CAPITOLO 28

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Ci vollero tre giorni per tornare a Londra e Thomas sfrutto' il tempo a disposizione per raccontare agli amici quanto accaduto. Concordarono con lui quando affermò di doversi prendere le sue responsabilità nei confronti di Elisa e sposarla al più presto. La complicità che li legava permise loro di mettere a punto un piano che avrebbe incastrato la futura sposa recalcitrante. 

Evitarono accuratamente di sostare nelle locande di posta scelte dalla compagine Stafford onde evitare di essere scoperti a seguirli.

Una volta giunti in città piazzarono un uomo a piantonare Stafford House, doveva riferire ogni movimento sospetto che avvenisse fuori e dentro la casa, in modo che fossero sempre informati sui preparativi in corso per la partenza. 

Nel mentre, si accinsero a predisporre una carrozza robusta con un tiro a quattro cavalli e caricarono le armi nascondendole sotto le sedute, perché capitava spesso che, viaggiatori inconsapevoli, venissero attaccati da bande di briganti, i quali depredavano i malcapitati causandone a volte anche la morte. 

A loro non sarebbe accaduto. 

L'accademia militare li aveva forgiati nel corpo e nell'arte della guerra, ma una volta usciti da lì non si erano arresi, avevano continuato a mantenersi in allenamento cimentandosi nei combattimenti corpo a corpo e con la spada, e l'aspetto fisico ne aveva tratto beneficio non difettando di tonicità e prestanza. 

Quando fu tutto pronto attesero…

Quattro giorni dopo, arrivo' il segnale che aspettavano. 

La combriccola, composta da Lord e Lady Stafford, Elisa e una cameriera, era pronta e la partenza era prevista per  la mattina successiva. 

Thomas era riuscito ad ottenere l'indirizzo di Caroline, nel caso avessero perso le loro tracce lungo la strada. 

Elisa era vissuta in uno stato d'ansia fin dalla partenza da Chewton, aveva timore che Thomas la seguisse e raccontasse a Milord, della tresca che avevano avuto e delle possibili conseguenze. 

Non si rammaricava di essersi concessa, donando all'unico uomo che avesse mai amato, la sua innocenza. Lo avrebbe rifatto di nuovo e poi ancora, pur di provare quel senso di beatitudine che, solo stando tra le sue braccia, era folle e meraviglioso al tempo stesso.

Lo amava ancora, di questo era certa, perché ogni volta che pensava a Thomas, ai suoi baci, alle sue carezze audaci, il cuore pompava in modo forsennato, e il desiderio di rivederlo si faceva impellente. 

Ma lui si era eclissato, probabilmente l'ammonimento di milord era penetrato nella corazza di testardaggine e arroganza della quale Thomas si faceva scudo. 

Due giorni prima della partenza Elisa cominciò ad avere delle nausee. Non si preoccupo' più di tanto, le attribui' allo stato di totale apprensione nel quale versava; non mangiava abbastanza e dormiva ancora meno, il fisico probabilmente aveva cominciato a ribellarsi, pensò cercando di autoconvincersi. 

La mattina della partenza il cielo era terso e la temperatura mite, tipica del mese di maggio. 

L'umore di Elsia era migliorato nelle ultime ore, Waldegrave non si era visto, la nausea era scomparsa e la compagnia piacevole di milord e Sarah, la indussero a pensare che il viaggio cominciava sotto i migliori auspici. 

Percorsero molte miglia, facendo brevi soste soltanto per sgranchire le gambe e per espletare i bisogni corporali.

Lord Stafford aveva stimato che sarebbero occorsi, salvo inconvenienti, almeno sette giorni per giungere a destinazione. 

La prima locanda che li accolse, al tramonto, non aveva nulla di pretenzioso, ma era pulita. 

Il proprietario si profuse in discorsi pieni di elogi verso milord, dicendosi onorato di ospitare nobili di tale lignaggio per la seconda volta in quella giornata. 

Non dettero peso alle dicerie estenuanti del locandiere e si diressero verso le stanze loro assegnate. 

Consumarono un pasto veloce ognuno per conto proprio, troppo stanchi per recarsi nella sala comune. 

La mattina successiva partirono di buon'ora e non notarono un'altra carrozza fuori, nel piazzale. 

Fu al terzo giorno di viaggio che successe un evento che cambiò il destino di molti degli interessati. 

La carrozza procedeva lenta, a causa della strada dissestata che stavano percorrendo. 

Lord Stafford e Miss Willoby, la cameriera, sonnecchiavano, mentre Elisa e Sarah erano immerse nella lettura. 

Ad un tratto il cocchiere lanciò un urlo terrificante e la carrozza si arresto'. 

"Ma che diamine…" Milord si svegliò di soprassalto. 

"Cosa sta succedendo…Carrington perché siamo fermi?" gridò alla volta del cocchiere. 

Non ci fu alcuna risposta. 

Lui guardo' cauto le signore presenti. 

"Vado a vedere cosa succede…non scendete assolutamente dalla carrozza". 

Miss Willoby cominciò a pregare piagnucolando mentre le altre due si stringevano sul sedile a cercare l'una la protezione dell'altra. 

"Padre….state attento…" disse Sarah con voce tremante. 

"Si milord…vi prego…" Elisa scambio' uno sguardo d'intesa con il conte prima che lui scendesse.

Per diversi minuti non udirono alcunché, poi delle voci concitate le costrinsero a sbirciare attraverso i finestrini della carrozza per cercare di capire cosa stesse accadendo, ma non videro nessuno.

All'improvviso uno sparo squarcio' l'aria spaventando i cavalli che nitrendo, partirono al galoppo trascinandosi dietro una carrozza senza conducente. 

Elisa prese Sarah per un braccio e la costrinse a sdraiarsi sul fondo. La ragazza era sotto shock e non oppose resistenza, poi rivolse l'attenzione alla cameriera, ma si accorse che era svenuta, sicuramente per lo spavento, e giaceva coricata di fianco con la testa poggiata sul sedile. 

Si sdraio' accanto a Sarah e le mise un braccio sulle spalle, quasi a proteggerla. 

"Elisa.." urlò la ragazza cercando di farsi udire nel frastuono e piangendo disperata. 

"Che fine ha fatto mio padre?". 

"Non lo so…. Io…" non terminò la risposta perché la carrozza si capovolse… e poi più nulla. 

MIO UNICO AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora