17. Un altro biglietto

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La sveglia alle sei e mezza è una vera tortura!
«Sasha io però non mi devo svegliare così presto!» Si lamenta Nick, lo trucido con lo sguardo. «Non rompere! Vattene da Betty che mi devo vestire!» Lui sospira e se ne va con gli occhi serrati andando a sbattere quasi contro la porta chiusa. 
«Seguimi» ordina Jake una volta scesi dall'auto, io faccio come mi ha detto. 
«Betany sta a casa tutto il giorno?» Chiedo per spezzare il silenzio che ormai è assordante,
«No sta lavorando metà giornata in un negozio di alta moda, si è presa un anno sabbatico per decidere in cosa laurearsi. Credo qualcosa che abbia a che fare con il design». 
«Come mai tu e Christian fate lo stesso anno, chi è stato bocciato?»
«Io sono stato bocciato, e sono molto felice che questo è l'ultimo prima dell'università che molto probabilmente non farò. E tanto per interrompere le tue domande Melany ha intrapreso il penultimo anno di liceo».

Arriviamo nell'aula di letteratura dove un sostanzioso gruppetto di ragazze lo attende, tra cui vedo in prima fila Claire. Mi siedo sempre dietro a tutti,
«Jacob ti ha accompagnato in classe, non lo hai nemmeno ringraziato!» Lo so Charly, però non mi va di parlargli con tutte quelle ragazze che gli ronzano intorno e, prima che tu possa dirlo: NON SONO GELOSA!
Al termine delle lezioni mi dirigo verso l'armadietto per recuperare il giubbotto e trovo un bigliettino: Ci vogliamo incontrare dopo scuola al parco qui vicino? Non c'è scritto il nome del mittente, il mio tallone d'Achille è la curiosità, un po' come Ulisse. Quindi decido di andarci, ma non prima di aver avvisato gli altri. 
«Ragazzi oggi torno a casa più tardi, vado un po' al parco». Melany mi guarda con fare malizioso, mentre Jacob mi osserva intensamente come se volesse sapere il motivo. 

Mi siedo su una panchina, ci sono molti ragazzi, ma io non ho la minima idea di chi possa essere lui.
«Ciao Sasha». Mi volto e vedo un ragazzo alto circa un metro e settanta dai capelli castano chiaro così come gli occhi. «Ciao...» Lui sorride «Sono Daniel». Sorrido a mia volta, si siede delicatamente sulla panchina. Iniziamo a parlare della scuola e delle materie, mantenendo quindi una conversazione leggera, senza parlare tanto di noi. A me sta più che bene anche perché è la prima volta che ci vediamo.
«Meglio che vada altrimenti fino a che arrivo a casa divento un ghiacciolo!» Lui si alza e propone «Se vuoi ti posso accompagnare, ho la macchina». Spunta un sorriso sul mio viso che venie spazzato via da una violenta e gelida folata di vento. Lui nota la mia espressione ed esclama divertito «Meglio affrettarci prima che diventi una stalattite molto carina». Il sorriso torna ad illuminare il mio volto.
Spegne il motore davanti al vialetto d'ingresso, gli ho chiesto io di non addentrarsi nel piccolo boschetto dove sicuro avremmo avuto gli occhi di tutti puntati addosso. «Se ti va, possiamo rincontrarci». Io annuisco e scendo dall'auto sollevandomi il cappuccio della giacca sul capo per tenere testa al freddo. Quando lo vedo andare via a tutta velocità, mi viene in mente che non abbiamo precisato né l'orario né il posto... Troverà sicuramente il modo di contattarmi. Faccio una corsa perdifiato verso il calore del camino.
«Dove sei stata?» Chiede a braccia incrociate Nick, poi inizia a ridere e continua «Hai il naso e le guance rosse: sembri cappuccetto rosso!» Gli faccio una linguaccia sperando che si dimentichi della domanda, tuttavia non è per nulla così. Infatti, quando sto per andare in cucina, mi trattiene per un braccio «Dove vai? Non mi hai ancora risposto». Lo guardo per capire se è serio o sta scherzando. 
«Stavo con un ragazzo e non è successo nulla!» I suoi occhi sono imperscrutabili. Così non va bene affatto, non può avere il controllo su di me. So che lo fa perché mi vuole un mondo di bene, però deve pur esserci un limite. La sua reazione mi prende in contropiede, abbassa gli occhi e sussurra «Sono felice per te» poi mi lascia il braccio e si allontana con le spalle un po' curve. Inevitabilmente anche io mi rattristo e decido di chiarire con lui «Ehi, devi essere contento per me, perché io sono felice che stai con Betty. Non è successo niente, non so quando usciremo un'altra volta, so che lo fai perché tieni a me e lo apprezzo tantissimo, ma i tuoi occhi sono tristi e mi dispiace vederti così!» Tira un sospiro lunghissimo e poi dichiara «E' più forte di me, vorrei che tu fossi solo mia. Anche se amo Betany e so che nei tuoi confronti non è giusto il mio comportamento. Non voglio che tu soffra. Ti prometto che proverò a non uccidere questo... Come si chiama?» Affermo «Daniel» ridiamo. Lui mi abbraccia e mi posa un bacio vellutato in fronte.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora