42.E' finita (parte2)

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Michael:
«C'è un però» azzarda Andrew, «Sul computer di Thomas abbiamo trovato un video in cui compare un incidente stradale. Dall'auto esce una ragazza molto simile a Sasha. Noi per conferma dovremmo far vedere il video alla diretta interessata, ma non vorrei sconvolgerla ancora di più». Mi fa intendere che la decisione spetta a me: se lo guardasse adesso starebbe male ancora di più, però poi lo supererà; invece se non lo guardasse ora, ma tra qualche giorno, si riprenderà molto lentamente.
«Adesso, facciamoglielo vedere adesso».
Le posizioniamo il computer davanti, mi siedo accanto a lei, tento di prenderle una mano per darle coraggio, ma lei la sposta. Il video parte, lo guarda immobile.

Sasha:
Osservo senza battere ciglio. Quando una macchina si schianta su quella di mia madre, inizia a venirmi la nausea. La telecamera inquadra mia sorella che scende dalla vettura e si guarda intorno, per un secondo interminabile incrocia con lo sguardo la telecamera. In quegli occhi identici ai miei leggo: paura, panico e dolore. Corro in bagno e vomito quel poco che avevo mangiato.

Michael:
Si è chiusa dentro la stanza, esce dopo qualche minuto.
«Posso portarla a casa?» Chiedo ad Andrew, lui annuisce. Tento di accarezzare Sasha, ma lei si scansa. Mi segue inespressiva fino all'auto, nella quale si siede con lo sguardo nel vuoto.

Arriviamo a casa, ho accennato loro il ritorno di Sasha mediante una telefonata. Quando parcheggio nel vialetto, lei non ha intenzione di scendere. Le apro la portiera, vedo Jacob scendere di corsa le scale d'ingresso e venire verso di noi, la osserva seduta, ormai è diventata impersonale. Cerco di aiutarla a scendere, ma lei schiva il mio tocco, e quando ci prova Jake fa lo stesso. Entriamo in casa, lei con passo stanco e privo di forze si trascina in salone appoggiandosi alla parete. Non alza gli occhi e continua verso le scale, arriva alla sua camera e si ferma, immobile come una statua. Passano i minuti e lei non si muove, le vado vicino, ma si sposta di lato, lo sguardo è fisso in qualche punto indefinito. Restiamo così per circa un'ora, è ormai quasi mattina, si siede sul letto e poi si stende, non chiude gli occhi. Esco dalla stanza, vado di sotto e trovo tutti seduti sul divano che guardano il televisore. Jacob e Nicolas vengono verso di me, faccio loro segno di seguirmi in ufficio.

«Cosa significa?» Chiede Nick in tono calmo, anche se vedo la rabbia avvolgerlo,
«E' andata con quei soggetti perché era sotto copertura, la polizia li ha incarcerati e questo solo grazie a lei». L'amico di Sasha si sfrega forte la faccia facendo arrossare un po' l'occhio dall'iride color ghiaccio; mio figlio sgrana gli occhi. Poi intuisce che c'è un seguito, «Continua» mi esorta, annuisco e proseguo «Lei ha sopportato per un anno cose che non possiamo nemmeno immaginare, quello che però la polizia mi ha riferito è che, quando hanno fatto irruzione, le hanno dovuto staccare di dosso Thomas ed erano entrambi nudi...» Lancio un'occhiata ai due ragazzi: Nicolas sembra sul punto di uccidere qualcuno, la stessa espressione attraversa il volto di Jake. «Quello che vi sto raccontando non lo deve sapere nessuno. Agli altri dirò che è voluta ritornare di sua spontanea volontà, chiaro?» Annuiscono e mi affretto ad aggiungere la parte più pesante «Stavano ispezionando il luogo con Sasha che faceva loro strada e hanno trovato suo padre morto, lei lo ha visto. Inoltre era già da qualche giorno che lui non c'era più. Alla stazione di polizia le hanno mostrato un video che hanno trovato sul computer di Thomas... Era ripreso l'incidente della madre e della sorella». Nick sbatte un pugno sulla scrivania e poi esce, è seguito da Jacob. Quei due hanno legato molto nel periodo in cui Sasha non c'è stata. Ritorno da lei e la trovo nella stessa posizione di prima, compresi gli occhi.

Nicolas:
Porca puttana! Sono stato pieno di astio nei suoi confronti, ogni giorno da quando se ne è andata. Solo ora so che lei l'ha fatto per una giusta causa. Mi fa male e rabbia pensare che lei sia stata nelle mani di quei bastardi.
«Io devo assolutamente bere qualcosa» dichiaro a denti stretti, Jacob afferma «Anche io» lui prende la sua moto nuova di zecca ed io la mia.
Ci siamo scolati non so quante birre, montiamo in sella e ci facciamo un giro. Ci ritiriamo alle sette del mattino, io vado a fare un doccia, non riesco a trovare il coraggio per vedere Sasha.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora