50. Cambiamenti

136 9 1
                                    

E' la vigilia di natale, tutti stanno dando una mano a preparare, tranne io e Sam. Abbiamo legato ancora di più negli ultimi due mesi. Lei capisce perfettamente il mio carattere, sa che è più facile così e mi appoggia invece di giudicarmi come stanno facendo gli altri. Stiamo fumando sulla veranda, ho una felpa enorme addosso e sul davanti è disegnato un grosso teschio. Non sono l'unica che è cambiata, Betty ha finalmente scelto di frequentare l'università, ovviamente corsi che hanno a che fare con il design, e anche Jacob è cambiato, si è fatto il morso di serpente sul labbro e un altro piercing sul sopracciglio, oltre a due tatuaggi: un teschio messicano sulla spalla e sul pettorale sinistro si è fatto tatuare un cuore realistico nero. Li ho visti mentre passavo davanti a camera sua e lui si cambiava la maglietta con la porta aperta. Appena mi ha visto, io ho distolto lo sguardo e sono andata in camera mia. Ho sentito le farfalle dare dei colpetti di ala nel mio stomaco, ma poi si sono rimesse a dormire. Io sono andata in salone dove l'ho trovato appoggiato alla parete mentre parlava con gli altri, appena mi ha visto è rimasto sbalordito, gliel'ho letto negli occhi che era convinto che rimanessi in camera mia per tutta la serata e che mi avesse turbato la visone di lui a torso nudo. Sono contenta che poi i suoi occhi si siano leggermente incupiti, ha capito che non mi ha fatto nessun effetto, anche se non è vero. Quando per caso incontro il suo sguardo, il cuore si ferma per un secondo, ma sto lavorando anche su questo.

«Ieri sera mi sono divertita molto» esordisce Sam distogliendomi dai pensieri. La sera precedente siamo andate, insieme agli altri, a bere qualcosa. Ormai bevo e fumo continuamente, mi aiutano anche a non fare incubi.
«Anche io». 
«E' pronto» ci avverte Christian, spegniamo le sigarette e le gettiamo nel posacenere.
Sono seduti tutti a tavola, manchiamo solo noi, che sedendoci, riempiamo le sedie vuote. Mangiamo scherzando, anche se io non parlo molto, sono nervosa ed evito di alzare lo sguardo dal piatto, perché so che incontrerei molti occhi.
Aiuto a sparecchiare e poi mi ritiro in camera, mi sto cambiando quando sento bussare.
«Un secondo» rispondo, «Ora puoi» dichiaro tirandomi giù la maglietta scolorita. Entra Nicolas, «Vieni in salone, stiamo vedendo "Mamma ho perso l'aereo"». 
«No, è un film vecchissimo». 
«Ma stiamo tutti insieme...»
«Ho detto di no!» Sbotto infastidita, «Non ti riconosco più, spero che, facendo così, tu sia felice», esce sbattendo la porta. Mi siedo sul materasso senza delicatezza. Cerco di convincere me stessa che il mio comportamento è corretto. Mi addormento verso le undici, quando sento le porte delle camere chiudersi.

Jacob:
Sento urlare nel cuore della notte, sono sicuro che sia Sasha, non mi alzo. Anche se non riesco a chiudere occhio nemmeno quando la sento alzarsi. Le sue urla sono vivide nella mia mente e si ripetono all'infinito, come un disco rotto.

Sasha:
Mi sveglio tutta sudata, scosto via le coperte con un cenno rabbioso. Mi alzo e vado in cucina, prendo dal frigo invece dell'acqua una birra, e prima che me ne renda conto l'ho già stappata e sto andando sulla veranda a fumarmi una sigaretta.
Vedo l'alba avvicinarsi, mi guardo intorno e vedo tre bottiglie di birra vuote sul pavimento, sul tavolo c'è un pacchetto di sigarette che non contiene nessun bastoncino di tabacco. Così non va bene, mi sto riducendo ad uno straccio, mi tremano un po' le mani e ricordo come era brutto stare vicino a mio padre, anche se non era violento odiavo la puzza di alcol nel suo alito. Io sto percorrendo esattamente la sua stessa strada, nonostante abbia visto in prima persona che fine abbia fatto.

Devo parlare con qualcuno: Nicolas meglio di no, Michael forse anche come medico potrà fare qualcosa. Salgo verso la sua stanza, poso l'orecchio sulla porta prima di aprirla per assicurarmi che stiano dormendo e quindi di non disturbare nulla. La luce argentata e leggermente dorata per il levar del sole che penetra dalla finestra mi permette di vedere quasi chiaramente le due figure. Sono abbracciati, la testa di Carmen sul petto di Mike, questi due saranno innamorati per sempre. Mi avvicino, gli occhi di Michael si aprono, corruga le sopracciglia prima di dare un bacio sulla fronte della moglie e alzarsi cingendomi le spalle con un braccio. Nel suo ufficio resto in piedi, nervosa cammino avanti e indietro.
«Ti ascolto» dichiara. 
«Non so da dove incominciare» confesso fermandomi, ma poi ricomincio a camminare. 
«Inizia, dici una parola poi ne dici un'altra». 
«Ho avuto un incubo, mi sono svegliata sono andata nel frigo ho preso una birra, sono andata in veranda ho acceso una sigaretta... Poi non ricordo nulla e ad un certo punto mi guardo intorno le bottiglie dorate erano diventate tre, il pacchetto di sigarette era finito e ho dedotto di essere come mio padre». 
«Da quanto tempo fumi e bevi così tanto anche di notte?» Chiede. 
«Questa sarà la terza o quarta volta».
«Perché lo fai?»
«Non lo so, non me ne rendo conto. Stasera a tavola non ho bevuto e ho avuto gli incubi, invece se bevo come quasi tutte le sere, dormo bene, forse per questo».
«Tu sei venuta a parlarmene perché vuoi trovare una soluzione?»
«Non lo so, insomma, so che non è salutare, ma ultimamente non ci capisco più niente». 
«Oltre agli incubi cosa cerchi di eliminare bevendo?»
«Niente», ma rispondo troppo in fretta perché lui possa pensare che sia la verità, sospiro «Cioè, ci sono talmente tante cose che vorrei far scomparire, che non me le ricordo nemmeno».
«Prova a dirne qualcuna» mi incoraggia. «Per esempio, il Natale precedente l'ho trascorso con Thomas, quello anteriore per strada e quello prima ancora con un padre ubriaco. Ma non posso dire che è solo questa festività. Il problema è che sento che pian piano mi sto congelando, irrigidendo; però è quello che voglio, così qualsiasi cosa me la faccio scivolare addosso senza che mi entri nel cuore e quindi non soffro».
«E secondo te diventare cinica ti aiuterà? Ne sei proprio sicura? Perché vedo che Betty ti sta allontanando così come gli altri». 
«Tranne Sam» puntualizzo, «Lei non mi giudica, forse non accetta alcuni miei comportamenti ma non mi punta il dito contro come fanno gli altri». 
«Penso che lei ti capisce perché ha perso il padre». 
«E tu come fai a saperlo?»
«Ero il suo medico». 
«Cosa mi consigli?» Chiedo timorosa della risposta. «Dovresti parlare con qualcuno che si intenda di questi problemi; io posso ascoltarti, ma non riesco a dare dei consigli davvero utili». 
«Aspetta un secondo, non starai dicendo che devo andare dallo psicologo?!»
«Sasha, non c'è niente di male, solo qualche volta». 
«No! Dallo strizza cervelli non ci vado» annuncio fermamente. «Ti obbligo!»
«Non puoi, sulle carte io ho diciannove anni».
«Ma nella realtà diciassette, ricordi quando ti ho detto che non ci avrei impiegato molto a dimostrare la verità? La situazione non è cambiata, poi lo faccio per te, guardati» mi indica lo specchio, mi avvicino e lui mi compare dietro, «Sei ancora magrissima, hai si e no messo un chilo, per giunta stai bevendo e fumando, non voglio che diventi una dipendenza». Il nostro sguardo si incontra nello specchio, mi fa voltare e mi abbraccia, inizio a ricordare le ultime parole di mio padre, io non voglio diventare come lui, da sobrio era una persona fantastica. Annuisco sul petto di Mike, lui sorride e mi accarezza la schiena con la mano destra.
Il sole illumina di lentamente la stanza, stringo Michael e sussurro «Non sai quanto ho desiderato che mio padre mi desse un abbraccio o un bacio senza che io glielo chiedessi per prima». Lui continua a tenermi stretta a sé, fino a quando non sentiamo Melany e Betany urlare a tutti di svegliarsi.
Sto per uscire dall'ufficio quando chiedo «Puoi non dirlo a nessuno?» Lui sorride ad annuisce.

Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora