27. La fine di un'amicizia

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Dopo una notte popolata da incubi e da poche mezz'ore di sonno, mi alzo dal letto e scendo di sotto. Tutto tace eccetto per un ticchettio di tazze, «Dormito bene?» Chiede Michael. Scuoto la testa, «Che ti ha fatto Jake?» La sua espressione è distratta, ma il suo tono è indagatorio. Decido di non dire nulla se non «Niente che non possa gestire da sola». La conversazione termina li perché il mio telefono squilla e sono davvero curiosa di sapere chi è dall'altro capo del telefono dato che mio padre ormai non esiste più e Nick è qui,

«Pronto?»

«Salve bellezza» espone una voce tra il tenebroso ed il malizioso,

«Che vuoi Thomas?!»

«Ricordati solo che il trattamento che utilizzi con me, io lo riserverò con te stasera. Mio padre mi ha chiesto di ricordarti l'incontro, poi ti invierò con un messaggio l'orario».

«Come dimenticarlo» sbotto,

«Cosa, me o l'appuntamento?»

«L'appuntamento ovviamente, ciao!» Attacco senza attendere una risposta da lui. Intanto Mike ha smesso di fare qualsiasi cosa stesse svolgendo precedentemente, mi fissa intensamente, ma non so interpretare il suo sguardo,

«Vado ad avvisare Nicolas» sibilo pur di sfuggire a questa situazione. Busso ma nessuno risponde, entro, sbircio e tutto sembra immerso in una strana quiete. Mi avvicino al mio amico, ha una ciocca di capelli fuori posto. Come lo tocco la sua mano afferra il mio braccio, i suoi mari polari compaiono, «Ti volevo avvisare che Thomas mi ha chiamato per ricordarmi l'incontro di stasera, gli hai dato tu il mio numero?» Lui scuote la testa, e come se prima non avessi detto nulla chiede «Non hai dormito?» Confesso «Incubi», lui si stropiccia gli occhi e mentre si alza, dichiara «La mia allieva deve essere riposata per salire sul ring!» Andiamo in camera e ci adagiamo sul letto, Morfeo arriva subito avvolgendomi con le sue forti braccia. 

Mi sveglio verso le undici, il sole è caldo nonostante in mattinata abbia piovuto. Vado di sotto e vedo Carmen intenta a preparare il pranzo, «Ciao, Nicolas non c'è, ha insistito affinché accompagnasse lui Betty. Credo che ormai torni verso le quattro, quando lei finirà il suo turno di lavoro». Apro il frigo e prendo un cartone di succo, dopo essermene versato un po' nel bicchiere affermo «Vado ad allenarmi, chiamami quando arrivano i ragazzi, grazie».

Oggi non ho proprio forza, do uno sguardo alla moto di Jake, in fin dei conti non ho fatto niente alla carrozzeria, le ruote ci sono, era solo il gusto di vedere la preoccupazione occupare il suo volto. «E' ora di mangiare!» Annuncia Christian, poi continua «Mi ha chiesto mamma di avvertirti. Vedo che ti piace colpire il mio sacco!» Sorrido e ammetto «Sì, anche se oggi non sono proprio in forma». Saliamo le scale d'ingresso e rabbrividisco a causa di un vento gelido che mi pugnala alle spalle, nonostante tutto, è un dolore meno intenso rispetto ai colpi che ti riservano le persone. «Ma quando è cambiato il tempo?!» Chiedo, Chris fa spallucce e poi mi tiene aperta la porta d'ingresso.

Alle quattro e mezza, appena arrivata, Betty mi prende sotto braccio e fa cenno a Melany di seguirla. «Cosa è successo con Jacob?» Oh no! Ecco che l'interrogatorio ha inizio! «Betany tuo fratello è un don Giovanni, ha fatto una stronzata; gliel'ho fatta pagare così che non ne commetta più con me» confesso dopo tanti tentativi di estorsione da parte loro. «Ok, ma voglio ugualmente tutti i dettagli!» Annunciano ugualmente. Perfetto! Qualcuno bussa alla porta e io ne approfitto per rivolgere una rapida occhiata all'orologio, ma come vedo che sono le sei e mezza scatto in piedi e corro a prepararmi, scostando Nick che attende vicino alla porta il permesso di entrare.

Per smorzare un po' la tensione che aleggia in macchina il mio amico scherza «Essere segregati dalla mia fidanzata è stato piacevole?» Rispondo sgranando un po' gli occhi, «Beh è capace di estorcerti tutto quello che non vorresti dire, non so perché non lavori ancora per la polizia!» Compro un pacchetto di sigarette al bar della discoteca, poi sento una presenza alle mie spalle, vedo degli occhi gatteschi e un corpo coperto di tatuaggi riflessi nelle bottiglie di Martini e alcolici vari. «Mi concedi una sigaretta?» Scuoto la testa, lui mi accarezza il collo e sussurra «Tanto dopo non potrai dirmi di no», poi si allontana. Il vento gelido scompiglia i miei capelli, ho lo sguardo perso nel vuoto. Nicolas si avvicina, «Quanto hai fumato?» Aggrotto la fronte non capendo, «La tua mano sta tremando, basta sigarette!» Mi strappa il mozzicone dalle dita buttandolo a terra. Entriamo nella discoteca e percorriamo la stessa strada che abbiamo eseguito la volta precedente. Nick discute di scommesse con il capo mentre Thomas mi porta nella sua stanza. Mi incute ancora più timore rispetto alla volta precedente. Mi spinge sulla poltrona e inizia a strapparmi prima la maglia e poi il pantalone, ho i polsi stretti nella sua mano per impedire ogni mio movimento. La bocca si avvicina avida alla mia, i denti mordono il labbro, l'altra mano libera imprigiona, tra le dita, dolorosamente la mia pelle. I suoi occhi mi fissano consapevoli che si ruberanno l'unica parte inviolata di me, lo faranno senza delicatezza, interesse o passione.


Nicolas:

Sono le otto e non ho la minima idea di dove sia finita Sasha, tra meno di mezz'ora deve presentarsi sul ring. La porta si apre lentamente, compare lei ad occhi bassi con addosso già il completino, il suo sguardo è stanco e spento. «Sasha?» Lei alza di poco il volto, ma poi lo volge nuovamente al pavimento. Le sto per accarezzare la guancia quando mi sposta la mano, «Non è giornata» E' l'unica motivazione che mi fornisce, però non le credo. Tuttavia ora non è il momento per importunarla costringendola a dirmi la verità.

Sale sul ring con grande sforzo, ha le spalle curve, sembra insicura. Da due anni non la vedevo in questo stato. Dopo cinque minuti l'avversario è già al tappeto. Vado verso Sasha, però lei si è chiusa a chiave nello spogliatoio, da cui esce quasi subito, senza nemmeno essersi rimessa gli abiti che indossava prima. Mi prende l'avambraccio e mi tira fino all'auto, salgo e metto in moto, ma durante il viaggio ho in programma di farle molte domande.

Sasha:

Appena mi accomodo sul sedile lascio andare indietro la testa, appoggiandola sulla pelle nera. Chiudo gli occhi ed espiro rumorosamente, il mal di testa si fa gran spazio tra i miei pensieri.

«Dove sei stata fino alle otto?» Chiede Nick, «No, ti prego, non iniziare con l'interrogatorio» sbuffo strizzando gli occhi. «Sasha, lì non si scherza, non puoi andare in giro per conto tuo!» Esclama il mio amico. «Non ti preoccupare, non ho girovagato» rispondo aprendo gli occhi e osservandolo, «Beh, che ti costa dirmi dove cazzo sei andata?!» Urla lui, io sono sopraffatta da sgomento, insofferenza e voglia di restare sola ed in silenzio. «Non sono affari che ti riguardano!» Dichiaro.

«Invece sì! Se ci metti la pelle tu, la vita la perdo anche io!»

«Se è questa la tua preoccupazione, domani telefonerò al capo e dirò di esonerarti dal compito, va bene?»

«No, no, no, non hai capito. Non va bene nulla, non puoi andarci da sola, soprattutto se non so dove realmente vai» precisa lui stringendo il volante più del dovuto. 

«Stavo con Thomas!» Affermo interrompendo la sua predica, lui si volta lentamente con gli occhi sbarrati, si ferma e scendo dalla macchina, dato che siamo arrivati a casa.

«Non credere di andartene senza una spiegazione!» Precisa correndo verso di me, io cerco di andare il più veloce possibile in camera mia, «Sasha, se non apri subito, la nostra amicizia finisce qui!» Urla da dietro la porta chiusa della mia stanza, sfioro la maniglia, ma non l'abbasso, lo sento sospirare pesantemente e poi colpire lo stipite. La mia schiena scivola percorrendo tutta la lunghezza della spessa tavola di legno, mi siedo sul pavimento gelido. Non mi fa male il fatto che io abbia perso un amico, anche se lui non era uno di quelli che ti sta vicino nel momento in cui stai bene; no, lui mi ha aiutato moltissimo. Eppure non soffro, le lacrime non rigano il volto, il cuore non si stringe dal dispiacere. Sono diventata talmente fredda che tutto mi appare astratto. 


Nicolas:

Io non credevo che per lei la nostra amicizia valesse così poco. Lei non è più la mia sorellina, è diversa. Chissà quante maschere ha usato e userà ancora, almeno credevo che con me si confidasse o quanto meno fosse sincera, tuttavia mi sbagliavo, non c'è persona al mondo di cui possa fidarmi.

«Perché sei così arrabbiato?» Mi chiede Betty, «Niente!» Sbotto, «Se sei arrabbiato con qualcuno, prenditela con quella persona, non anche con me!»

«Scusa, è solo che stavolta con Sasha ho davvero chiuso» sussurro, «In che senso?» Indaga sbalordita Betany, «La nostra amicizia è finita. Mi sento un po' perso, prima di fare qualsiasi cosa chiedevo a lei, ora... Se non posso più fidarmi di lei, allora non c'è nessuno di cui posso fidarmi realmente!»

«Ma quanto conto per te?!» Esclama Betty. Non rispondo. Lei, dopo aver riso istericamente e con una vena di amarezza, esce dalla sua stanza lasciandomi solo.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora