Jacob:
Mi rinfresco e vado da Sasha. La vedo sul letto rannicchiata, non mi rivolge nemmeno uno sguardo. Mi avvicino, ma con voce meccanica e flebile dice «Vattene, m-mi hai fatto d-del male». E' in uno stato... Non so come descriverlo, mi ha causato dolore vederla così. Per tutto il tempo in cui lei non c'è stata, io non ho baciato né toccato nessuna ragazza, perché pensavo solo a lei.
Nick apre la porta, appena mi nota fa per chiuderla, ma lo blocco «Me ne stavo giusto andando», affermo. Siamo diventati amici, ma solo dopo aver fatto a botte quattro o cinque volte. Lui, il primo mese, riteneva che fossi io la causa della partenza di Sasha, d'altronde come biasimarlo.
Vado di sotto e, dato che è domenica, nessuno è andato a scuola. Le ragazze dormono mentre Christian gioca alla play insieme a Paul. E' mattina, non ho il coraggio di chiedergli se gli va di bere, di solito io e Nick usciamo insieme a loro. Ora non so che fare, mi rifugio nella mia stanza per non commettere cavolate, prendo un foglio e inizio a disegnare.Nicolas:
E' rannicchiata, debole e magra: non è più lei, sta peggio di quando è accaduto l'incidente. Mi avvicino, cerco di separarle le mani che tengono strette le ginocchia al petto, ma la sua risposta è quella di irrigidirsi ancora di più. Mi siedo sul letto, sto per sfiorarle la guancia, però lei stringe le palpebre... Come se si stesse preparando a ricevere uno schiaffo. Mi si contorce lo stomaco dalla rabbia, «Vuoi mangiare qualcosa?» Le chiedo, ma non ottengo nessuna risposta.
«So che abbiamo litigato, e mi dispiace di questo, però devi permettermi di aiutarti»
«Tu mi avevi promesso che saresti rimasto vicino a me, invece quando subivo... Tu non c'eri» sussurra sempre con lo sguardo perso nel vuoto. E' vero, è lei che si è allontanata, ma io ad un certo punto l'ho respinta come quella volta nel parcheggio dopo il mio ultimo incontro.
«Lo so, scusami» sibilo. Lei mi guarda per un secondo ed annuisce impercettibilmente, poi rivolge gli occhi nuovamente nel vuoto.
Resto lì in silenzio fino a che non sento Carmen annunciare che il pranzo è pronto. Dopo poco Betany entra nella stanza e mi sorride per diffondermi coraggio, si avvicina e mi posa una mano sulla spalla, gliela accarezzo e mi alzo. «Ci vediamo dopo» bisbiglio a Sasha, ma non troppo vicino, non voglio farla irrigidire perché questo comporterebbe passi indietro.Più tardi le porto un piatto, lei non lo guarda nemmeno, «Mangia un po'». Non si muove, la metto a sedere, il lato su cui era stesa è un po' arrossato, prendo un cucchiaio e glielo porto alle labbra, lei non le schiude subito, ma solo dopo qualche secondo.
Finisce quasi tutto il piatto, ma ad un certo punto si alza e corre in bagno, la vedo ripiegata sul water scossa da brividi, le tengo i capelli e le accarezzo la schiena. Una volta finito scarica e si siede a terra appoggiando la schiena alle mattonelle fredde. Prendo un asciugamano, lo bagno un po', glielo passo sul labbro da cui sta uscendo il sangue, si è riaperto il taglio che aveva. Le sfioro lo zigomo con il panno umido, ma smetto appena vedo la sua espressione sofferente. Per la prima volta ha gli occhi chiusi, ma non sta dormendo, le mani sono posate delicatamente in grembo. Vedo Jake venire verso di noi, ma lo fermo fuori alla porta, «Non sta bene, se ti ha respinto non venirle vicino, non voglio che si stressi ancora di più». Lui annuisce e si volta con le spalle ricurve.
Michael arriva con le mani posate sui fianchi, «Jacob ha detto che non sta bene», annuisco e gli spiego tutto. Lui dichiara «Non vomiterà più fino a quando non mangerà di nuovo, quindi se lei vuole, puoi portarla in camera sua».Michael:
«Vuoi ritornare nella tua stanza?» Chiede Nick, ma non riceve risposta. La prende a mo' di sposa e lei farfuglia «Ti prego Thomas, non farmi del male, per favore». Incontro gli occhi di Nicolas e dal suo sguardo capisco che niente in vita sua lo ha dilaniato così tanto. Gli poso una mano su una spalla, la lasciamo riposare. Una volta chiusa la porta lo incoraggio «Non ti puoi abbattere, sei l'unica persona da cui si fa toccare. Anche se ti chiama con un altro nome, devi resistere perché, secondo me, sei l'unico che può farla rinsavire». Lui se ne va non molto convinto delle mie parole.
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Non scrivere mai la parola fine
RomanceSasha è una ragazza che dell'adolescenza ha vissuto poco e niente, eccetto per le birre e i pacchetti di sigarette vuote che la circondano a tarda notte dopo che, piena di lividi, ha terminato gli incontri di boxe. Una notte, che sarà decisamente d...