15. Baci...

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Sasha:
«Devo acquistarmi un bazuca per farti rinvenire dalle braccia di Morfeo!» Trilla Betany,
«Cosa c'è?» Chiedo tirandomi su le coperte che la mia amica mi ha tolto nel tentativo di svegliarmi.
«Ma cosa combini?! Oggi è il tuo primo giorno di scuola!» Appena la mia mente assimila quelle parole scatto in piedi e corro in bagno. Ritorno in camera vestita, lavata e pettinata.
«Betty, dov'è lo zaino?» Lei sorride e me lo porge, do uno sguardo all'interno, vedo i libri e i quaderni che non so da dove siano usciti fuori, lo metto in spalla ed esco. In salone noto tutti con un bicchiere di succo in mano, Carmen me ne porge uno a gusto arancia,
«Ti servirà quando sarai un po' stanca. Ah, quasi dimenticavo, il tuo toast... Se mai dovessi avere fame» la ringrazio con lo sguardo. Certi gesti non sono degni di essere ricompensati con le parole. Anche se è una semplice consegna di uno spuntino, per me significa molto.
«Non devi essere preoccupata, a scuola ci sono solo moltissimi ragazzi, alcuni molto "fighi"» dicendo questo Melany mi fa agitare un po' sul sedile, io rispondo ridendo «Ero calmissima prima che tu dicessi che ci sono molti ragazzi, ora sono leggermente ansiosa». Tutti scoppiano a ridere. Non so se purtroppo o per fortuna, la scuola, con la macchina, è a dieci minuti di distanza da casa. Questa mattina fa davvero freddo, infatti, Michael ci ha accompagnato proprio davanti all'entrata. Luogo in cui scorgo Paul e Sam salutarci con le mani avvolti nei morbidi guanti di lana. Scendo per ultima, sono esitante e credo che Melany se ne sia accorta perché mi prende per mano e mi fa oltrepassare le porte a doppio battente. L'odore di candeggina e di cera per il parquet subito raggiunge le mie narici. Grazie alle indicazione di Melany riesco ad arrivare nella prima aula, sgrano gli occhi quando vedo anche Jacob.
«Carino da parte tua accompagnarmi!» Sibilo a denti stretti passando accanto a lui. Il prof ancora non c'è e l'aula ha a disposizione molti posti liberi. 
«Non c'è di che!» Ribatte Jake senza neanche guardarmi. Vorrei che si incenerisse sul posto. Scelgo il banco più distante dal resto dell'aula, ma soprattutto da Jacob e dal prof sperando di nascondermi e quindi evitare la presentazione in cui ti si chiede di parlare delle scuole precedenti e del motivo per il quale ti sei trasferita. Di conseguenza devi subirti le inevitabili considerazioni mute dei compagni. D'improvviso Charly resuscita: «Ma quando mai le tue speranze si realizzano?» E il complotto mentale ha inizio, perché rispondo al mio carissimo subconscio che è molto più simpatico quando non si sa dove va e mi lascia in pace? Perché certe cose le capisco da me, non occorre che me le ripeti, caro Charly. La mia guerra mentale si arresta di colpo quando il professore entra e subito inizia a cercarmi con lo sguardo. Quando mi vede sul suo volto si dipinge un sorriso a trentadue denti, 
«Ragazzi vi presento la vostra nuova compagna: la signorina Anderson. E' pregata di raggiungere la cattedra». Nemmeno la morte sarà priva del commento di Charly, infatti «Cosa ti avevo detto?» Sghignazza malefico. Mi alzo e vado vicino al professore. Se non l'avessi fatto avrei attirato l'attenzione su di me e poi di sicuro non avrei dato una buona impressione all'insegnante.
«Il suo nome non è italiano...» Inizia e vuole che io continui, ma mi limito ad annuire. Lui non contento chiede «C'è una motivazione ben precisa?» Obbietto con un secco «No». Anche potevo benissimo dire che mio padre è americano e mia madre italiana. Il prof incrocia le braccia e assottiglia le palpebre come se mi stesse studiando. Poi dalle sue labbra esce un'altra domanda «Perché ti sei trasferita qui?» Faccio trascorrere un secondo prima di rispondere pensando più volte alle parole che posso usare per fargli capire che deve troncare la presentazione, senza però sembrare scortese talvolta presuntuosa.
«Una scelta privata» lui annuisce e poi aggiunge «Molto importante, soprattutto perché qui sembra avere un clima polare rispetto alla penisola...» Mi ha fatto ben intendere che gli piacerebbe sapere il motivo, e prima che io possa dichiararmi stufa e che non sono affari suoi, una voce familiare interviene «E' timida. Poi a noi non importa da dove viene e le scelte che ha fatto?» Il mio sguardo e quello dell'insegnante si rivolge a Jacob che è seduto scomposto ed annoiato sulla sedia. 
«Signor Brown, lei sarà il primo ad essere interrogato domani a causa del tono con cui si è rivolto alla mia persona». Io già sono stufa di questo professore. Ritorno al mio banco e non seguo per niente la spiegazione della preistoria. La mia mente è completamente annoiata e si impone su un unico pensiero che riguarda il modo in cui Jake mi ha salvato da quell'interrogatorio. E' vero, l'ha fatto in modo un po' burbero, però il gesto che ha compiuto è ciò che conta, non il modo giusto?  «Se lo dici tu...» Ecco nuovamente Charly.
All'intervallo nessuno mi pensa e questo per me non è affatto un male. Però c'è un affollamento di ragazze che accarezzano e si strusciano addosso a Jacob. Una rabbia sorda si fa strada dentro me. Per fortuna che il tempo che intercorre tra la fine e l'inizio di una lezione è abbastanza breve. E' solo il primo giorno e già non ne posso più, ma un tempo non era così...
Esco dalle porte a doppio battente e aspetto Melany, Paul, Sam e Christian. A Jacob non ci voglio nemmeno pensare, non sopporto i suoi modi di fare. A metà strada Christian e Sam si allontanano per andare a casa di quest'ultima e poco prima di percorrere il vicoletto sterrato che porta a casa, anche Melany e Paul se ne vanno per trascorrere un po' di tempo insieme. Metto le cuffie nelle orecchie e cammino sbandando un po' e abbandonandomi completamente alla natura. Poi sento un tocco sulla spalla che mi fa trasalire e togliere gli auricolari in modo velocissimo, la mia bocca si storce in una smorfia per il dolore all'orecchio. Quando mi volto e vedo che è Jake riposiziono le cuffie e mi giro, ma lui mi sorpassa e si pianta davanti a me e non posso fare altro che fermarmi, ammirarlo e odiarmi perché vorrei fare l'opposto di quello che sto facendo. Mi guarda con i suoi occhi mozzafiato, mi sposta con estrema dolcezza una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio e i nostri occhi si fondono. Con i suoi mari caraibici mi osserva la bocca carnosa, si avvicina ancora di più e abbasso lo sguardo in tempo per vedere le sue mani prendermi il viso, sollevarlo e le nostre labbra si toccano con talmente tanta delicatezza da far nascere un gemito dal profondo del mio cuore e del mio stomaco. Dalla bocca si sposta baciandomi sulle guance e poi un lungo e dolce bacio sulla fronte e  si allontana. Apro gli occhi molto lentamente, ancora interdetta e stordita da tutto ciò che è successo, ma non lo vedo...
Entro in casa, Betty batte le mani e mi viene incontro chiedendomi ammiccando «Come è andata?» le svelo subito quel che vuole sapere,
«Nessun ragazzo, nessun discorso, tutto okay». Si, è vero, tutto andava bene fino a quando Jacob non mi ha baciato. Beh, quel lasso di tempo è stato magnifico, surreale. Vado ad appendere la giacca all'attaccapanni e vedo che c'è anche quella di Jake. Decido di andare in salone dove so per certo che l'avrei trovato. Sono decisa a far finta di nulla, non è possibile che ha il coraggio di baciarmi quando siamo soli e poi scappare come un coniglio, e sono più che determinata a non farmi toccare più da lui fino a quando non mi darà una spiegazione soddisfacente. Raggiungo Nick sul divano,
«Noi andiamo a fare un po' di compere, vuoi venire?» Scuoto la testa e poi motivo il mio dissenso «Ho dei compiti». Sentiamo un gridolino femminile e tutti ci voltiamo verso l'arcata che divide la cucina dal salone. Una ragazza bionda, fisico stupendo, da far invidia anche a Melany che è una promettente futura modella, è avvinghiata alle labbra di Jacob. Quando il lunghissimo bacio termina, Charly suppone «Secondo me, hanno delle bombole di ossigeno al posto dei polmoni!» Affermazione possibile, ma che fa scattare ulteriormente il mio sistema nervoso.
