Capitolo 2

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Mi svegliai in preda al panico e tutta sudata, presi il telefono per vedere che ora fosse: le tre e mezza del mattino.
Mi alzai dal letto con le gambe tremanti andai fino all'armadio e presi dei vestiti poi mi diressi in bagno e aprii l'acqua calda della doccia,ci entrai in fretta e scoppiai in un pianto liberatorio.

Ormai era da sei anni che avevo questi incubi ma non mi ci abituavo mai, ogni volta mi sembrava che il cuore si fermasse e dovevo mettere una mano nel petto per accertarmi che stesse ancora battendo.

Era ormai da anni che soffrivo di attacchi di panico.
É da quando ho quattordici anni che soffro di depressione.
Le persone si chiederanno come mai una ragazzina di quattordici anni dovrebbe soffrire di depressione? Vi   dico io il perché: i miei genitori più precisamente mio padre.
Quando ero  piccola l'ambiente a casa era tossico:mio padre é sempre stato un uomo molto possessivo nei confronti dei figli e della moglie.
Lui era un padre dittatore,tutti dovevano  fare quello che voleva  lui: ad esempio dovevo avere le amiche che voleva lui però non amici maschi perché non andava bene.
Ovviamente non potevo fidanzarmi ne tanto meno parlare ai miei cugini maschi.
Mi ha persino obbligato a cambiare la mia scrittura perché non gli piaceva.
Mi sentivo un oggetto,la mia autostima poco a poco iniziò ad abbassarsi e io iniziai a chiudermi in me stessa e davanti agli altri fingevo di essere qualcuno che non ero.
Quando qualcosa non gli andava bene era capace anche di alzare le mani, con me lo ha fatto tante volte.
Lo ha fatto con tutti in casa mia anche con mia madre davanti ai miei occhi.
Vedere mia madre così indifesa e non riuscire a fare niente mi ha fatto sentire una persona orribile per tanto tempo.

A causa della sua possessività in casa mia un po' tutti hanno tentato il suicidio ,me compresa.
Avevo sei anni quando mio fratello,che al tempo aveva sedici anni,si mise nella finestra di casa e tentò di buttarsi ma fu bloccato da mia madre.
Avevo quattordici anni quando mia sorella iniziò a tagliarsi le vene  e me lo disse ma io non feci  niente visto che anche io lo facevo e mi sentivo impotente.
Lo stesso anno tentò anche lei di suicidarsi per ben due volte,visto che si era innamorata di un ragazzo e lui ricambiava ma non potevano stare insieme.
Avevo quindici anni quando mia madre tentò di buttarsi dalla macchina in movimento davanti ai miei occhi ma fu fermata da mia sorella.

Le cose peggiorarono quando fui costretta a trasferirmi in Germania all'età di quindici anni, fu lì che entrai in una depressione grave visto che non potevo più andare a scuola e rimasi a lavorare nel negozio di mio padre.
Ogni giorno,tutto il giorno non avevo più tempo per me stessa,era tutto così monotono.
Il mio stato mentale non faceva che peggiorare.
Non potevo andare dallo psicologo e quindi ho sofferto per tutti questi anni e mi pento di non aver agito prima.
Durante il periodo in Germania mio padre diventò particolarmente cattivo: iniziò a darmi la colpa dei suoi problemi economici,mi diceva in continuazione che ero un peso e che non avrei mai realizzato i miei sogni.
Mio fratello iniziò a contribuire per farmi soffrire,in quel periodo iniziò a chiamarmi molto spesso troia e puttana e io ci rimanevo male,solo ora ho capito che non c'è nulla di male nell'esserlo, meglio essere una puttana che una donna senza valori e con una cattiva personalità.

Ho avuto molti traumi da piccola e ora sono completamente sola,non ho mai raccontato queste cose a nessuno.
La mia vita é sempre stata un casino,io sono un casino.
Uscii dalla doccia,mi vestii ,non ebbi nemmeno il tempo di asciugarmi i capelli che caddi a peso morto nel letto e mi addormentai.

Spazio autrice:
Questo era il secondo capitolo della storia, spero vi sia piaciuto!!!

Non lasciare la mia manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora