Connected 2: Back Home

Capitolo 1

- Perché dobbiamo per forza prendere l'aereo? - domandò per l'ennesima volta Percy a suo padre. L'uomo gli lanciò un'occhiataccia, ma si limitò a sospirare. - Perché sì, Percy, e ora non fare storie. Fai la valigia. Non sei felice di tornare a casa?

Percy sbuffò. - Certo che sono felice, ma io e gli aerei... - cercò trovare le parole giuste, con un piccolo broncio sulle labbra. - Siamo due opposti. Se solo penso di dover stare a duemila o tremila piedi dal suolo... - rabbrividì. - Meglio non pensarci.

Suo padre gli lanciò un'occhiataccia, ma sospirò e lo guardò negli occhi. Percy ovviamente sapeva di risultare lagnoso come un bambino, ma il pensiero di viaggiare così in alto, senza poter sentire la terra sotto i piedi lo faceva impazzire.

- So che hai paura di volare, Percy - gli disse serio suo padre. - Ma il primo passo per diventare più forti é affrontare le proprie paure. Avere paura di volare non deve impedirti di tornare a casa. Anch'io avevo paura di volare quando avevo la tua età. Tua madre mi ha spinto a vincere la mia paura e ora é passata. La chiave é affrontarla.

Percy sentiva il cuore battere a mille. Suo padre aveva ragione, ma ancora tremava al solo pensiero. Decise di fare un respiro profondo e andare a preparare la sua valigia. Tuttavia, mentre metteva le ultime cose, non riusciva a non pensare alla prima volta che aveva preso l'aereo.

Era stato un incubo. Tutte quelle turbolenze, il pensiero di essere a migliaia di metri da terra... Sentiva le ginocchia di gelatina solo a pensarci. Cercò di non pensarci, anche perché doveva essere coraggioso. Non poteva farsi fermare da una stupida paura.

In poco tempo, la sua valigia fu pronta. Stava per andare a cercare Piper, ma fu lei a raggiungerlo. - Percy? - lo chiamò. Aveva Nico al seguito e lo teneva per mano. Percy si alzò e la raggiunse. - Tuo padre dice che é ora di andare, sei pronto?

Percy sospirò, ma si fece forza e annuì. Piper sembrò notare il suo disagio. Stava per andare da lui a consolarlo, ma Nico la precedette. - Peeercy! - si aggrappò alle sue gambe. - Ti metti vicino a me in aereo. Ti preeego!

Percy non avrebbe detto di no a quegli occhioni di cucciolo, ma la sua ragazza accorse in suo aiuto. S'inginocchiò davanti a Nico per essere alla sua altezza e gli prese le spalle con le mani. - Nico, Percy ha un po' paura di volare - gli ricordò severa ma dolce. - Non credi che sia meglio che lui si sieda accanto a me? Sono l'unica in grado di tranquillizzarlo.

Il bambino sembrava deluso, ma si voltò verso Percy, che li guardava seduto sul suo letto. - Piper ha ragione, Nico, mi dispiace - si scusò, ma s'inginocchiò anche lui di fronte al bambino. - Ti prometto che quando faremo un altro viaggio starai con me, ma oggi dovrai accontentarti di mio padre, va bene?

Il bambino sembrò indeciso, ma poi annuì e si tuffò tra le braccia del ragazzo, che rise. - Ti voglio bene! - gli disse il bambino e Percy non poté non sorridere. - Te ne voglio anch'io, campione - ricambiò, poi lasciò andare il bambino che prese la mano di Piper. - Ma ora é meglio andare.

Fece schioccare le dita e il suo baule si alzò in volo, poi prese la mano di Piper e scese le scale. Arrivati alla base delle scale, suo padre stava trascinando il baule di Piper. - Oh, siete scesi - ansimò, poi vide il baule del figlio che volava a pochi centimetri dal pavimento. - Cavolo, perché non ci ho pensato io?

Percy rise e si strinse nelle spalle. Diede una pacca sulla spalla di Nico. - Hai preso le tue cose? - lui stava per rispondere, ma Piper lo precedette. - Ci ho pensato io, tranquillo - si alzò sulle punte e gli diede un bacio, poi si rivolse a James. - Siamo pronti?

Lui sbuffò guardando il baule di Percy posarsi accanto a quella di Piper. Tirò fuori la bacchetta e pronunciò un'incantesimo: i bauli si trasfigurarono in trolley, in modo da essere facilmente trasportabili. Poi, con un altro movimento di bacchetta li fece sparire con un pop.