«Vi presento Claire, la mia fidanzata!» Tutti la salutiamo con un cenno della mano e quando vanno in camera di Jake, Nicolas si alza ed esce con Carmen e Betany, lasciandomi sola a riflettere su... Vabbè già sapete la persona. «Claire si dovrebbe tener stretto il suo fidanzato, perché quest'ultimo l'ha appena tradita con te». Già i miei nervi erano a fior di pelle, però, dopo la precisazione inopportuna del mio "carissimo" subconscio, si vedono anche dove la cute è più spessa. L'unica cosa che può calmarmi è fare boxe e non ci penso due volte nel prendere i guantoni ed andare in garage.
Con le cuffie nelle orecchie colpisco il sacco con tutta la forza che ho. Non so il motivo per il quale Jacob mi provoca tanto rancore... O forse lo so e non lo voglio ammettere a me stessa. Non posso permettere al mio cuore di soffrire anche per un ragazzo, non se lo merita ed oltretutto non so se potrebbe sopportarlo. 

Vedo la figura slanciata del ragazzo che occupa la posizione del mittente dei miei pensieri. Tolgo le cuffie, Jacob si avvicina con le mani nelle tasche della tuta senza dire nulla. Io, come mi sono promessa, faccio finta di nulla e colpisco con una forza che non credevo possedere il povero sacco di cuoio. Se fosse stato uno dei miei avversari, con codesto pugno l'avrei atterrato. Si avvicina da dietro, lo noto ma faccio finta di non vederlo. Quando però mi prende per le spalle e mi fa girare e posa le sue labbra morbide e setose sulle mie, la rabbia prevale e gli colpisco, con un pugno, lo zigomo. Ma il gancio destro non è affatto forte come avrei voluto. Solo il pensiero di ferirlo, mi fa soffrire.
«Non mi hai fatto male... Ne sei consapevole?» Gli rispondo «Cosa ci posso fare se i tuoi neuroni recettivi non funzionano?!» Si avvicina ed io mi allontano. Quando finalmente capisce che deve prendere le distanze da me, se non ha intenzione di fare sul serio, sussurra cercando una conferma alle sue supposizioni «Perché lo hai fatto?» Assottiglio le palpebre desiderando con tutte le mie forze che si polverizzasse e poi sbraito «Non puoi baciarmi come se non fosse niente. Presentarti con Claire e baciarla come hai fatto con me appena cinque minuti prima, non è giusto né per me né per lei!» Lui ride e esclama sorpreso «Sei gelosa?» Vedo completamente rosso dalla rabbia, è pericoloso giocare con me quasi quanto giocare con il fuoco,
«Non sono affatto gelosa, solo che non puoi scherzare con me!» Lui fa spallucce e chiede come se fosse la cosa è più ovvia del mondo «Cosa c'è di male in un bacio?» Si avvicina e mi bacia prendendomi alla sprovvista. Gli do una ginocchiata nelle parti basse, stavolta non mi provoca nient'altra emozione se non soddisfazione quando lo vedo piegarsi su se stesso ed imprecare. Per completare la mia opera gli dico «Non può farti tanto male se non hai le palle!» Un sorriso compiaciuto mi si dipinge sulle labbra uscendo dal garage e saluto Michael vedendolo entrare nel vialetto. Appena scende dalla sua Maserati chiede «Jake sta bene?» Mi volto nella sua direzione e vedo che è ancora piegato su se stesso, poi rispondo in modo risoluto «Sì, sta recuperando fiato, ha fatto qualche addominale... Entriamo in casa, fa abbastanza freddo». Mike mi sorride e mi posa un braccio sulle spalle prima di entrare e sederci vicino al camino. «Certo qualche addominale, bella scusa!» Per la prima volta rispondo con un cortese grazie a Charly. Forse per questo sta nevicando.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora