47. Ritorniamo lì

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Mi guardo intorno, non c'è più nessuno, Carmen tra un po' esce per alcune commissioni e, a me, non va di restare ancora a casa. Jake sembra leggermi nel pensiero, infatti dichiara «Va' a cambiarti, ti porto a fare un giro in moto» annuisco e corro di sopra.
L'enfasi svanisce ad ogni pantalone che indosso. Opto per un jeans, mi guardo allo specchio arriccio il naso vedendo le anche troppo sporgenti. Ho perso tutta la muscolatura, ma sento che con essa se n'è andata una gran parte di me. 

Scendo di sotto, con una felpa in mano, saluto Carmen che mi fa cenno di andare verso il garage. Il sole settembrino mi accarezza la pelle, chiudo gli occhi e resto a crogiolarmi un po' sotto quest'oro delicato e caldo.
«Vuoi restare lì tutto il giorno o portare le chiappe qui e montare in sella?» Chiede una voce che conosco fin troppo bene. Apro gli occhi e vedo lui appoggiato ad una motocicletta che non conosco. «L'hai cambiata?» Chiedo titubante, «Si era un po' vecchiotta e poi questa è migliore», sgrano gli occhi «Scherzi? Aveva solo due anni!» Lui sbuffa e mi porge un casco mentre domanda «Vogliamo restare qui a elencare i motivi per cui ho cambiato moto, oppure salire e farci un giro?» Alzo gli occhi al cielo e mi avvicino, «Ecco un altro motivo per cui non dovevi comprare questa moto: non riesco a salirci». Sbuffa e inaspettatamente mi prende per i fianchi e mi ritrovo sulla sella, «Se ti dicessi che l'ho fatto apposta così da doverti prendere in braccio?» Faccio una smorfia «Sei il solito». Lui sorride come un bambino che ha ottenuto la caramella dietro cui sbavava da tre ore. Quest'espressione non riesce a non strapparmi un sorriso. Senza indugiare ulteriormente, sento il motore azionarsi con un ruggito ancora più rumoroso dell'altra moto.
Vedo la città sfrecciarci ai lati, mi tiro su la lampo della felpa. Dopo una decina di minuti le case diventano sempre più rare da vedere, fino a lasciare il posto ai campi di grano e ai pascoli.
Ci fermiamo, ma non capisco dove siamo.
«Non ti ricorda nulla questo posto?» Scuoto lentamente la testa, mi guardo intorno, ma non mi ricordo proprio di essere stata qui. Jacob si mette in spalla lo zainetto che ha cacciato dal bauletto della moto. Mi sorpassa e si dirige deciso verso un punto sconosciuto, calpestando l'erba verde ancora cristallina per la fugace carezza della rugiada.
«Ora ricordi?» Chiede indicando un fiume, anzi il fiume dove lo obbligai a buttarsi. Sembra passata un'eternità da quella realtà spensierata. Annuisco sorridendo ai ricordi, lui si allontana un po' lasciandomi lì ad elaborare e a mettere in ordine le mille domande che mi stanno riempiendo la testa.
«Ho portato anche i costumi, qualora volessimo farci un bagno» dichiara Jake. Quando vede la mia espressione perplessa chiarisce «Mia madre me ne ha dato uno di Betany». Annuisco e mi siedo sulla tovaglia che ha steso a terra. Inizio a togliermi la felpa dato che, il vento provocato dallo spostamento subito in moto, è scomparso. «Tra un po' farà molto più caldo e desidererai buttarti in acqua».
Dopo due ore il sole è diventato rovente, «Dov'è il costume?» Chiedo. Sorride e indica il suo zaino, lo apro e prendo quel di cui ho bisogno. «Se ti cambi qui, lui ti vedrà nuda, e se ti guardi in torno non c'è un albero dietro cui nasconderti». Charly ha ragione.
«Girati» ordino a Jacob, ma lui non capisce, «Mi devo cambiare e non c'è nessun posto in cui posso nascondermi, quindi girati!» Gli spunta il sorriso malizioso che mi mancava «Ma io voglio vederti nuda». Sento le mie guance andare a fuoco, lui sghignazza, ma fa come gli ho detto. Mi sfilo la maglietta, non mi sono girata anche io di spalle, per controllare meglio se mai si dovesse voltare. Infilo il pezzo di sopra, mi sto sfilando i pantaloni, quando lo sorprendo a guardarmi,
«Ma!» Gli lancio una scarpa, purtroppo però non lo centro, sghignazza. Finisco di cambiarmi, ma infilo nuovamente la felpa che mi arriva poco sopra al ginocchio.
Ora è il suo turno di cambiarsi, «Puoi anche guardare, baby».
«Non ci tengo, grazie» confesso sedendomi dov'era prima lui.
«Ti assicuro che tutte hanno apprezzato» espone malizioso. 
«Ah, questo non lo metto in dubbio». 
«Come fai a stare con quella cosa addosso? Si muore di caldo». Chiede raggiungendomi, ma non si siede, rimane in piedi davanti a me.
«Inizia a tuffarti, io ti raggiungo». 
«Ascolta, ho promesso di non parlare di me e di te insieme, ma non riesco a non vedere che c'è qualcosa che vorresti nascondermi, ma non ci riuscirai perché io scopro sempre tutto». Scuoto la testa sorridendo, mi alza il mento con due dita, «Dai Sasha, dimmelo» sussurra. Il suo sguardo è sincero, mi sento dire «Non riesco a guardarmi allo specchio, non mi riconosco». Lui non smette di guardarmi negli occhi.
«Secondo me sei sempre la stessa, solo un po' più magra, e forse con qualche fissa mentale in più». Gli do uno schiaffetto sulla spalla fingendomi imbronciata. Mi sfilo la felpa, alzo gli occhi e noto con piacere che Jake non sta fissando il mio corpo, le sue attenzioni sono rivolte tutte ai miei occhi.
«Mi sto sciogliendo, ti muovi?!» Mi schernisce, mi alzo lentamente, ma lui mi prende la mano e con uno strattone mi ritrovo in braccio a lui.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora