60. Ho bisogno di Nick... Non di te

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La mattina mi sveglio con mille baci posati su tutto il corpo. Sorrido nel sonno credendo che sia un sogno, ma quando affondo la mano nei folti capelli di Jake, capisco che è la realtà.
«Buongiorno!» Gracchio. Lui mugugna e poi mi prende in braccio, mi infila sotto la doccia, poi mi raggiunge, «Cosa hai in mente?» Chiedo ancora nel dormiveglia, ma il getto di acqua mi colpisce sul petto facendomi trasalire e quindi svegliare. Lui mi guarda sorridendo trionfante e, prima che possa inveirgli contro, mi bacia spingendomi contro la parete fredda che, con l'acqua, si riscalda. Il vapore ben presto ci avvolge, Jacob mi insapona e mi sciacqua. Appena finito mi avvolge in un telo bianco e mi spinge sul letto. Quando lui tenta di fare qualcosa, lo blocco dichiarando «E' meglio non correre troppo, che ne pensi se ci vestissimo e andassimo a fare un giro della città come da programma?»
«Va benissimo».

Ci incontriamo con gli altri sul ponte e per oggi ci tocca fare un bel giro turistico di questa città, e domani, ritorniamo al porto di partenza e alloggeremo in hotel per esplorare anche quella città.
Passeggiamo mano nella mano per tutto il giorno, quasi non ci diciamo nulla, perché sono le nostre mani, i nostri baci, in nostri occhi a parlare. È sera quando saliamo nuovamente sull'imbarcazione, non devo nemmeno cucinare perché abbiamo già mangiucchiato qualcosa al bar accompagnato da un ottimo cocktail.
Mi stendo sul letto e cado in un dormiveglia, infatti sento appena che Jake: mi solleva, mi spoglia e non esita a posarmi qualche bacio tra l'incavo del collo e della spalla, ma sono troppo esausta per aprire gli occhi. Infatti, quando mi adagia nuovamente sul letto e tocco con la testa il morbido cuscino, mi addormento prima ancora di sentire il materasso che si incurva sotto il suo peso.

La mattina mi sveglio presto e sento il movimento delle onde che, con calma, cullano l'imbarcazione. Per farmi perdonare il modo in cui ieri mi sono addormentata, decido di portare a Jacob la colazione a letto. Preparo il vassoio e lo porto in camera, lo poso sul suo comodino e mi soffermo a guardarlo per un secondo sorridendo per quanto è rilassato in questo momento.
Vado in bagno per pettinarmi e mettere in valigia già il mio costume, ma prima ancora che possa mettere in atto tutto quel che ho programmato delle braccia familiari mi stringono da dietro, sento dolci baci sul collo e un bisbiglio «Buongiorno». Tra un segno di affetto e un altro capisco che è Jake, ma fin dall'abbraccio non ne avevo alcun dubbio. Sorrido e mi volto per baciarlo, mi solleva per i fianchi e mi aggrappo a lui stringendo le mani dietro la sua nuca.
Arrivati vicino al letto sia affloscia su di esso, e sorridiamo quando rimbalziamo, «Grazie per la colazione, è buonissima». Punto il mio sguardo sul comodino e vedo il vassoio con il cibo intatto, corrugo le sopracciglia «Ma se non l'hai nemmeno toccata». Lui sorride e mi risponde «Ma l'hai preparata tu, quindi sicuramente è squisita». Scoppio a ridere, poi sento il suo stomaco brontolare «Anche se quel suono è molto sexy è meglio che riempi la tua pancia». Lui alza le sopracciglia e mi schernisce «Sei proprio cotta di me, sei arrivata al punto di trovare sexy anche una protesta del mio stomaco» a mia volta lo rimprovero scherzosamente «Parla di me, ma lei signor Brown, lei che ormai è talmente arrostito che è diventato cenere!» Lui sogghigna e mi posa un bacio sulla punta del naso poi si alza e addenta un cornetto, poi me lo porge e anch'io lo mordo.

Saliamo sul ponte che ormai sono le undici passate, fa freddo, infatti Jake si è messo una giacca a vento. Io però, per non dargli ragione, non mi sono portata nulla, così il primo di tanti brividi mi sale per la schiena. Lui se ne accorge e mi attira a sé, mi fa posare la testa sul suo petto e mi cinge con i lembi della giacca. Io infilo le mani dietro la sua schiena, lui mi sussurra all'orecchio «La solita testarda!» Poi mi posa un dolce bacio sulla guancia. Mi culla assecondando i movimenti della barca, mi sto quasi addormentando quando lui mi scuote un po' e indica le onde, mi volto e vedo i delfini affiancare la barca. Tutti sorridono ed esultano. Quando spariscono nel velluto blu, un po' infreddoliti, andiamo nel salone. Sam se ne va in camera sua, la seguo e busso, lei dice che posso entrare. Chiudo la porta e vedo che sta già sistemando i vestiti nella valigia, «Ti posso chiedere una cosa?» Le domando storcendomi un po' le dita per l'ansia «Certo» afferma e si siede sul letto rivolgendomi tutta la sua attenzione, «Allora io dovrei andare a trovare i miei... Tu come, ehm, come hai reagito quando lo hai visto al cimitero per la prima volta?» Lei resta un po' scioccata come tutti tra l'altro, poi si riscuote e mi risponde «Be' mi sono messa a piangere, come se l'avessi perso una seconda volta». Annuisco, «Grazie...» Mentre sto per uscire mi blocca «Hey, forse non dovresti andarci da sola» io le rispondo «Già, ci avevo pensato». Lei scuote la testa e obbietta «Non credo che sarebbe una buona idea portarci Jacob, forse sarebbe meglio se ci andassi con Nick. Lui ti conosce da più tempo, sa tutte le debolezze e sa come aiutarti». Annuisco, ha ragione, adesso devo trovare il modo di dirlo ad entrambi. 

«Nicolas potresti venire un secondo» lo chiamo quando arrivo in salone. Lui annuisce, dà un bacio sulla guancia a Betty che gli sorride. «Cosa c'è Sasha?»
«Domani vorrei che venissi tu con me».
«Dov... Ah, certo, anche se ero convinto che Jacob fosse disposto a venire».
«Ancora non lo sa che voglio te», lui mi guarda con occhi un po' sbalorditi, «Voglio te come amico secolare. Tu sai cosa ho vissuto e come reagisco a determinate cose, lui no».
«Capito» dalla sua voce comprendo che non è convinto, ma da amico mi supporta nelle mie scelte.

Vado nuovamente in salone, faccio segno di venire a Jake, lui si alza e poi dice «Mi sembra la preside quando ho combinato qualcosa a scuola con i miei amici» tutti ridono, me compresa. Andiamo in camera nostra, e lui si siede sul letto ed io lo seguo a ruota.
«Allora cosa mi vuoi dire?» Chiede, io tiro un sospiro di sollievo, inizio a storcermi la mani e a rivolgere la mia attenzione a qualsiasi cosa sia presente nella stanza purché lui.
«Hey», mi prende il mento tra due dita e mi bacia, ma io sono fredda e non ricambio, così inizia a preoccuparsi.
«Non è una cosa brutta» mi affretto a rassicurarlo e poi deglutisco «Io ho deciso che per andare a trovare i miei ho bisogno di Nick».
«Invece di me» continua, ed è ferito lo vedo, «Non devi essere arrabbiato, lui ed io abbiamo trascorso molti eventi che ci hanno segnato e li abbiamo passati insieme, sono quei momenti in cui accanto devi avere un amico».
«Invece secondo me, come ti apri con me non ti apri con lui».
«Jake...» Lui mi fa cenno che non fa nulla però so che ci sta soffrendo, «È già difficile, ti prego non farmi stare male prima del dovuto». Lui sospira e mi abbraccia, «Scusa è solo che non è molto sensato, però farò come vuoi».
«Grazie» lo stringo forte a me. Restiamo stesi sul letto avvinghiati l'uno all'altra fino a che verso le nove non prepariamo le valige per poi scendere dalla barca alle undici.
Facciamo il check-in molto tardi e, esausti, ci addormentiamo subito una volta giunti chissà come in camera.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora