Passano diversi giorni e loro inventano sempre scuse per non farmi andare via. In realtà sono contenta che lo facciano, voglio stare lì, mi sento a casa. Mi arriva una telefonata da James, un altro incontro, non posso rifiutare, non si può negare nulla a quel tipo di persone. Ho bisogno di allenarmi un po' però, di riscaldare un minimo i muscoli, ma con chi? «Christian ti posso chiedere un favore?» Gli bisbiglio, ma subito l'avvocato difensore Sam sbotta «Dipende dalla richiesta» alzo gli occhi al cielo, «Possiamo allenarci con un po' di boxe? Ho un incontro...» La sua fidanzata intraprende una fragorosa risata, assottiglio gli occhi desiderando con tutta me stessa che chiudesse quella bocca da papera. Ma anche se lei non sa del mio pensiero fa l'opposto come sempre, dicendo «Ti batterà e nemmeno ti accorgerai di aver iniziato!» In tono di sfida ribatto «Non credo, ma perché non provarci?» Dopo il consenso del diretto interessato, ossia Christian, salgo al piano superiore ed indosso il completino che odora di lavanda.
Dopo cinque minuti ci ritroviamo in garage, dove ci sono tre auto, un sacco da boxe e un'area illuminata da un potente neon dove vi è appeso un canestro. Ci posizioniamo in quella parte ben illuminata e vuota. Tutta la famiglia ci sta osservando.
Inizio a saltellare per non avere freddo con addosso solo il top e il pantaloncino nero. Poi mi metto in posizione guardando negli occhi Christian. Sam ci dà il via, schivo un pugno, essendo piccola e molto agile, sferro un gancio destro che arriva a segno e come ovvia risposta me ne arriva uno. Mi volto di scatto facendo così tirare un pugno nell'aria a Chris.«Ora mi stai stufando nanetta saltellante!» Ride approvando le mie mosse. Con un sorriso provocatorio rispondo «Bello questo soprannome, ma molti mi conoscono come "Black Queen"! Meglio vero?» Gli do un pugno nello stomaco e lui ricambia. Mi scorrono delle immagini e i ricordi davanti agli occhi e la rabbia inizia a ribollirmi dentro. Sono accecata, devo sfogarmi in qualche modo, mi butto addosso a Christian, facendolo cadere di schiena, ma subito mi alzo,
«Scusa io... » Dopo aver detto ciò, esco di corsa dal garage, non sento il freddo sulla pelle, non riesco più a vivere con questo rimosso. Io ho bisogno di lei perché, perché se ne è andata, perché!?
«No!» Urlo con quanto fiato ho in gola, quest'ultima mi brucia da morire, ma è niente in confronto alla ferita che ho nel cuore e che duole da due anni senza darmi un secondo di pace.
Mi guardo intorno e mi rendo conto che sono in un boschetto, faccio scivolare la schiena lungo la corteccia di un albero buttando la testa all'indietro facendola toccare al tronco. Sospiro al pensiero che se non mi fossi controllata, avrei fatto del male ad un figlio di una famiglia che mi ha accolto e mi ha aiutato senza neanche sapere chi fossi. Michael sì che si può chiamare padre, non come il mio... Dannazione! Tiro un forte pugno all'albero. Le nocche iniziano subito a sanguinare, dato che fa freddo la pelle è più delicata e non ho più il guantone alla mano destra.
Capisco che senza rendermene conto ho iniziato a voler bene a Mike, forse solo per la figura che potrebbe rappresentarmi.
Decido di tornare dagli altri, come apro la porta, vedo Sam che disinfetta il labbro rotto di Christian. Abbasso lo sguardo, «Scusa io non volevo... Non so cosa mi è preso. Cioè lo so ma...» Cerco di scusarmi in un modo molto impacciato, alzo lo sguardo quando mi trovo il ragazzo con il labbro sanguinante dinanzi, «Stai scherzando? Non ho avuto mai un avversario capace di buttarmi al tappeto! Sei una valida pugile! Il tuo punto forte è che all'improvviso è come se avessi una marcia in più». Sorrido e ammetto «Anche tu sei bravo».
Mi avvicino al divano e Betany mi chiede «Questo è il tuo guantone. Devi proprio andartene?» Sospiro e lei abbassa lo sguardo, il mio cellulare squilla:
«Si?»
«Sono James dove ti fai trovare?»
«Al solito posto, tra un'ora!»
Non mi piace avere a che fare con queste persone però almeno mi sfogo e guadagno. Alzo lo sguardo dal display del telefono per incontrare lo sguardo da padre protettivo di Michael,
«Tu non ci vai, non se ti riduci così ogni volta, per giunta puoi stare qui tutto il tempo che vuoi...» Afferma il medico, mi pongo alcune domande silenziose per tutti, ma assordanti per me. Davvero desidero andarmene? Vorrei andarci perché mi sta ordinando nuovamente di non fare qualcosa, tuttavia mi sento ancora in colpa per aver fatto male a Christian. Finalmente ho trovato una persona che si preoccupa e mi dice di non farlo, non posso andare a quell'incontro...
Così annuisco, chiamo James per disdire, come già sospettavo mi ha minacciato ma non m'importa. Betty subito mi abbraccia appena sa che resto li ancora un po'. Con Jacob parlo poco, sta sempre in disparte rispetto agli altri, inoltre ho scoperto che lui e Betany sono single.
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Non scrivere mai la parola fine
RomanceSasha è una ragazza che dell'adolescenza ha vissuto poco e niente, eccetto per le birre e i pacchetti di sigarette vuote che la circondano a tarda notte dopo che, piena di lividi, ha terminato gli incontri di boxe. Una notte, che sarà decisamente d...