Maya va nel suo ufficio portandosi dietro una bottiglia d'acqua .
Le sue giornate sono abbastanza ripetitive : corre dalle 6 alle 7 , poi va in palestra a SoMA e controlla che sia tutto ok.
Verifica come vanno iscrizione ed abbonamenti, controlla le pianificazioni dei corsi e si occupa delle assunzioni dei nuovi coach. La palestra di SoMA è suo il quartier generale, la prima che ha aperto 5 anni prima e dove passa la maggior parte del tempo. Né è seguita un'altra a Haight-Ashbury, e poi la terza a North Beach. Adesso si sta accingendo ad aprire la quarta nel Financial District.
Durante la settimana passa sempre in tutte, per verificare che gli allenatori siano in bolla, che i locali siano puliti e accoglienti e tutti facciano il loro dovere, ma ultimamente ha cominciato a demandare.
C'è troppa carne al fuoco.
L'accesso è regolamentato da badge prepagati e la ragazza all'ingresso di fatto si occupa solo di assistere i clienti meno telematici o risolvere impicci di poco conto, per il resto vuole mettere un responsabile, una sorta di suo alter ego in tutte, tranne a SoMa dove visti gli orari è necessario fare due turni. E' certa che Vinny e Gina siano le persone giuste, lavorano insieme da 5 anni e sa che sono affidabili e competenti.
Con i soldi dell'ultimo colpo ha abbondante liquidità e le palestre sono un'ottima modo per riciclare soldi sporchi, non che i suoi lo siano, sia chiaro. Ma preferisce non correre rischi.
Utilizzando i soldi delle sue attività illecite per le palestre , quelli che ne escono come profitti sono assolutamente immacolati. Ha messo in giro la voce che i fondi provengano dalla sua ricca famiglia residente in Europa, così che nessuno si faccia strane domande su come una giovane donna possa godere di simili entrate e una così illimitata libertà d'azione.
Dopo tutto i suoi defunti genitori non potranno certo smentirla.
Cerca di immergersi nelle scartoffie ma non è concentrata. Sono passati 3 mesi dall'ultimo colpo e comincia ad annoiarsi della solita routine, la sua mente ha bisogno di concentrarsi su un novo piano, su un nuovo progetto, guarda il pc... le basterebbe un attimo per collegarsi alla sua casella di posta criptata e vedere se c'è qualche offerta di lavoro interessante. Resiste.
Prende un'altra bottiglia d'acqua e annega i suoi pensieri illegali.
Si è data un limite. Non più di un colpo all'anno, due se proprio sono proposte estremamente interessanti.
Non ne ha bisogno, non più.
Tutto è cominciato per pura e autentica necessità: i borseggi, le piccole ruberie a scuola. Non aveva nulla. Lo faceva per sopravvivere.
Si era soprannominata Robin , rubava ai ricchi per dare ai poveri. Se stessa, nello specifico.
All'inizio aveva cominciato spinta da suo padre, lei non ci avrebbe mai pensato , ma lui l'aveva convinta che era la cosa giusta da fare per lui e sua madre, per la famiglia. L'accompagnava nei negozi e creava una distrazione, nessuno guardava mai una bambina che si riempiva le tasche e le poche volte che era capitato fosse stata presa, era appunto solo una bambina. L'avevano lasciata andare.
Ma che imbarazzo.
Che vergogna. Gli occhi puntati addosso, le giustificazioni miserrime di suo padre che sbandierava ai quattro venti la loro indigenza quasi come un vanto. Quando aveva capito che sarebbe diventata una prassi abituale nella sua vita, aveva cercato d'apprendere ogni astuzia, ogni abilità che suo padre era stato in grado di trasmetterle per non essere presa, per non subire quell'umiliazione mai più . Non che ci fosse voluto tanto.
Suo padre era un uomo poco dotato.
Era stato capace d'insegnarle soltanto i rudimenti, i fondamentali, che lei aveva appreso rapidamente e con facilità. Ma le finezze: la leggerezza, la sagacia, l'accuratezza del gesto, l'aveva appresa solo successivamente, dal suo mentore: Bob.
Bob era comparso una sera dal nulla, quando ormai il suo destino era irrimediabilmente segnato.
Sua madre era morta, suo padre in prigione, e lei viveva in una casa famiglia senza alcuna aspettativa se non quella di arrivare a fine giornata e rubacchiare in giro quello che non si poteva permettere. trucchi, vestiti, iphone, borsellini quando le servivano contanti. Non le mancava nulla, era contenta così.
Fino al giorno in cui aveva cercato di sottratte il portafoglio ad un anziano passante, elegante e raffinato, che le aveva afferrato il polso con sorprendente agilità. E non aveva mollato la presa.
Bob le aveva fatto scoprire le sue enormi potenzialità.
Lui l'aveva costretta a guardare oltre e vedere che c'era un mondo immenso e sconfinato là fuori e che anche lei avrebbe potuto farne parte perché incredibilmente, al contrario di quello che tutti pensavano, aveva un dono.
Un dono che andava affinato certo, andava perfezionato, andava cesellato, ma c'era. Era lì, a portata di mano, bisognava solo far emergere il suo incredibile potenziale. La sua freddezza, la sua razionalità, assieme all'abilità gestuale che aveva sviluppato fin da bambina faceva di lei una perla rara.
E lui, ladro di professione, era stato l'unico in grado di individuarla, tirarla fuori dalla sua ostrica ed apprezzarla.
Nessuno le aveva mai detto nulla del genere, ma Bob non solo glielo aveva detto, era riuscito a farglielo credere. Davvero. E aveva ottenuto da lei abnegazione totale. Maya aveva solo 12 anni: era sola, ignorante, povera e senza obbiettivi.
Bob l'aveva plasmata: rendendola colta, determinata, affascinante , sicura di sè ed ambiziosa.
In cambio, qualche anno dopo, aveva voluto il suo tornaconto ovviamente, ma lei sapeva che dandoglielo, lui l'avrebbe resa libera. Dopo tutto le era sembrato uno scambio equo: nessuno le aveva mai dato nulla gratis e lei non aveva niente se non il suo corpo con cui ripagarlo. L'aveva usato.
Quando Bob dieci anni dopo era morto, non aveva più bisogno di lui.
Aveva imparato tutto quello che poteva insegnarle e a modo suo, l'aveva fatta sentire amata . Sicuramente molto più di quanto l'avesse amata suo padre, sempre dentro e fuori di prigione o sua madre, irrimediabilmente persa nei fumi dell'alcool o delle droghe.
Grazie a lui era istruita, era affascinante, era indipendente e aveva un futuro: nel crimine ok, sicuramente un campo non troppo rispettabile, ma dopo tutto era la figlia di due derelitti della società, chi poteva aspettarsi entrasse tra i privilegiati dalla porta principale? Ci si sarebbe intrufolata passando dal tetto, o da una finestra chiusa male, o arrampicandosi su per una grondaia.
Come diceva sempre Bob non conta da dove parti ma dove arrivi. Non ci sono limiti.
E lei aveva imparato la lezione.
Ha grandi ambizioni per il futuro.
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ChickLitJames Hutton. Vivi l'attimo, spingiti oltre i limiti, premi sull'acceleratore. E non guardarti mai indietro. Maya Lane. Pianifica la strategia, valuta i rischi con attenzione , raggiungi il tuo obbiettivo. E vai per la tua strada, senza ripensamenti...