59. Senza parole

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Mi sveglio presto, infatti Jake sta ancora russando. Sorrido e gli passo le dita tra il ciuffo castano scuro, mi metto a cavalcioni su di lui e lo bacio. Inizialmente le sue labbra sono immobili, emette un ringhio, segno che si è svegliato e la sorpresa è di suo gradimento. Mi accarezza le gambe, la schiena, le spalle e poi il viso. Mi fa stendere sul suo petto senza sostenermi sulle mani e sulle ginocchia. Lui quasi non accusa il mio peso, mi accarezza i capelli, mi sto per riaddormentare, quando sentiamo un paio di piedi correre in corridoio verso la cucina, così ci alziamo, indossiamo i costumi che non sono quelli del giorno prima. Quelli giacciono ancora a terra. 

Dopo aver fatto colazione chiacchieriamo tutti sul solarium. Il sole non è troppo caldo grazie al vento, infatti ci stiamo spostando per andare verso il sud della Sardegna.

La mattinata trascorre in fretta, verso le quattro del pomeriggio gettiamo l'ancora e ci facciamo un bagno.

L'acqua è azzurra sembra quella di una piscina e anche se il fondale sta a dodici metri di profondità si può vedere la sabbia chiara interrotta da qualche sasso scuro. Ricordo quando io e mia sorella cercavamo di vedere i pesci e di prendere le conchiglie, ma non ci riuscivamo mai perché il fondale era troppo lontano. Senza rendermene conto bevo e mi appoggio sulla tavola da surf, appena Jake vede che tossisco si avvicina, però lo rassicuro con un gesto della mano.

Risalgo sulla barca un po' scossa, mentre tutti sono ancora in acqua. Mi faccio una doccia e indosso un copricostume che svolazza a causa del vento e dell'unico bottone sul petto con il quale si può chiudere. Al tramonto tutti si vanno a fare una doccia mentre Carmen cucina.

«Hey, quasi non ti trovavo» afferma Jacob spuntando da qualche parte alle mie spalle. «Guarda Jake» dico indicando le onde. Lui corruga le sopracciglia non capendo, «Sono unite prima che la prua le divida e poi si ricongiungono a poppa, ma in questo tempo in cui sono divise baciano la parte inferiore dell'imbarcazione come se volessero sfondare il metallo e ricongiungersi. Poi finalmente a poppa si riuniscono non lasciandosi mai a meno che non ci sia un'altra nave a dividerli». Lui mi guarda inespressivo segno che ancora non ha capito dove voglio andare a parare, quindi riprendo «Sembriamo noi, le barche ci dividono, ma prima o poi ci riuniamo. Ma se quest'ultima ci impiegasse troppo tempo a farci riunire e noi ci stancassimo di aspettare qualcosa che non sappiamo quando tornerà?»

«Mi vuoi dire che hai paura dell'ipotesi che, io oppure tu, non dovessimo riuscire a sostenere la durata di un problema... E che quindi ci potrebbe essere la possibilità di lasciarci?» Annuisco. Lui mi prende il volto tra le mani e mi rassicura,

«Non ti posso promettere qualcosa che non so, ma sono consapevole di essere innamorato follemente di te e non credo che qualcosa con tanta facilità ci possa allontanare. Tu invece che pensi?»

«Lo penso anche io» poi ritorno a fissare il mare, talvolta il tramonto o l'orizzonte.

Jacob:

La sua affermazione mi ha lasciato un po' interdetto, non ho sentito nella sua risposta la determinazione e la sincerità che mi dimostra quando la guardo negli occhi, però io so che lei mi ama. Frustrato mi sfrego la nuca e mi vado a prendere un cocktail abbastanza alcolico. Non voglio chiederle altro perché temo che si possa chiudere ancora di più: se vuole dirmelo, sa che io ci sono. Lei non mangia quasi nulla a cena, e non pronuncia quasi parola. Sia Michael che Nicolas se ne sono accorti, e con gli occhi mi chiedono cosa sia successo. Io con un gesto faccio loro segno che glielo avrei detto dopo.

Mentre le ragazze sparecchiano, raggiungo i due che si stanno servendo degli alcolici.

Dopo avergli raccontato tutto, Michael riflette «Forse le sarà venuto in mente qualcosa che l'ha fatta scoraggiare un po'». Nick annuisce anche se non dice nulla ed evita di guardarmi in faccia, capisco che lui sa. «Sputa il rospo!» Esclamo in tono perentorio appena mio padre ci lascia da soli. Lui prima fa finta di non aver sentito e poi bisbiglia «Lei non è mai andata a trovare loro al cimitero. Forse è questo che l'angoscia», io lo rassicuro «Me lo ha detto». Lui sembra piuttosto sorpreso, poi continuo «Non credo, stamattina era spensierata, secondo me è qualcos'altro ad angosciarla» e Nicolas completa la frase per me «Il che è ancora peggio». Annuisco perché convengo assolutamente con lui.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora