Capitolo 39

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In due ore sarebbe inziato il concerto e i ragazzi erano sparsi in giro, ognuno a fare cose diverse.
Jimin faceva esercizi per la voce, Jin fissava il vuoto, Tae cercava di calmarsi guardando video su YouTube, Jhope provava dei passi di danza, Namjoon leggeva un libro, Yoongi suonava un piccolo pianoforte che si trovava nella stanza e Jungkook faceva delle flessioni.
Io invece ero concentrata a osservarli in ogni singolo movimento intenta a capire la mentalità di gruppo che tenevano prima di un concerto.
Se i fan erano nervosi prima di un concerto perché avrebbero incontrato il loro idolo, il loro idolo era dieci volte più nervoso di loro, in quanto sulla coscienza doveva tenere tante cose, tra cui quella di non deludere i propri fan.
Non era semplice,era pesante ed estenuante, bisogna avere una mentalità forte per non lasciarsi demoralizzare da un piccolo errore o da migliaia di occhi puntati addosso.
Però i bts ci riuscivano benissimo, erano umani certo, ma con gli anni avevano imparato a rendere i loro concerti la casa di molte persone, luoghi in cui gli Army e le Army potevano non pensare per qualche ore ai propri problemi.
Era magico, creavano come un utopia.

I miei pensieri vennero interrotti dalle urla di dolore di Jungkook che si era accasciato a terra.
In poco tempo fu circondato da un sacco di persone compresa me che appena realizzai allontanai tutti e mi abbassai al suo livello.
"Amore dove provi dolore?" chiesi mentre con gli occhi aspettavo disperata una sua risposta.
Lo vidi sorridere dolcemente.
"Mi hai chiamato amore"
Arrossii violentemente alla sua affermazione visto che eravamo circondati da persone.
"Ti sembra il caso di pensare a come ti ho chiamato, adesso dimmi dove hai male?" Cercai di prendere in mano la situazione e di cambiare argomento visto che sie era creato un bisbiglio generale.
Mi indicò con la mano la spalla, gli sbottonai la camicia e gliela tolsi completamente.
La sua spalla si stava gonfiando ed era tutta viola.
"Cazzo" imprecò il maknae quando feci un po' di pressione sulla zona ferita.
In quel momento venne il medico che c'era sempre quando andavano in tour e se ne occupò.
"Questa non ci voleva proprio" affermò Hobi buttandosi di peso sul divano.
"Già" rispose Jimin sedendosi accanto a me.
Rimanemmo in silenzio quindici minuti prima che entrasse Jungkook con la spalla tutta fasciata.
Tae corse verso di lui.
"Come stai ora Jungkookie, forse è meglio se non balli stasera" il moro era serissimo in viso.
"Hyung scordatelo, non posso deludere gli Army, alcuni di loro chissà da quanto aspettano di vedermi, non posso arrendermi, lo devo fare per loro"
Un nodo mi si creò in gola, ma era positivo.
Il cuore mi si scaldò a quelle sue parole, era così tenero.
"Si ma Jungkook-ssi sei ferito , vero Alessia diglielo anche tu" Jimin mi pregava con gli occhi.
"Si Jungkook, gli Army non te ne farebbero mai una colpa, ricordati che a te ci tengono, non ti obblighrebbero mai a esibirti con un braccio ferito" cercai di fare un discorso più convincente possibile.
"Se dico no é no, prima gli Army e poi la mia salute" affermò con voce ferma  mentre si rimetteva la camicia.
Vidi le facce disperate dei suoi hyung e così decisi di intervenire.
Andai verso il divano su cui era seduto e chiesi agli altri di uscire.
Appena furono tutti fuori presi il viso del ragazzo tra le mie mani fredde e gli sorrisi dolcemente.
"Ascoltami, prima di essere la tua ragazza e la tua assistente, sono un Army anche io.
Lo sono sempre stata, perché vi ammiravo, eravate gli unici a capirmi anche se non mi stavate vicino fisicamente tutti i giorni.
Posso dirti che l'unico motivo per cui ho sempre desiderato andare ad un vostro concerto era perché volevo vedere voi, e passare quelle due ore con i miei idoli.
Non importa se non balli o salti, tu dimostrali semplicemente il tuo amore, fallo mentre canti, metti il tuo cuore in ogni singola nota che fai uscire.
Fai sentire i tuoi fan protetti e al sicuro, e falli entrare nell'utopia dei bangtan.
Ormai quelle migliaia di persone la fuori sono la tua famiglia e nessuno ti capisce meglio di loro"
La sincerità traboccava dai miei occhi e cercai di non scoppiare a piangere.
Tutto quello che gli avevo detto veniva dal profondo del mio cuore.
Jungkook aveva gli occhi lucidi e mi sorrideva.
Era un sorriso sincero e puro come le scintille d'amore che c'erano nei suoi occhi.
"Grazie" mi abbracciò forte e mi diede un leggero bacio a stampo.
"TRA POCO INZIAMO" urlarono dall'altra parte e Jungkook si alzò velocemente raggiungendo la sua famiglia.
"PER GLI ARMY" affermarono tutti e sette prima di sparire dalla mia vista.
Rimasi incantata a guardare sette ragazzi che facevano quello che più amavano al mondo.
É sempre belli vedere qualcuno vivere il proprio sogno e trasemttere messaggi di positività e loro lo facevano benissimo.
Per i bts.
Spazio autrice :
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