31. Quella maledetta poltrona

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Appena ritorno dentro la grotta soffocante, la puzza di tabacco mi attanaglia la mente.
Noto Thomas ed il capo vicino al bancone che stanno bevendo nervosamente wiski. Mi avvicino a loro timorosa di quel che potrebbero dirmi. Thomas si volta verso di me ed esclama «Dove sei stata?!» Mi guardo intorno, balbetto «Fa caldo qui...» M'interrompe e confessa «Non m'interessa. Non avrei mai voluto chiedertelo, ma c'è bisogno che tu oggi salga sul ring. Uno dei nostri ha perso, io o mio padre non intendiamo di certo perdere quella somma di denaro, però capisco se dovessi tirarti indietro». Interiormente sorrido perché non si sono insospettiti come temevo. «Salirò sul ring, ma solo con il mio completo e i miei guantoni!» Thomas sorride, mi afferra la mano portandomi nella sua stanza. Una volta che siamo soli chiude la porta e si siede sulla poltrona: quella dannata poltrona. «Li stanno portando» allude agli indumenti.

Dopo qualche minuto, io ho lo sguardo basso per non incontrare quello di Tom. Tiro un sospiro di sollievo appena ho il cambio, sperando di potermi finalmente sottrarre allo sguardo cocente di Thomas, tuttavia erravo di grosso. «Dove vai? Cambiati qui» propone sorridendo il proprietario degli occhi felini, «Ma non c'è un bagno» gli faccio notare. «Non ti serve e non è la prima volta che ti vedo nuda». Sì, ma quella volta io non potevo farci niente, ero alla tua mercé e in qualche modo assurdo lo sono anche ora. Se mi sottraessi, inizierebbe ad avere qualche sospetto dato che, non molte sere fa, gli avevo proposto di dormire insieme. 

Appena ho finito di infilarmi i guantoni, Thomas si avvicina e sussurra «Lascia che ti auguri buona fortuna a modo mio». Inizia a baciarmi la mandibola, ogni cellula che tocca con le sue labbra alcoliche si ribella, i miei neuroni protestano, tutto il mio corpo si oppone a lui. Il ripudio mi attanaglia la mente, tuttavia resto immobile, non posso commettere passi falsi.

Fortunatamente la campanella mi libera da Tom.

Salgo sul ring, all'avversario non concedo un istante di tregua. Dopo qualche minuto dall'inizio, lui è già situato a terra privo di sensi. Non ha avuto nemmeno il tempo di torcermi un capello, so che avrei dovuto incassare qualche pugno, ma oggi ero talmente carica che non mi sono accorta di quanto fossero forti i miei colpi. Rivolgo lo sguardo verso la "tribuna" su cui sono seduti comodamente: il capo e il figlio coperto di tatuaggi. Mi sorprendo nel vederli sorridenti, il capo alza un bicchiere pieno, di non so quale alcolico, verso la mia direzione facendo un gesto con la testa, come se approvasse la mia decisione di mettere subito al tappeto l'avversario. Vado nella stanza di Thomas sapendo che lui è lì e mi attende.
E' su quella poltrona, con lo sguardo fiero rivolto verso me, si alza in piedi e mi bacia in modo selvaggio, inizia a strapparmi i vestiti di dosso, «Fermati, per favore!» Dico, ma lui non smette allora esclamo «Fermati!» Lui obbietta «Te lo puoi scordare!» Devo usare tutte le mie energie per non piangere, purtroppo non posso fermarlo con pugni o calci, altrimenti non arriverei a domani. Non solo devo astenermi dall'urlare, ma devo rispondere ai suoi baci, alle sue carezze. Quasi mi assale un conato di vomito quando nella mia mente appaiono: i denti laccati d'oro, luccicanti a qualsiasi potenza vi sia la luce proiettata; le pupille da felino che osservano ogni piccolezza, ogni sfaccettatura che prima di allora era rimasta coperta dai vestiti. Quest'ultimi giacciono a terra, li osservo sperando che in qualche modo assurdo possano prendere magicamente vita e possano ricoprire la mia pelle sopportatrice, ma allo stesso tempo infantile. Stavolta non era come quella precedente, dove mi aveva tolto giusto il necessario per svolgere i suoi comodi. No, questa volta il mio incubo si sta rivelando completo: tutta nuda, in balia di quel felino affamato di qualcosa che avrei evitato volentieri di offrirgli, però non potevo e posso oppormi. Cerco di assecondarlo, niente in vita mia è sembrato così difficile.


Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora