Capitolo 36

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Quando arrivarono all'ospedale, gli dissero che le stavano ancora facendo degli esami e che quindi doveva aspettare qualche minuto. Il ragazzo sospirò, ma accettò di buon grado la cosa e andò a sedersi insieme a suo padre.

Non vedeva l'ora di rivederla. Aveva passato l'ultima settimana a cercare di non pensare a cosa quel mostro le stesse facendo, a cercare di non incolparsi per quel maledetto litigio. E se le sue paure si fossero rivelate reali? Piper sarebbe riuscita a sopportare il suo tocco o il suo sguardo? L'avrebbe incolpato?

Scosse la testa, imponendosi di non pensarci. La sua Piper era al sicuro adesso e presto avrebbe potuto. Doveva solo aspettare qualche minuto. - Sono sicuro che lei sta bene - gli disse suo padre, sicuramente percependo la sua agitazione. - Sta tranquillo, sarà felicissima di vederti.

Percy volle crederci. Per ingannare il tempo si guardò un po' intorno. A qualche sedia da lui, c'era un ragazzino con un braccio ricoperto di pustole, con accanto una donna, sua madre probabilmente. Seduto sulle sedie alla parete opposta alla sua, un uomo di circa trent'anni era seduto accanto ad un ragazza con pancione che respirava profondamente. Aveva le contrazioni.

Infermieri andavano e venivano, portando pozioni curative, cartelle mediche, ricette... la sua Piper era lì da qualche parte e non vedeva l'ora di raggiungerla. Voleva scusarsi per aver dubitato del suo amore, per essere crollato, per non essere riuscito a proteggerla a dovere. Si sentiva un fallimento, ma almeno lei era al sicuro adesso.

Tirò fuori Vortice e se la rigiro tra le dita, il cuore che batteva forte. Aveva passato tutta la settimana a sognare quel momento. Gli avrebbe sorriso? Avrebbe pianto? Lo avrebbe abbracciato o baciato? Non vedeva l'ora di stringerla di nuovo tra le braccia.

Finalmente, dopo una decina di minuti, gli si avvicinò un'infermiera. - Percy Jackson? - gli chiese. - Il fidanzato di Piper McLean? - Lui alzò lo sguardo e annuì. Gli sorrise e lo incitò ad alzarsi con un gesto della mano. - Puoi vederla. Abbiamo effettuato tutti i test necessari.

Percy sorrise e il suo cuore cominciò a battere forte. - Grazie mille - la ringraziò, alzandosi subito. La seguì ansioso di rivedere finalmente la sua principessa. Lo condusse lungo il corridoio bianco, poi si fermò davanti ad una porta. - Come sta?

L'infermiera gli sorrise. - É un po' debole, ma sta bene - rispose. Percy si concesse un respiro di sollievo. Il suo cuore si scaldò dal sollievo. La sua principessa stava bene. Le lacrime gli bagnarono gli occhi, ma si fece forza. Ciò temeva era altro, però.

Decise di porre quella domanda, così avrebbe saputo come comportarsi. Esitò, la gola secca. - Avete trovato tracce di violenza sessuale? - domandò finalmente col cuore stretto in una morsa. - Se le avessero fatto questo... non me lo perdonerei mai.

L'infermiera scosse la testa e gli sorrise. Questo gli portò un buon presentimento. - No, non ne abbiamo trovate - rispose con tono allegro. Gli posò una mano sulla spalla. - Mi hanno raccontato che é stata rapita dai mangiamorte. E se tu sei il suo ragazzo, immagino che tu ti stia incolpando. Non devi, okay? Lei non ti incolpa di nulla.

Percy cercò di crederci. Si voltò verso la porta, il cuore a mille. Ringraziò l'infermiera e portò la mano alla maniglia. Fece un bel respiro e aprì finalmente la porta. Ed eccola lì, la sua bellissima principessa. Il suo cuore si riempì di gioia.

- Percy! - esclamò lei, con un fantastico sorriso. Lui non poté trattenere un sorriso e corse da lei, stringendola tra le braccia. Lei rise e gli allacciò le braccia al collo. Sentendola ridere, il cuore del ragazzo si scaldò. - Finalmente. Ti amo, tantissimo.

- Non sai quanto ti amo io, principessa - ribatté lui stringendola forte. Aveva avuto così paura di perderla. Si sentiva così in colpa per quel maledetto litigio, si sarebbe preso a pugni. - Mi dispiace così tanto. - sentì le lacrime bagnargli gli occhi. - Per quel litigio. Davvero, Pip, non avrei dovuto dubitare di te...

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