Capitolo 46

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Ero in Italia da ormai quattro settimane, perfortuna non avevo incontrato mio padre.
Se per caso lo avessi incontrato avremmo sicuramente litigato e io non avevo ne tempo ne voglia.
Non mi ero più scritta con Jk, solo la sera prima di andare a dormire, ma lui era sempre troppo stanco e non aveva mai tempo da dedicarmi.
Quando eravamo in Argentina, mentre Jungkook faceva la sua "confessione" d'amore, qualcuno  fece un video e lo mise su internet.
Ovviamente con la fama di Jk, il video diventò virale e le Army scoprirono che il maknae era innamorato e non la  presero tanto bene.
Molti l'avevano accettato , molti altri ci erano andati pesanti con le parole su twitter e instagram, l'unica cosa positiva di tutta quella situazione è che sapevano che fosse innamorato ma non sapevano di chi.
Sempre grazie a quel video la bighit scoprì che io avevo rincontrato i bts e ricevetti una chiamata dal mio caro amico Bang Pd, che mi disse di cercare di non parlare più con Jungkook perché molte "Army" erano tanto intelligenti quanto malate da essere in grado di hackerare il telefono del maknae.
Così feci come mi raccomandò Hitman Bang.
Riniziai l'università in Italia, sempre nella facoltà di psicologia.
Il ciclo era in ritardo di due settimane e sinceramente mi venne un po' d'ansia in quanto l'ultima volta io  e Jungkook non avevamo usato le protezioni.

Ero nella caffetteria dell'università, avevo le mie cuffiette e un libro in mano quando senza volerlo ascoltai la conversazione di due ragazze che erano nel tavolino di fianco al mio.
"Si ma hai visto che Jungkook dei bts ha una fidanzata segreta, non si fa che parlare di lei da quattro settimane" lanciò il pettegolezzo una delle due.
Io quasi soffocai con il caffè che stavo bevendo ma decisi di continuare ad ascoltare
"Si ho sentito, sarà probabilmente una gallina brutta che lui si scopa solo per divertimento, Jungkook non ha tempo per amare" disse l'altra ignara della rabbia che stava scatenando dentro di me.
"Forse o magari qualche puttana che lo vorrà solo perché è ricco, bello e famoso" continuò la pettegola, ma io ormai sapevo benissimo che cosa fare.
Mi alzai dal mio posto e mi avvicinai con passo spedito alle due.
"Ciao,stavo casualmente ascoltando il vostro discorso e lasciatemi dire una cosa.
Quanta cattiveria avete in sangue da poter giudicare due persone senza nemmeno conoscerle o semplicemente basandovi su quattro notizie di giornale scritte da ignoranti che ne sanno esattamente quanto voi?
Primo come fate a dire che Jungkook non ha tempo di amare, é normale esattamente come me e voi, l'amore non ha bisogno di tempo, e secondo come fate a giudicare una ragazza dandole certe etichette soltanto perché è riuscita ad avere quello che voi non avrete mai"affermai guardando le due con tanto disgusto negli occhi.
Si diedero uno sguardo veloce e inziarono a ridere.
"Scusa ma chi sei?" chiese una delle due con aria superiore.
Non risposi nemmeno e il caffè che avevo in mano lo versai tutto addosso alle due ragazze che puntualmente iniziarono ad urlare come due galline.
Tutti si girarono a guardarmi mentre io correvo in bagno perché mi vennero dei forti conati di vomito.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi abbassai all'altezza della tavoletta del water per tirare tutto fuori.
Vomitai qualsiasi cosa e mi vennero dei giramenti di testa.
Uscii dal bagno e corsi nella farmacia più vicina.
"Buongiorno come posso aiutarla?" chiese la signora che era oltre al bancone,mi guardava con occhi dolci.
"Salve, un test di gravidanza" dissi titubante, la signora me ne passò uno.
"Sono 15.60"affermò la signora sempre con quel sorriso da" Davanti al cliente sempre felice"
Tirai fuori i soldi e mentre la signora mi dava il resto mi disse :"Allora buonafortuna"
Sussurai un "grazie" e mi avviai verso la casa dei miei zii.
Mentre camminavo un senso di paura e ansia mi avvolse il corpo, mi vennero le vertigini e la voglia di chiamare Jungkook per farmi confortare era forte.
"Ciao tesoro, come v-"
"Ciao zia" la salutai senza neanche guardarla negli occhi e mi diressi verso il bagno.
20 minuti dopo
Ero da cinque minuti seduta nel pavimento inerme a fissare il test di gravidanza davanti a me.
Ero incinta.... ero incinta.... ero incinta.
Cosa dovevo fare? Sicuramente chiamare il padre del bambino o della bambina.
Presi il telefono con le mani tremanti e chiamai Jungkook.
Mi stavo massacrando le unghie mentre tremavo come una foglia.
"Il cliente da lei chiamato al momento non è raggiungibile" la voce robotica mi fece prendere un colpo al cuore, mentre una forte grandine colpiva la finestra del bagno.
Ci riporovai...
"Il cliente da lei chiamato al momento non è raggiungibile" nulla di nuovo.
Ci riprovai per venticinque volte ma nessuno rispose.
Nessuno, ero presente solo io con la mia forte ansia.

Ero in camera mia a fissare il vuoto e  a pensare a una soluzione plausibile.
Mia zia entrò in camera e mi sorrise dolcemente.
"Tesoro non vieni a mangiare?" chiese guardandomi dalla testa ai piedi mentre io tenevo una mano sul ventre a proteggere quella creatura, frutto di qualcosa che in molte persone non volevano.
"Non ho fame zia" risposi guardando di nuovo il vuoto, lei annuì e chiuse la porta della stanza lasciandomi di nuovo al buio.
Presi il telefono e decisi di lasciare un messaggio vocale a Jungkook.
"Ehi ciao Jungkook, lo so che sarai stanco morto e pieno di impegni ma ti devo parlare di qualcosa di importante" prima nota vocale.
"Ok, probabilmente non ascolterai mai ma in mezzo a tutti i tuoi impegni puoi trovare cinque minuti per me?" seconda nota vocale.
"Ascolta.... te lo dico col cuore in mano, rispondimi cavolo, devo parlarti" terza nota vocale.
Con le lacrime agli occhi feci anche una quarta nota vocale.
"Ciao, sarà l'ultima che ti cercherò quindi ascoltami, sono incinta e ho bisogno che il padre di mio figlio mi presti un minimo di attenzione" la voce mi tremava e le lacrime scendevano a raffica sul mio viso, come una cascata.
Mi addormentai con la mano a proteggere il mio ventre e il viso bagnato di dolore.

Passarono sei giorni e Jungkook non mi rispose e non visualizzò i messaggi.
Ero dal medico, avevo lasciato un appuntamento.
"Signorina é sicura di voler abortire?" chiese l'uomo mentre compilava dei fogli.
Titubante annuì.
Stavo male e non potevo tenere in grembo un bambino che probabilmente in quel periodo non avrebbe avuto un rapporto normale col padre.
"Mi dispiace" sussurai accarezzando il ventre dolcemente e con un nodo in gola.
Addio figlio mio.

Non lasciare la mia manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora