Capitolo 34

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Percy aveva ripassato il piano più e più volte. Avrebbe dovuto sentirsi abbastanza sicuro di quello che faceva, ma la preoccupazione per la sua Piper annebbiava tutto il resto.

Si sentiva così in colpa per quel maledetto litigio. Non avrebbe dovuto farsi prendere dalla gelosia, quel giorno. Era stato uno stupido a pensare che a lei potesse piacere qualcun altro, abbastanza da lasciarlo di nuovo.

Percy sentì gli occhi pungere. Fu allora che si disse di smetterla e mettere la sua maschera. Non gli erano permessi sbagli né distrazioni. Se tutto fosse andato bene, lui e Piper sarebbero tornati a casa sani e salvi.

Nella suo travestimento da mangiamorte Percy percorreva un corridoio sotterraneo che avrebbe dovuto portare alle celle, dove avrebbe dovuto trovarsi Piper. Con il cappuccio sulla testa, Percy poteva passare tranquillamente per uno di loro.

Il corridoio era deserto, per il momento. Suo padre gli aveva raccomandato di tenere gli occhi aperti e un profilo basso, in modo che i mangiamorte non si accorgessero di lui. Delle torce illuminavano il lungo corridoio a intervalli abbastanza lunghi, perciò era in penombra.

Se nessuno l'avesse guardato in faccia, sarebbe passato tranquillamente per un mangiamorte. Stava per arrivare alle celle, quando qualcuno passò nel corridoio. Il suo cuore cominciò a battere a mille ma continuò a camminare spedito.

Il mangiamorte gli passò accanto senza neanche notarlo. Percy evitò di chiedersi cosa ci facesse lì sotto. Probabilmente andava a prendere dei prigionieri da torturare. I brividi percorsero la schiena di Percy: forse anche sua madre era stata torturata lì.
All'improvviso delle urla strazianti spezzarono il silenzio, facendo sobbalzare Percy. Il cuore del ragazzo batteva a mille dalla paura che avessero torturato Piper nei peggiori modi. Per un attimo ebbe paura che in quel momenti stessero torturando proprio lei, ma la voce era di una donna più grande.

Percy scosse la testa. Doveva concentrarsi sulla missione. Il piano era questo: trovare Piper, aprire la cella e farla fuggire dal retro, dove suo padre lo aspettava. Camminò più spedito e finalmente arrivò alle celle.

Guardò all'interno di ognuna di essere sperando di vedere Piper, sofferente ma viva, che aspettava di essere liberata. Ciò che vide lo sconvolse: c'erano donne, uomini, ma anche bambini. Percy inorridì: perché avevano dei bambini nelle segrete? Torturavano anche loro?

Percy incrociò lo sguardo di uno dei ragazzini. Era terrorizzato, glielo vedeva negli occhi. Avrebbe voluto liberarli tutti, ma lui era lì per Piper. Non avevano pianificato di portare via altre persone, ma guardando il viso di quel povero bambino...

No. Non poteva lasciarsi distrarre. Doveva attenersi al piano, altrimenti non avrebbe potuto salvare neanche Piper. Mentre cercava una cella, sentì delle voci provenire dal corridoio. Non riuscì a capire di cosa parlassero, ma questo lo incitò a sbrigarsi.

Finalmente sentì una voce familiare. - Ne arriva uno - era Harry. La voce proveniva da due celle più avanti. Percy si precipitò lì. - Harry, sono io - si sbrigò a dire. Harry si avvicinò alle sbarre e lo riconobbe. - Che ci fai qui?

Percy lanciò un'occhiata al corridoio. Le voci si avvicinavano. - Sono qui per Piper - parlò a bassa voce, in modo che nessun altro nel corridoio lo sentisse. - Sapete dove si trova?

Harry si fece da parte e la indicò. Il cuore di Percy fece una caduta che la fossa delle Marianne era niente. La sua ragazza era mezza svenuta. Non riusciva a vedere bene perchè la cella era buia, ma altre due ragazze, una bionda e l'altra castana, stavano cercando di aiutarla.

La rabbia gli montò dentro come un uragano. Non voleva immaginare cosa quei bastardi le avessero fatto. - Devo farvi uscire di qui - disse ad Harry, lanciando un'occhiata nervosa nel corridoio. - Ma il piano era di salvare solo Piper. Non posso farcela da solo se siete così tanti. Come siete messi? Siete feriti gravemente? Riuscite a camminare?

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