44. Un'altra realtà (parte 1)

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Betany:
Nicolas si siede senza alcuna delicatezza sul letto; gli vado vicino, lui con il braccio mi cinge i fianchi. Affondo le mani nei suoi capelli, è una cosa che lo infastidisce se fatta da sconosciuti, ma quando lo faccio io inspiegabilmente si rilassa. «Parlami» lo imploro, lui mi stringe forte a sé poggiando la testa sul mio petto, «Sasha non è più... Non è lei». Lo so, l'ho capito subito quando l'ho vista entrare stamattina; per questo non sono ancora andata in camera sua, so che crollerei.
Nicolas si alza e mi bacia, stringendomi forte a sé, come se avesse il timore che anche io possa cambiare. Lo assecondo, ci stendiamo sul letto e ci addormentiamo.

Jacob:
La osservo stando sulla soglia della porta semiaperta. Lei, anche se mi ha notato, non lo dà a vedere e stranamente non mi ha cacciato. Decido di entrare, ma di rimanere con la schiena appoggiata alla porta. E' pallida, ha gli occhi cerchiati, non ce la faccio a vederla in queste condizioni, mi avvicino, anche se lei si irrigidisce. Sul comodino c'è un bicchiere d'acqua, lo prendo e glielo porgo. Con mani tremanti se lo porta alle labbra, ne beve giusto un sorso. Una gocciolina le è rimasta all'angolo della bocca, le passo delicatamente il dito per rimuoverla. Lei resta immobile, mi spunta uno stupido sorriso sul volto: non mi ha respinto. Dopo un'ora di puro silenzio, inizio a parlare di tutto; lei non muta espressione, però io voglio pensare che sto riempiendo un po' il vuoto dentro di lei.

Nicolas:
Ormai è da una settimana che Sasha è qui e la maggior parte delle volte che ingerisce qualcosa la vomita. Michael non vuole spaventarmi e quindi non dice nulla, però io so che non è un buon segno. Oggi è il suo compleanno, lei non lo festeggia da quando sua sorella non c'è più, dato che lo hanno trascorso insieme da quando sono nate.
Entro nella sua stanza, apro le tende e il sole settembrino fa capolino dietro delle nuvole. Betany, Melany e persino Sam ieri le hanno fatto fare una doccia; le ragazze trascorrono ore intere a parlare nella sua stanza. I ragazzi, invece, portano me e Jake fuori, a fare qualsiasi cosa, giusto per farci distrarre.
Entro nella sua camera ed è distesa a pancia in su, con le mani giunte sullo stomaco. Sembra una bambina invece che una ragazza diciannovenne, anche se so che quella non è la sua vera età. Le ho portato un muffin che ha preparato Carmen. Lei ne prende un pezzettino e lo porta delicatamente alle labbra. Non è ancora riuscita a dormire, sta per qualche ora in uno stato di dormiveglia e poi si risveglia sobbalzando.
Le accarezzo la fronte, mi guarda per un solo secondo, quanto basta perché i nostri occhi si incontrino. Sto per darle un bacio sulla guancia quando lei gira la faccia e alza le mani a mo' di scudo. Mi allontano subito, vorrei capire perché assume questo comportamento con me, ma anche con gli altri. Vorrei solo sapere cosa le passa per la testa.

Michael:
Il mio telefono squilla, «Pronto?»
«Signor Brown, sono Andrew. Sasha dovrebbe venire qui a fare una deposizione».
«N-non può ancora, non si è ripresa, e poi sarebbe inutile perché non parla».
«Noi non possiamo aspettare ancora molto, massimo un'altra settimana»,
«Va bene».
Lei non ha fatto per nulla progressi, sia a livello fisico che sociale, non interagisce. I ragazzi sembra che stiano impazzendo. Io e Carmen facciamo di tutto per confortarli, anche Sam sta aiutando e sono l'unico, eccezione per Chris, che sa il motivo.

Jacob:
Io e Nick le stiamo tenendo compagnia e ad un certo punto le palpebre si abbassano pesanti, sembra che si sia addormentata, che sia finita finalmente tra le braccia di Morfeo. Nicolas ed io usciamo, andiamo a dare la buona notizia a tutti.
Sento delle urla, guardo la sveglia che segna le due e mezza del mattino. Seguo la voce che mi porta alla camera di Sasha, apro la porta e la vedo mentre si dimena. Corro verso di lei, cerco di tenerla ferma, la chiamo con dolcezza, gli occhi da cerbiatto finalmente si aprono e dalla sua espressione terrorizzata capisco che stava vivendo un incubo. Le scosto i capelli sudati dalla fronte, la rassicuro «E' solo un sogno» lei sembra sprofondare in qualcosa che non riesco a comprendere.

Sasha:
Quegli occhi familiari, i miei diamanti preferiti: zaffiri coronati da smeraldi, mi fanno respirare di nuovo, ma poi pronuncia quella frase, la stessa che pronunciò Thomas. Ritorno in quei giorni, li rivivo come se fossero l'attualità. Il viso di Jake si trasforma in quello di Tom, attorno a me c'è un'altra camera, quella della villa. «Non ti è bastato quello che mi hai fatto? Vuoi picchiarmi ancora?»

Jacob:
Mi viene a un colpo al cuore sentendo queste parole. All'inizio credo che fossero riferite a quando lei mi ha visto con Claire, ma poi mi soffermo sulla seconda parte della frase, io non oserei mai mettere le mani addosso ad una donna. Mi sembra egoista affermarlo, però tiro un sospiro di sollievo; poi m'incupisco perché capisco che lei sta vivendo un'altra realtà. Mi ritraggo, lei mi fissa ancora per un po', dopo si gira dall'altro lato dandomi le spalle.
So che è presto, tuttavia sveglio Nick; il quale mi manda prima a quel paese, ma come pronuncio il nome della sua migliore amica si alza e mi segue in salone.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora