Capitolo 52

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Quando videro che il loro capo era stato distrutto, i mangiamorte fecero una ritirata disorganizzata. Percy osservò con soddisfazione gli auror riaversi dallo shock e cominciare ad ammanettarli. Dovevano pagare. Tutti.

Li guardò tornare all'interno della scuola, che aveva subito molti danni, alla luce dell'alba. Percy non si era reso conto del tempo che passava. Nel frattempo, con suo grande sollievo, Harry in qualche modo era riuscito a sopravvivere.

In quel momento se ne stava lì circondato dai suoi amici che lo abbracciavano e lo guardavano increduli che fosse riuscito a sopravvivere ancora una volta all'anatema che uccide. - Grazie, Percy - gli disse quando si fu ripreso abbastanza da camminare. - Per aver seguito il piano.

Percy non rispose. Si limitò a dargli una pacca sulla spalla e sorridere leggermente. - Meglio che torni dentro - convenne. Il pensiero della sua Piper si fece largo nella sua mente, dopo che per tutta la notte aveva cercato di pensare solo alla battaglia. Ora che poteva permettersi di rilassarsi, l'eccitazione per la nascita del bambino era tornata ad animarlo.

Lasciò Harry ai ragazzi e corse in infermeria col cuore in gola. Sperava che suo padre fosse sopravvissuto a quella maledetta ferita. Ora che la battaglia era finita, i feriti erano più numerosi dei letti a disposizione. Percy vide ragazzi, genitori e insegnanti giacere su delle barelle. Alcuni erano morti.

Il cuore di Percy si strinse. Non li conosceva tutti, ma scorse Lavanda Brown su una delle tante barelle. Vide anche Michael e non poté fare a meno di ringraziarlo per avergli salvato la vita. Cercò febbrilmente suo padre tra i morti, ma grazie al cielo non c'era.

- Percy! - si sentì chiamare. Si voltò e si trovò davanti Frank e Connor. - Ragazzi! - gridò Percy di rimando, andando ad abbracciarli. - Avete visto mio padre? É stato ferito e qui non lo vedo, non vorrei che...

La sua voce s'incrinò. I suoi amici però sorrisero e lo portaroni vicino ad una specie di tenda, da cui provenivano le urla di Piper, ancora in travaglio. Percy avrebbe voluto precipitarsi da lei, ma voleva prima controllare se sui padre stesse bene.

Perdere anche lui sarebbe stato terribile. Ma grazie al cielo lo trovò sveglio. Aveva una benda che gli passava intorno all'addome e in volto una smorfia di dolore, ma sembrava a posto. - Papà! - urlò Percy col cuore che batteva forte. Era vivo.

- Ehi, figliolo, mi avevi dato per morto? - Percy scosse la testa, ma non riusciva a parlare. Era così contento che fosse vivo. Piper gridò ancora, all'interno della tenda. James la indicò con un cenno della tenda. - É meglio che tu vada da lei, avrà bisogno di te. Io posso anche aspettare.

Percy lo ringraziò e col cuore in gola entrò nella tenda. Appena la vide, il cuore gli si riempì di sollievo. Stava respirando profondamente, una mano sul pancione e l'altra che stringeva quella di Allison. Madama Chips scrutava attenta tra le sue gambe.

- Piper - la chiamò. Lei si voltò e un piccolo sorrise le si aprì sulle labbra. - Percy, ce l'hai fatta! - esclamò contenta, ma poi genette di dolore e alcune lacrime le rigarono le guance. Percy si precipitò accanto a lei e le strinse una mano.

Lei gli stritolò le dita. Percy la guardò: aveva le guance rigate dalle lacrime e la fronte imperlata di sudore. Respirava profondamente, una smorfia di dolore in viso. Vide la paura nel suo sguardo. - Piccola, sono qui, okay? - la tranquillizzò scostandole i capelli dal viso. - Stai andando benissimo. Resisti.

Lei gridò di dolore e gli stritolò le dita, ma Percy restituì la stretta. Aveva bisogno di lui in quel momento. - Ecco, Piper - disse Madama Chips serissima. Guardò la ragazza negli occhi. - Sei completamente dilatata. É ora di cominciare a spingere.

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