Capitolo 31

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Quando quella sera Percy andò a dormire, si buttò sul letto e sospirò. Era stata una giornata così pesante e lunga, senza la sua principessa. Aveva cercato il più possibile di non pensare a lei e a cose potesse star passando, in quell'inferno.

Suo padre gli aveva detto di aiutare Nico a fare i compiti. Lui era andato a parlare con i suoi amici auror per trovare un indizio su dove potesse essere. Percy ci aveva pensato a lungo. Probabilmente i mangiamorte che l'avevano presa l'avevano portata al loro quartier generale, da Voldemort.

Quindi doveva essere in Inghilterra. Ma era così semplice passare i confini magici internazionali? Lui aveva passato i confini come un normale babbano, ma i mangiamorte dovevano aver usato la smaterializzazione. Esisteva un sistema di confini magici tra gli Stati?

Percy scosse la testa, che gli scoppiava. Aveva cercato per tutto il giorno di scacciare i pensieri dalla mente, con l'unico risultato di pensarla ancora di più. Gli mancava così tanto. Se non avessero litigato, la sera prima, lei sarebbe stata lì tra le sue braccia, al sicuro.

Si sentiva uno schifo ma questo non l'avrebbe aiutata. Prese la sua foto dal comodino e la guardò: come al solito, é bellissima. I suoi adorabili occhi castani brillavano contenti e il suo sorriso brillava. "Quanto é bella la mia principessa" pensò Percy con un sorriso. "Come posso meritarti? Non sono stato in grado di proteggerti"

Il cuore gli fece male e lacrime gli bagnarono gli occhi, ma si fece forza e le ricacciò indietro. Fece un respiro profondo e mise a posto la foto. Era ora di andare a dormire e aveva la netta sensazione che non avrebbe avuto un sonno tranquillo.

Si mise a letto, spense la luce e chiuse gli occhi. Contrariamente a quanto si aspettava, cadde subito tra le braccia di Morfeo. "L'incubo cominciava come molti altri. Si trovava nella sala da pranzo di una villa e i mangiamorte erano seduti tutti attorno ad un tavolo.

Voldemort era seduto a capotavola, come sempre, e il suo serpente Nagini era raggomitolato lì accanto. Appena lo vide, Percy si sentì riempire il petto da una rabbia bruciante. Quel mostro gli aveva distrutto la vita e aveva preso la sua Piper, la persona che più amava al mondo.

Seduto alla destra di Voldemort, il padre di Draco, Lucius Malfoy, guardava l'uscita della stanza ansioso, come se stesse aspettando qualcosa d'importante. Arrivò un ragazzino, uno dei suoi scagnozzi, immaginò Percy e chinò il capo. - La prigioniera si é svegliata, mio signore.

Si era rivolto a Lucius, che annuì e lo mandò via. Il biondo sorrise a Voldemort. - Mio signore, siamo riusciti a rapire Piper McLean, l'amata fidanzata di Percy Jackson - lo informò soddisfatto. - Vuole che la faccia portare qui?

Percy digrignò i denti e la rabbia crebbe ancora. Se non si fosse trovato in un sogno, avrebbe già scatenato una tempesta. Voldemort sorrise soddisfatto e annuì. - Ottimo lavoro - si congratulò. - Ora abbiamo un ostaggio. Percy Jackson verrà qui a salvarla e noi lo cattureremo. Portatela qui, voglio divertirmi un po' con lei.

Percy sentì il cuore scoppiare, ma la scena cambiò. Si trovava sempre nello stesso posto, ma ora due uomini stavano tenendo Piper per le braccia. Quando la lasciarono, Piper cadde a terra. Il suo viso aveva una smorfia di dolore. Doveva essere ferita da qualche parte, forse alla gamba.

Il cuore di Percy andò a fuoco e le lacrime gli bagnarono gli occhi, ma continuò a guardare. La sua principessa teneva la testa alta, la rabbia che le brillava nello sguardo. Aveva paura, Percy lo vedeva, ma era brava a nasconderlo. Voldemort era divertito. - Come sta il tuo ragazzo? Lo vedrai presto, tranquilla. Lo troverò e lo distruggerò.

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