ma non scendo troppo nei dettagli altrimenti sarebbe capace di sfondare una parete e cercare in tutta la città quel lurido bastardo,
«Beh, ho fatto un giro con Jake e ci siamo baciati, ma non è la prima volta». Confesso tutto d'un fiato, «Cosa stai facendo? Cos'hai in mente?!» Chiede sconcertato sedendosi senza alcuna delicatezza sul mio povero letto. «Niente! Era un obbligo, poi posso divertirmi un po' anche io, non credi?» Dico alzando le braccia al cielo, lui si alza e va verso la porta, tuttavia esordisce «Ti puoi divertire, ma non con lui che usa tutte le ragazze e non fa eccezioni. Io ti conosco e dopo un po' ti togli la maschera che ti sei creata, sarà proprio in quel momento in cui lui ti farà male. Sasha, ragiona, non voglio vederti soffrire ancora! Sta con Claire e bacia te, ma che razza di idiota è!?» Io senza pensarci due volte assumo le difese di Jake «Ma lui e Claire si usano, non si amano o almeno lui non prova nessun sentimento nei suoi confronti!» Lui sospira e le sue parole mi colpiscono «E per quale criterio dovrebbe amare te?» La porta si richiude alle sue spalle lasciandomi sola alle quattro e mezzo del mattino.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora