61. Ho sbagliato

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La stanchezza mi ha aiutato a non pensare durante il sonno, ma ora che è mattina, la mia testa è affollata da pensieri un po' tristi. Sento bussare alla porta e apro sapendo già che è Nick. Lui entra e io mi siedo sulla poltrona allacciandomi le scarpe, prendo una felpa ed il telefono e, prima di uscire, lancio un'occhiata a Jake.

Prendiamo un taxi che ci porta fino al posto indicatogli, siamo partiti presto affinché potessimo tornare per fare colazione con gli altri e poi partire per il giro turistico della città.

Scendiamo dall'auto e oltrepassiamo il cancello, in ferro battuto, aperto. Ci impieghiamo un po' di tempo per trovare le tre tombe. Sull'urna di mia sorella poso delle rose rosse, invece su quelle dei miei genitori dei fiori gialli e bianchi. «Che dovrei fare?» Chiedo a Nick, lui mi guarda e spalanca gli occhi, forse si aspettava che scoppiassi a piangere davanti a loro, ma io li guardo e quasi mi viene da ridere. Lui fa spallucce e mi rassicura «Forse sei passata avanti, ora ne hai avuta la conferma» annuisco anche se non sono del tutto convinta. Ritorniamo all'albergo e appena entro Jake spunta dal bagno e va a parlare con Nick, lasciandomi sola.

Jacob:

«Allora?» Mi precipito a chiedere a Nicolas, «Non ha pianto, non ha fatto nulla...»
«Cosa?»
«Forse è passata avanti».
«No, Nicolas, io ho visto come reagisce quando ne parla, fidati scoppierà da un momento all'altro». Lui concorda con me, «Ora meglio che entro, non voglio lasciarla sola».
Si sta togliendo la felpa quando entro in camera, «Vogliamo andare a fare colazione insieme agli altri?» Lei risponde con un sorriso smagliante «Certo». Appena scendiamo in sala tutti hanno gli occhi puntati su Sasha, ma lei li stupisce come ha fatto con me, con un sorriso, tra l'altro sincero.

La giornata trascorre serena e lei non sembra mostrare dispiacere, i suoi occhi sono limpidi.

Ritorniamo in albergo, lei mi guarda negli occhi e si avvicina con un sorriso malizioso, mi alza la maglia fino a sfilarmela, la guardo negli occhi, il suo desiderio è sincero. Ci stendiamo sul letto, inizio a spogliarla e, tra un tessuto sfilato e un altro, l'accarezzo e la bacio. Entro in lei delicatamente, la guardo continuamente negli occhi per assicurarmi che stia bene. Nel mezzo però scoppia a piangere e si aggrappa con le braccia al mio collo. Cerco di spostarmi, ma lei me lo impedisce, anzi mi incita a mettermi seduto con lei seduta sulle mie gambe, cerco di fermarla «Sasha, ancora non sei pronta per questa posizione, ti farai male» ma lei, come sempre, ottiene quel che vuole. Non la smette di piangere ed io non so che fare, cerco di tranquillizzarla accarezzandole la schiena, baciandole la spalla talvolta la clavicola. Poi mi ricordo di un film che ho visto insieme a lei, in cui la protagonista sosteneva che una doccia calda tranquillizza e conforta le persone. Così, non sapendo più che fare, mi alzo con Sasha singhiozzante tra le braccia, raggiungo la doccia. «Che stai facendo?» Mi chiede tra un singhiozzo e un altro, «Secondo una tizia di un film di cui non ricordo il titolo, la doccia conforta le persone».
«Con me non funziona ci ho provato moltissime volte».
«Ah, meglio riprovare non si sa mai».

L'acqua calda le accarezza la schiena insieme alla mia mano, lei si stringe ancora di più a me, Nicolas mi aveva avvertito ed io lo sapevo. Dopo un quarto d'ora abbondante si rilassa, cerco di farla scendere lentamente, ma lei aumenta nuovamente la sua presa che diventa ferrea. «Ehi, aiutami a capire, osa vuoi fare?» Chiedo totalmente perso. «Ti voglio qui».
«Sasha oggi no, sono io ad oppormi, non sei nello stato per decidere. Per favore, non costringermi ad utilizzare le maniere forti».
«Per favore» esclama con voce strozzata, «No! Sono io a scongiurarti, non rendere le cose difficili, ci saranno tante occasioni per farlo, ma ora non è una di quelle». Mi guarda con quegli occhioni da cerbiatto davanti a cui anche un cacciatore posa le armi, ma non è quello che mi fa cedere, è la frase che le esce da bocca a cogliermi di sorpresa e a far crollare le mie difese.
«Ti prego, tu sei l'ossigeno per i miei polmoni ed ho sbagliato a non volere te al mio fianco questa mattina, non avevo capito che per me tu sei la cosa più importante. L'ho compreso solo ora. Per favore, fammi respirare aria pura di nuovo». Non riesco ad obbiettare, le faccio poggiare la schiena contro le piastrelle rese calde dal vapore, lei mi ringrazia con un bacio carico di dolcezza e di passione, che però è un po' salato a causa delle lacrime. I nostri movimenti sono pieni di delicatezza e consapevolezza che non ci sono più muri.

L'avvolgo in un asciugamano e la prendo in braccio a mo' di sposa, l'adagio sul letto e m'infilo tra le coperte coprendo anche lei. Sto per spegnere la luce quando lei sussurra «Jake, non ho voglia di dormire». Capisco dove vuole arrivare «Hai voglia di parlare un po'?» Lei mi fissa e poi, guardando la finestra oscurata dalle tende, ammette «Non ho provato nulla, niente di niente e non posso dire il vuoto perché quello l'ho provato quando se ne sono andati. Nick dice che l'ho superato, che sono passato avanti, ma io non ci credo, non è possibile» le chiedo curioso «Perché dici che non è possibile?» Lei risponde senza rifletterci più di tanto «Perché come si può dimenticare quello che è successo, io mio padre lo odio, così come mia madre, ma mia sorella... Lei sono sicura di averla voluta bene», la rassicuro «Sasha passare avanti non vuol dire dimenticare, bensì ricordarli, però senza soffermarcisi sopra più di tanto e soprattutto ricordare i momenti belli passati con loro». Annuisce e si accoccola al mio fianco, le costole sono sensibili al tatto, ma per fortuna non sono più così vistose a differenza delle anche. La stringo forte, sento che si sta staccando un po' da me, mi auguro che sia solo una mia impressione. Prima della vacanza credevo che il peggio era passato, ma mi sbagliavo, sembra che noi sbagliamo sempre strada e la discesa non arriva mai, il nostro navigatore non esiste, oppure, anche se esistesse, non sappiamo cosa sia. La guardo mentre si abbandona tra le braccia di Morfeo, voglio con tutto me stesso che non si rassegni con tanta facilità alla vita, ma anche a noi due. Perché so per certo che, quando e se ci lasceremo, io e lei diventeremo solo due corpi senza anima, perché quest'ultima sarà in uno dei gironi infernali danteschi, sarà lì a dannarsi e a consumarsi con una voragine nera nel petto.

Non riesco a chiudere occhio a causa di questi pensieri che mi assillano, provo a convincermi che siano solo frutto della mia immaginazione, però dentro di me non ne sono convinto. La guardo e non riesco a pensare che non voglia restare con me per sempre, eppure so che mi ama.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora