Alle sei sono già in piedi. Mi dirigo in cucina, prendo un bicchiere e lo riempio d'acqua. Quest'ultima sembra ancora più fredda a causa del dentifricio usato da poco.
«Mattiniera? Non lo avrei mai detto!» Esclama decisamente stupito Mike,
«Rompiscatole? L'avrei sempre detto!» Ridiamo insieme,
«Posso andare? La neve si è sciolta?» Fa spallucce e mi accompagna all'uscita. Quando apre la porta il vento freddo ci sferza in volto e davanti a noi compare un paesaggio completamente spolverato di zucchero a velo.
«Non è mica così alta...» Mormoro, ma non faccio in tempo a testare che sentiamo un rumore, proveniente dalla rampa di scale, pari ad una mandria di bufali. Tutti svegli si precipitano sul letto bianco facendo precisi schieramenti per la battaglia di neve. Una palla colpisce il braccio di Michael mentre un batuffolo ghiacciato mi colpisce la spalla sgretolandosi. Mi infiltro nella squadra di Betty e Jacob, i nostri avversari sono: Melany, Sam e Christian.
La guerra di ghiaccio si conclude senza vincitori né vinti, ma soltanto tutti congelati. Il mio cellulare squilla poche volte, e questa è una di quelle rarità. Se prima stavo tremando dal freddo ora sto sudando per l'ansia al solo pensiero di chi possa essere il mittente.
«Pronto?» Chiedo esitante,
«Sono Nick, non...»
«Non nominarlo, lui si è dimenticato di me e io mi dimentico di lui». Urlo sopra la sua voce per non sentire quel nome.
«Sai che non funziona così vero?»
«Sai una cosa, se mai dovessi aver bisogno di un incoraggiamento non verrei mai da te, perché tu mi faresti sembrare impossibile anche morire, nonostante mi sia buttata da un'altezza di cinquanta metri!» Lo sento ridere e automaticamente, solo il pensiero, mi fa sorridere.
«Ti ho provato a chiamare, ma non mi hai risposto...»
«Si, lo so, due avversari mi si sono rivolti contro e mi hanno spedita all'ospedale. Purtroppo sono ancora viva». Sento gli occhi di tutti addosso, ma sono troppo infreddolita per distaccarmi dal caldo abbraccio del camino.
«Lo sai vero che, se mai volessi ritornare, io ti aspetto a braccia aperte?» Annuncia lui speranzoso,
«Nick, se sono scappata in America è perché non volevo stare in Italia. La mia scelta tutt'oggi non è cambiata!»
«Va bene... Stai attenta!» Sbuffo e attacco.
Michael mi osserva con un'espressione indecifrabile, «Perché hai così poco rispetto per la vita?» Chiede con una punta di rimprovero. Osservo le fiamme volteggiare nella bocca del camino e poi dichiaro «E' la vita che per prima ci manca di rispetto. Il mio atteggiamento è una risposta...» Nei suoi occhi vedo la confusione e spiego «Ti ha dato un breve preavviso quando ti ha portato via una cosa a cui tenevi molto? No! Ha avuto almeno la decenza di preoccuparsi di te dopo che qualcosa ti ha sconvolto? No! E quando ti ha portato via quella cosa ha implicato un milligrammo di delicatezza, dolcezza o compassione? No! Te l'ha strappata come se fosse un foglio dal quaderno e... Come al solito parlo troppo». Mi alzo, poso la tazza vuota sul bancone della cucina e vado in camera.
La notte la passo appoggiata alla spalliera che ogni tanto scricchiola e lo sguardo puntato verso la luce argentata della luna.L'alba è mozzafiato, ma rimango impassibile. Fino a quando non scelgo di evadere da questa solitudine che mi sta avvolgendo. Scendo le scale in maniera pacata e barcollante, sembra quasi che abbia entrambe le gambe ingessate.
Vedo Michael di spalle intento a preparare la colazione. «Come mai ti alzi così presto? Potresti dormire ancora un po'» chiedo. Lui mi sorride e mi porge una tazza con del tè caldo.
«Studiavo al mattino presto e purtroppo non sono cambiare le mie abitudini anche se non studio da un bel pezzo».
«Sì, effettivamente ci siamo evoluti da quando tu studiavi con gli ideogrammi sulle pietre e i dinosauri che ti gironzolavano intorno...» Scoppiamo a ridere,
«Tu perché ti svegli presto?» Domanda con una velata curiosità,
«Leggevo, oppure ripetevo per i compiti o le interrogazioni...» Sospiro, mi fa cenno di seguirlo e mi conduce in una stanza in cui scaffali stracolmi di libri sono posizionati su ogni lato. Se fossi stata come ero prima, me li sarei letti tutti. Ma ora... «Grazie, non leggo più».Sentiamo le scale scricchiolare e ci dirigiamo in cucina dove troviamo Sam già truccata di tutto punto. E' semplicemente bellissima, io non sarò mai come lei. Ovviamente sto attenta a non mostrare la mia invidia e la mia consapevolezza,
«Tuo figlio russa troppo!» Esclama lei rivolta a Michael. Jacob e i suoi occhi bellissimi compaiono ancora un po' assonnati, confessa «Perché avete dormito? Non lo avrei mai detto dai rumori che mi hanno tenuto sveglio fino all'alba». Inorridisco al pensiero, non mi piace sentir parlare di certe cose, invece gli altri ridono e anche Mike.
«Sta venendo Paul!» Annuncia Melany mentre si districa i ricci biondi. La porta di ingresso si spalanca e compare il classico principe azzurro. Deduco che sia Paul anche da come Melany gli salta addosso.
Vado in camera di Betty per salutarla è arrivato il momento di andar via.
Busso e lei apre, ci sediamo con le gambe incrociate sul letto e poi chiede «Sei venuta qui perché si stanno sbaciucchiando o stanno parlando di ciò che hanno fatto stanotte?» Sorrido «Bingo! Ma non solo, è ora che vada...» Mi faccio seria e la guardo, lei è rimasta di sasso e boccheggia «Io pensavo c-che tu rest-tassi, dove vai?»
La rassicuro «Ho un posto... Una camera in affitto, prometto che ti chiamerò, comunque me ne vado via verso ora di pranzo». Lei sospira e mi trascina al piano inferiore. Dopo aver fatto colazione controllo il borsone. Ho Betany nelle orecchie che mi chiede ogni tre secondi se ho cambiato idea. Il telefono squilla e lo avvicino all'orecchio.
«Pronto?»
«Sono James, l'uomo che ti ha accompagnato al palazzo l'altra volta». Ah, si quello con il dente d'oro.
«Ok, dove e quando?» Chiedo sottintendendo l'incontro poiché c'è Betty alle calcagna,
«Ti vengo a prendere io nel punto dell'altra volta, alla stessa ora». «Ci sarò!» Dichiaro, tuttavia lui ha già terminato la chiamata.E' proprio ora di andare, saluto tutti e Michael mi chiama in disparte,
«Ti voglio vedere alle visite di controllo!» Dice in tono perentorio, annuisco e poi mi sussurra «Non sei tenuta a farlo, puoi restare!» Scuoto la testa ed esco fuori. Con il borsone in spalla mi tocca percorrere sei chilometri...
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Non scrivere mai la parola fine
RomanceSasha è una ragazza che dell'adolescenza ha vissuto poco e niente, eccetto per le birre e i pacchetti di sigarette vuote che la circondano a tarda notte dopo che, piena di lividi, ha terminato gli incontri di boxe. Una notte, che sarà decisamente d...