Capitolo 29

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Ero da due settimane in ospedale, i ragazzi mi avevano obbligato a parlare con uno psicologo che mi aveva diagnosticato depressione bipolare, anche se io sapevo già di averla.
Mi tenevano rinchiusa la dentro perché avevano paura che mi tagliassi di nuovo.
Non sapevano che in me si stavano creando pensieri suicidi, visto che io e Jungkook non stavamo più insieme non avevo più niente da perdere.
I ragazzi venivano a trovarmi due volte alla settimana, quando avevano tempo,anche Kook era venuto ma ogni volta non diceva niente, mi guardava e basta.
Ero nella camera d'ospedale, fissavo il vuoto, in quel posto di merda mi avevano tolto anche il telefono.
Entrò la mia infermiera.
"Signorina, Jungkook é venuto a trovarla" mi informò per poi lasciare passare il ragazzo.
Ero sorpresa visto che non era mai venuto da solo ma sempre con gli altri.
Era bello e il suo dolce profumo di fiori mi arrivò subito alle narici.
(Jk é vestito così)

Si sedette nella sedia vicino al mio letto e come sempre mi guardava e basta

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Si sedette nella sedia vicino al mio letto e come sempre mi guardava e basta.
"Se vuoi litigare, non ne ho le forze" affermai osservando ogni sua espressione facciale e movimento.
"Non sono qua per litigare, volevo solo parlare e vederti, mi manchi" in quel momento tirò fuori un foglio bianco e me lo diede in mano.
Era un disegno in cui ero raffigurata io vestita da confetto gigante mentre ballavo.
Sorrisi ricordando quella serata.
Sorrisi visto che aveva raffigurato tutto nei minimi dettagli tanto da farmi sentire bella.
Mi stavo guardando con i suoi occhi e fu qualcosa di unico.
"L'ho fatto per te" disse guardandomi dolcemente.
"Grazie" sussurai e una mia singola lacrima finì sul disegno.
Stavo piangendo, avrei tanto voluto tuffarmi dentro quel disegno e rivivere tutto.
Mi asciugai velocemente la guancia.
"Avete trovato un nuovo assistente?" chiesi per distogliere l'attenzione da me.
"Non ancora" rispose Jk sistemandosi i braccialetti.
Cadde un silenzio imbarazzante che non era tipico nostro.
Di solito io e lui avevamo sempre qualcosa da dirci anche solo per urlarci contro.
Decisi di rompere la calma e la finzione della normalità tra noi due.
"Mi stai ancora vicino per pietà vero?" chiesi anche se sembrava un affermazione.
Iniziò a scuotere la testa sorridendo.
"Sai prima ti ho detto di non avere le forze per litigare, ora ce le ho" continuai visto che lo vedevo ridere.
"Tu credi veramente che ti stia vicino per quello?" chiese guardandomi per una conferma.
Stetti zitta perché lo pensavo veramente.
Io lo amavo tanto, non avevo mai smesso di farlo.
"Cosa vuoi che faccia per convincerti?" incrociò le braccia al petto, gli occhi attenti in attesa di una risposta.
"Amami" dissi alzando lo sguardo per incontrare il suo.
"Quello già lo faccio" affermò facendomi bloccare il respiro per qualche secondo.
Ero imbambolata a guardarlo, le farfalle nello stomaco stavano riprendendo il loro posto mentre l'amore per lui occupava la mia testa, il mio cuore e la mia anima.
"Hmm... Ok... allora portami al parco" dissi stiracchiandomi per distogliere l'attenzione dal mio "imbambolamento" eccessivo.
"Ok"si alzò dalla sedia ed uscì fuori dalla stanza.
Non sarebbe mai riuscito a convincere le infermiere sarebbe stato più semplice farmi piacere la matematica.
Tornò cinque minuti dopo con la mascherina nera già in viso e lo zaino alle spalle.
"Preparati usciamo, muoviti abbiamo solo un'ora e mezza" affermò lasciandomi di stucco, ci era riuscito veramente.
Mi misi una tuta grigia e le nike bianche.
Mi vergognavo delle cicatrici che segnavano il mio corpo.
"Sei bellissima" lui mi prese la mano e mi guidò fuori dalla stanza.
Mi portò fino ad un parco vicino e fuori dallo zaino tirò una tovaglia che mise nell'erba.
Ci sdraiammo uno di fianco all'altro.
Ci fu silenzio per un po'.
"Allora.. Che cosa hai intenzione di fare ora che non lavori più alla Bighit?" ruppe il ghiaccio lui.
"Troverò un altro lavoro mentre studierò per la scuola" risposi guardando il cielo che era pronto al tramonto ormai.
Silenzio di nuovo, tutti e due volevamo dire tante cose ma nessuno riusciva a dire niente.
"Vuoi parlare di quello successo?" chiese cercando di rompere quell'imbarazzo non adatto tra noi due.
"Siamo qua per creare bei ricordi non per parlare dei miei problemi, dì qualcosa che mi renda felice" affermai mentre ammiravo il cielo colorato di rosso e rosa.
Lo vidi pensare e poi girò il busto verso di me per poi alzarsi leggermente sostenendosi su un gomito.
Con la mano mi prese il mento per girare il mio viso verso di lui,facendo così incatenare i nostri sguardi, i nostri cuori.
"La vuole sentire una cosa signorina Pertesonosolounosfogo.
Ora le farò una dichiarazione d'amore.
Voglio essere con te quando al ristorante ordini tanto ma non te ne vergogni perché a te piace mangiare, voglio essere con te quando balli in modo imbarazzante e prenderti in giro.
Voglio dirti ogni giorno della nostra vita che sei bella e che sei abbastanza anzi più di quanto potessi chiedere.
Voglio portarti a fare shopping e annoiarmi vedendoti uscire da quei camerini.
Vorrei baciarti quando sei arrabbiata e farti sorridere quando sei triste.
Io posso essere tutto quello che vuoi, posso essere tutto l'amore che cerchi e che meriti.
Voglio semplicemente amarti  ogni minuto che passa"sorrise come se non avesse appena confessato tutto il suo amore facendomi tremare il cuore.
Stetti zitta mentre mi innamoravo di nuovo ma questa volta un po' di più.
Mi alzai e lo gaurdai attentamente e l'unica cosa che feci fu baciarlo.
Un bacio dolce che lui approfondì chiedendo l'accesso con la lingua.
Glielo diedi e ci sdraiammo mentre il nostro bacio continuava.
Iniziò a baciarmi nel collo per poi volermi togliere la felpa.
Lo fermai visto che eravamo in un parco.
"Mi sei mancata" disse mentre io gli acarezzavo i capelli, si appoggiò al mio petto.
Stavamo abbracciati a guardare il tramonto.
Si alzò e prese una polaroid dallo zaino, fece una foto mentre eravamo sdraiati e sorridevamo.
Uscì la foto e lui iniziò a scuoterla.
"Andiamo?" chiese sorridendomi dolcemente.
Annuì e ci alzammo ma prima di farlo Jungkook scrisse qualcosa dietro la foto.
Me la diede in mano.
"Leggi che cosa ho scritto quando sarai sola" mi ordinò.
Annuì e salimmo dentro la macchina.
Tornammo in ospedale, mi lasciò all'entrata e mi diede un leggero bacio sulle labbra.
Feci il mio ingresso nel corridoio  sorridendo come un'ebete.
Iniziai a fare giravolte e a ballare.
Entrai dentro la stanza stringendo la foto al mio petto.
Poi mi ricordai della frase.
Il mio sorriso si ampliò leggendo queste parole:"Quando mi chiederanno cos'è l'amore per me gli farò vedere questa foto"
Misi  la polaroid dentro a una scatola in cui mettevo dentro tutte le mie cose personali.
Presi un foglio e iniziai a scrivere una lettera per Jungkook.

Non lasciare la mia manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora