26. Il mio comportamento è una conseguenza al tuo

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«Come stai?» Mi chiede il mio migliore amico, «Bene, qualche fastidio provocato dai lividi, ma nulla di più».

«Che stavi facendo prima che entrassi?»

«Riflettevo...»

«Mi devo preoccupare?» Mi schernisce. Gli faccio una linguaccia e poi dichiaro «E' come se fossi rinata con Jake, sono felice» inizio a saltellare verso le scale che conducono al salone.

Nicolas:

Saltella sorridente e spensierata come una bambina infantile e innocente, però si blocca e la sua espressione muta non appena nota Claire attaccata a Jacob. A denti stretti ordina «Nick iniziamo l'allenamento, prendi i guantoni!» Non mi dà nemmeno il tempo al mio cervello di elaborare la frase che si volta e mi incenerisce con lo sguardo.

Sasha:

Quel verme sta baciando Claire in casa, almeno avesse cercato di nascondersi! Strappo i guantoni dalle mani di Nicolas e li infilo. I lividi reclamano riposo, ma come sono infuriata nessuno può fermarmi da colpire qualcosa, ancora meglio se quel viso con i laghi azzurri da gatta morta di Claire. Che poi altro non è che una pedina del subdolo gioco di Jacob.

Scendo di sotto e appena Michael mi vede con i guantoni tenta di fermarmi, lo rassicuro «Meglio che mi alleno con Nicolas e colpisco il sacco invece che sfogare la mia rabbia contro qualcun'altro!» Lui mi lascia sgranando un po' gli occhi capendo che la causa della mia ira è il figlio. Sono in garage e inizio a colpire il sacco che oscilla sempre di più. «Cosa ti è preso?!» Esclama Nicolas, «Chiedilo a Jacob! Ma non colpirlo, voglio pensarci io!» 

«S-scusa ma c-cosa è successo tra te e J-Jake?!» Balbetta il mio amico, ma la sua voce è colma di rabbia. Ieri sera non me la sono sentita di scendere nei particolari e lui non sa tutti i precedenti di quel cretino di Jacob.

«Uno sbaglio! Come lo ha definito parecchio tempo fa, ma tu non devi fare nulla, capito?!»

«Si, ma hai un altro paio di guantoni che devo colpire qualcosa?» Sorrido e suggerisco «Chiedi a Christian». Dopo non molto Nick ricompare e iniziamo ad allenarci, fino a quando con il fiatone mi fermo e sfilo i guanti imbottiti, i tagli sulle nocche si sono riaperti, così come quelli sul sopracciglio. «E' per questo che non mi espongo con le persone, coglione. Per evitare questo, lurido verme bastardo!» Ringhio tra me e me. 


Nicolas:

Mentre inveisce contro Jacob, prende a calci degli scatoloni. Scoppia di rabbia e inizia a colpire senza sosta il sacco, ma stavolta senza guantoni. Vedo le sue nocche lacerarsi sempre di più. Cerco di fermarla, tuttavia l'unica reazione che ottengo è essere spinto. Appena mi alzo lei non c'è più, sarà dura non spaccare la faccia a quel... Nessuna parola è abbastanza dispregiativa da descriverlo!

Sasha:

Il vento soffia con potenza tra i rami degli alberi, le lacrime non rigano il mio volto, non riesco a piangere. Anche un mio respiro sarebbe sprecato per lui. Nonostante pensi questo, non riesco a non starci male. Per questo motivo sono chiusa in me stessa, per evitare altri dolori; perché anche se non l'ho mai ammesso, lui mi piaceva. Devo fare qualcosa non posso stare così per un cretino. Devo fargliela pagare, a cosa tiene molto?

Entro nella sua stanza e come previsto le chiavi della moto sono sulla scrivania, le afferro e mi dirigo in garage infilandomi la giacca di pelle. Il telo cade a terra sprigionando polvere ma mettendo in mostra la costosissima e potentissima motocicletta BMW del mio carissimo Jake. Io sono come un cane rabbioso, quando dormo tutto fila più liscio del l'olio, ma quando mi sveglio non c'è nessuno che possa evitare le mie grinfie affilate e dolorose.

Sfreccio sull'asfalto bagnato dalla pioggia mattutina, ormai i ragazzi staranno uscendo da scuola, quindi decido di passare lì davanti, per il puro gusto di vedere in prima persona l'espressione di Jacob: la preoccupazione per cosa potrei combinare con la sua pregiatissima moto. Ecco un gruppo di ragazzi sulle scale della scuola, ma lui non c'è. Aspetto cinque minuti e lo intravedo uscire avvinghiato a Clarisse, accelero. Lui, come sente il ruggito familiare, si volta verso di me e spalanca gli occhi mentre gli faccio il dito medio e vado via. Il suo sguardo atterrito allevia un po' la mia ira, tuttavia decido di non tornare a casa prima delle sei di sera.

«Ma cosa ti è saltato in mente?!» Sbraita Jake, con tono calmo preciso «Il mio comportamento è una conseguenza al tuo» lui senza parole corre fuori dalla porta. Mi siedo sul divano con ancora in dosso il giubbotto di pelle, alcuni occhi mi fissano, all'inizio faccio finta di nulla poi però iniziano ad infastidirmi, «Cosa c'è?» Chiedo, Betty sibila «Almeno le ruote le hai lasciate?» Ci rifletto e poi rispondo «Forse». Sam ride e poi ammette «Non credevo che fossi davvero così, pensavo fosse una maschera!» La rassicuro dicendo «Non ho bisogno di una maschera, questa sono la vera io. Da ora in poi non la nasconderò mai più, perché oramai potete farmi qualsiasi cosa, ma io non sentirò né dolore fisico né sentimentale». Mi volto verso la televisione senza però guardarla davvero. Sto per entrare in camera quando qualcuno afferra la maniglia prima di me, quel gesto è accompagnato da codeste parole «Fammi spiegare» sono intrappolata tra il suo corpo e la porta. Decido di obbiettare senza però girarmi, altrimenti mi sarei trovata troppo vicina alle sue labbra, «No! Tu non mi hai dato questo beneficio perché dovrei concedertelo io?»

«Ho sbagliato»

«Dovevi pensarci prima, ora lasciami entrare!

«No!» Gli sgancio una gomitata nello stomaco, finalmente si allontana. Mi volto e con lo sguardo assassino dichiaro «Quando dico qualcosa voglio essere ascoltata, ti sei abituato troppo presto a vedermi mansueta, ma ora preparati che niente più sarà facile come prima!» Entro e chiudo a chiave la porta alle mie spalle.


Non scrivere mai la parola fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora