Capitolo 33

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La mattina dopo, Percy si risvegliò da solo nel suo letto. Stringeva ancora la foto della sua Piper tra le braccia, ma suo padre non c'era. In un certo senso ne era contento: non sapeva molto bene come comportarsi ora che gli aveva raccontato tutto.

Guardò la foto della sua principessa. Sarebbe stata fiera di lui, pensò. Aveva trovato il coraggio di raccontare tutto a suo padre e ora si sentiva meglio. Certo, i suoi incubi erano ancora vividi e senza Piper si sentiva perso, ma almeno sapeva che suo padre era fiero di lui nonostante tutto.

Accarezzò il viso della sua principessa, il cuore che faceva male. Erano passati ormai quattro giorni da quando era stata rapita. Non voleva immaginare cosa Voldemort le stesse facendo. Nei giorni precedenti, suo padre e i suoi colleghi avevano interrogato ogni mangiamorte che erano riusciti a trovare per sapere dove si trovasse il quartier generale di Voldemort.

Percy aveva qualche idea e gli incubi gli stavano fornendo una descrizione della stanza il cui avvenivano le torture. Percy rabbrividì ricordando le urla strazianti della sua Piper sotto i cruciatus. Ogni volta che si svegliava da uno di quegli incubi si sentiva inutile e un fallimento, perché non poteva impedire a quel mostro di farle del male.

Scosse la testa, cercando di non pensarci. Era già abbastanza orribile pensarla lì con quel mostro, figuriamoci risentire le sue urla riecheggiare nelle sue orecchie fino al suo cuore, che già era sul punto di scoppiare. Era diventato irascibile, iperteso, scattava per nulla. Dovevano trovarla e salvarla al più presto, altrimenti avrebbe perso la testa.

Decise di alzarsi e andare a fare la doccia: doveva prepararsi per andare a lavoro. L'acqua calda gli calmò un po' i nervi, così quando scese in cucina era pronto per affrontare la giornata. Chiese a Allison di andare a svegliare Nico mentre lui preparava la colazione.

La mattina la mattina ancora sperava di rivederla lì davanti ai fornelli a smanettare con le pentole. Sperava ancora di poterla abbracciare da dietro come ogni mattina e sentirla abbandonarsi a lui, il suo profumo fantastico nelle narici.

Le lacrime gli bagnarono gli occhi, così scosse la testa e le ricacciò indietro. Non doveva pensarci. Avrebbe presto riavuto la sua principessa sana e salva. Avrebbe potuto di nuovo stringerla tra le braccia e averla tutta per lui. Presto, promise a sé stesso.

- Buongiorno - la voce di Nico lo distolse dai suoi pensieri. Si voltò verso di lui e gli rivolse un sorriso, che per una volta non era finto. Voleva così bene a quel bambino ed era davvero una buona distrazione dai suoi problemi. - Dormito bene?

Il bambino annuì e si sedette su una sedia. Rimase in silenzio per qualche secondo, poi sembrò decidersi a parlare. - Quando torna Piper? - domandò con voce triste. - Perché non torna?

Percy sentì una fitta al cuore, le lacrime che gli bagnavano gli occhi. Cercò di far finta di nulla, certo che Allison lo avrebbe guardato. - Nico - la sentì dire con voce gentile. Si voltò verso di lei e la vide seduta accanto al bambino. - Piper tornerà presto, okay?  Non avere paura. Lei sarà di nuovo qui con noi molto presto, vedrai.

All'ultima frase, lanciò un'occhiata a Percy, che abbassò lo sguardo. Era orribile non averla accanto. La mattina ancora si svegliava sperando di trovarla tra le sue braccia. Il suo cuore era talmente in tenzione, tirato da una parte all'altra, che aveva paura che alla fine si sarebbe strappato.

Allison si avvicinò a lui, aiutandolo a mettere i piatti sul tavolo. - Percy - gli disse, guardandolo seria. - Quello che ho detto a Nico vale anche per te. - gli posò una mano sulla sua. - Piper tornerà a casa. So che stai impazzendo, Percy, ti si legge in faccia, ma devi tenere duro. Nico é ansioso anche perché vede te. Devi essere forte.

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