62. Ne sei sicura?

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Jacob:
Guardo il telefono che segna le sei di mattina, oggi dobbiamo andarcene. Non so se essere felice, questo posto mi piaceva, soprattutto la barca. Sasha si muove al mio fianco, si scopre involontariamente, non tento nemmeno di coprirla nuovamente perché so che a momenti aprirà quegli occhioni da cerbiatto. «Ciao».
«Ciao, dormito bene?» Chiedo, «Si, tu?» Gracchia lei stiracchiandosi. «Vuoi la verità?» Lei annuisce, io la guardo ancora per un secondo e poi fisso il soffitto, «In realtà non ho chiuso occhio».
«Perché?»
«Dei pensieri mi frullano in testa».
«Vuoi parlarne?» Ci penso parecchio su e poi decido di non dirle nulla perché non voglio stressarla ulteriormente. «Che ne dici se ci facessimo una doccia insieme?» Propongo per cambiare discorso, lei annuisce. Ci infiliamo sotto l'acqua calda, la bacio, ma niente di più. Lei ha capito che qualcosa non va, forse la faccio star male ancora di più tenendola all'oscuro, però proprio non ce la faccio a dirglielo.

Quando usciamo dalla doccia ci asciughiamo e facciamo le valigie molto velocemente poiché non abbiamo cacciato chissà cosa. Andiamo al piano terra per fare colazione, troviamo Michael e Carmen. Mio padre capisce che sono sovrappensiero, così mi chiama in disparte. «Cosa c'è che non va?»
«Wow, non provi nemmeno a raggirarmi, vai dritto al punto... Vabbè sei sempre stato così. Ho paura di perdere Sasha, questo timore l'ho sempre avuto, però qualcosa mi dice che la sto perdendo involontariamente e inconsapevolmente».
«Cosa te lo fa credere?»
«Non lo so, è una sensazione» scrollo le spalle come a volermi togliere quest'oppressione di dosso. «Lei ci tiene parecchio a te, lo sai vero?»
«Si lo so... Dobbiamo andare, sono arrivati gli altri». Guardo la mia ragazza, non tocca cibo, accarezza con la forchetta il piatto però così debolmente e delicatamente che non si sente alcun rumore. Nicolas mi guarda ma non con aria aggressiva, nemmeno preoccupata, come se sapesse cosa pensa Sasha, mi sta osservando come chi ha paura per me. Arriviamo all'aeroporto, Nick e io veniamo chiamati da Sasha. «Io non so se voglio tornare in America», non credo a cosa sta dicendo. «Come? Scusa, ma che?»
«Perché?» Chiede fermo Nicolas, ignorando del tutto le mie parole, «Mi sento bene ora».
«Credi che sia il luogo?» Chiede il suo amico, «Sì».
«Sai che qui non avrai nessuno?»
«No, ti sbagli, avrò voi, sarete distanti è vero, ma ci sentiremo spesso e non perderò occasione per partire e venirvi a trovare».
«Io non sono d'accordo» dichiaro, «Come puoi pensare che la nostra relazione possa durare così? Mi hai pensato quando hai calcolato tutto questo o mi ha già tagliato fuori?»
«Jake, non la devi prendere sul personale, è una scelta che ho fatto per ritrovare me stessa».
«Bene, quindi ti pensi già sola?!» Continuo «Come la dovrei prendere? Mi stai lasciando per cosa? Per ritornare nel luogo in cui tutti i tuoi dolori hanno avuto origine? Sasha, hai sofferto tanto e tutto ciò ti ha portato a compiere molti sbagli che ti hanno fatto soffrire moltissimo. Ti voglio solo dire che molte persone hanno vissuto senza mai provare un'amicizia così intensa come tu ce l'hai con Nick e poi vogliamo parlare del nostro amore? Non avrai nessuno al tuo fianco perché, restando, lasceresti me e Nicolas. E' questo che vuoi?»
«Non succederà perché ci sentiremo spesso e prometto che farò il possibile per venirvi a trovare...»
«Ma come puoi essere così ingenua, non durerà nessun rapporto a distanza» esclamo alterandomi, «Quindi per te o torno in America e restiamo insieme oppure ci lasciamo?» Chiede accigliata. «Sì, e sai perché? Dalla scelta che farai io capirò se mi hai mai amato la metà di quanto ti amo io».
«Allora io resto, perché ti sbagli di grosso, voglio stare qui perché devo ritrovare il mio equilibrio, devo stare vicino a mia sorella, devo fare un po' di ordine nella mia vita».
«Va bene, ciao Sasha, è stato un piacere stare con te» le do le spalle e me ne vado.

Nicolas:

«Stai sbagliando, ha sopportato fin troppo, non puoi decidere solo per te, quando si è fidanzati si deve pensare con una mente diversa. Ripensaci, ok?»
«Va bene».
Lascio alla fermata dei taxi, vicino all'aeroporto, la mia amica. Raggiungo gli altri e mi dirigo insieme a Jacob verso un bar. «Per favore, due Martini, grazie». Il barista mi guarda un po' storto, effettivamente è un po' presto per bere, ma è una questione importante e dolorosa questa. «Vedrai che ci ripensa» cerco di confortare un Jacob affranto. Lui sorride e mi guarda, poi con un sussurro afferma «Ma a chi vuoi prendere per il culo?» Io sposto lo sguardo e fisso il bicchiere che contiene un liquido trasparente, «Eppure non capisco cosa ho sbagliato questa volta». Gli stringo la spalla per solidarietà, «Non hai fatto niente di male amico, vedrai che ci pensa e torna». Finiamo il drink e ci avviamo verso i controlli. Li superiamo, ma non vedo ancora Sasha, tra un'ora dobbiamo decollare.

Una voce metallica gracchia il nostro volo, cerco di andare più lentamente possibile, però devo salire sul pennuto metallico se non voglio rimanere qui. I portelloni si chiudono, le hostess ci danno il benvenuto e ci invitano a selezionare la modalità aereo sui cellulari. Mi rassegno: Sasha ha deciso. Guardo Jake, che fissa il vuoto, non so che fare, nessuno ha fatto domande, credo che abbiano capito, infatti Michael va a sedersi vicino a suo figlio che è rimasto senza compagna di posto. «Cazzo! Sasha, dove diavolo sei?» Sibilo a denti stretti appena l'aereo parte.

Sasha:

Sono in una specie di trans, i mie piedi mi portano fino ad un parco. Mi siedo su una panchina, cerco di ragionare, io amo Jake, ma sento il dovere di restare qui, non so per quale motivo, ma ne sento il bisogno. È quasi l'una, guardo il sole e il cielo così azzurro che si intravede tra le foglie degli alberi in fiore, il verde e il celeste mi ricordano gli occhi di Jacob, già, il mio caro Jake. Mi manca e io sto rinunciando a lui? Sono impazzita?! Corro a perdifiato verso l'aeroporto, passo tutti i controlli, ci mancano tre minuti alla partenza del nostro aereo. Corro, ma arrivo troppo tardi, per un maledetto secondo. Chiedo agli sportelli quando c'è il prossimo aereo, la risposta è «Tra ventisei ore». Impreco, arriverò lì quando sarà mattina, lui andrà a scuola, quindi è come se fossero passati due giorni. La mia vecchia casa non è molto lontana da qui, quindi decido che per stasera dormirò lì.

Ho sempre la chiave vicino al portafogli, ormai è un'abitudine. Apro il portone, entro, è tutto impolverato, decido di pulire e di mettere delle vecchie lenzuola sui mobili e sui divani affinché la polvere non li rovini ancor di più.
Accendo la radio e alzo il volume quasi al massimo, tento di essere energica almeno quando pulisco, in questo modo pensavo di non ricordare Jake, ma come al solito mi sbagliavo.
Tutta sudata guardo soddisfatta la casa, sembra nuova, da piccola odiavo fare le pulizie, infatti mia madre mi doveva obbligare. Salgo al piano di sopra, dove si trova la camera dei miei genitori e quella mia e di mia sorella. Mi stendo sul mio vecchio letto, le coperte son impolverate ma non mi importa, non ho il tempo di fare una lavatrice quindi copro anch'esse con delle vecchie lenzuola. Sto per sistemare con un telo anche il letto di mia sorella quando vedo i suoi due pupazzi appoggiati al cuscino, uno di Winnie the Pooh e un altro di una scimmietta. Li accarezzo, anche se era una ragazza dark non riusciva a dormire senza i suoi peluche. Decido di prenderli e portarli in America, così una parte di lei sarà sempre con me.
Spolvero la mia libreria, penso al mio quadernino che giace nel borsone situato nel fondo dell'armadio della mia stanza in America. Prendo uno dei mie libri preferiti in mano, trovo un post-it in cui ci sono segnate le pagine che mi hanno toccato di più oppure quelle più belle. Lo sfoglio, mi è mancato il rumore della carta che scricchiola sotto le dita, il profumo di carta stampata. Inizio involontariamente a leggerlo.

Il sole mi sveglia dolcemente, io mi stiracchio, ho deciso di lavarmi e poi di andare al cimitero per salutare i miei genitori ma soprattutto mia sorella.

L'erba è verde e vigorosa, i fiori sono ancora freschi, tuttavia li sostituisco ugualmente. «Ora devo andare, non so quando ritornerò nuovamente poiché sono decisa a restare con Jake se lui dopo tutto questo mi vorrà ancora... Per cui auguratemi buona fortuna e vegliate su di me, soprattutto tu sister! E non fulminarmi per il modo in cui ti ho chiamato e perchè mi sono anche presa i tuoi animaletti morbidosi e polverosi. L'ho fatto solo per averti un po' più vicino, ciao».

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora